Francesco da Assisi

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Francesco da Assisi

Francesco da Assisi era nativo di Assisi nel 1182 (morì nel 1226), figlio di un mercante. In seguito a una profonda crisi religiosa nel 1204 rinunciò a ogni bene e dopo qualche anno di vita solitaria iniziò con alcuni seguaci un fervido apostolato. Elaborò due regole dell'ordine da lui fondato: la prima fu approvata da Innocenzo III (1210), la seconda da Onorio III (1223). Intorno alla figura e alla predicazione di Francesco crebbe ben presto una letteratura leggendaria percorsa da fermenti di religiosità democratica (come i "Fioretti di san Francesco", o il canto XI del "Paradiso" di Alighieri). Di Francesco restano alcuni scritti in latino (Prima Regola, Seconda Regola, Testamento, 28 ammonizioni ecc.). La sua opera più importante è il Cantico composto, secondo la leggenda, due anni prima della morte. Il "Cantico" ha avuto assegnati diversi titoli di riferimento: Cantico delle creature, Canticus creaturarum, Laudes creaturarum, Cantico di frate Sole. Scritto in volgare umbro, è tra i più antichi monumenti della produzione italica in lingua locale post-latina. In prosa ritmica assonanzata, celebra le lodi del creatore attraverso l'esaltazione delle sue creature: l'acqua, il fuoco ecc. fino alla morte stessa. Riportiamo il testo:
«Altissimu, onnipotente, bon Signore, | tue so' le laude, la gloria e l'onore et onne benedictione. | Ad te solo, Altissimo, se konfà no | et nullu homo è ne dìgnu Te mentovare. || Laudato sie, mi Signore, cum tucte le tue creature, | spetialmente messòr lo frate sole, | lo quale jòrna, et allumini per lui; | et ellu èbellu e radià ante cum grande splendore; | de Te, Altissimo, porta significatione. || Laudato si', mi Signore, per sora luna e le stelle; | in celu l'hai formate clarì te et pretiose et belle. || Laudato si', mi Signore, per frate vento, | et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, | per lo quale a le tue creature dai sustentamento. || Laudato si', mi Signore, per sor'acqua, | la quale è molto utile et hù mele et pretiosa et casta. || Laudato si', mi Signore, per fratu focu, | per lo quale ennallù mini la nocte, | et ello è bellu et jocundo et robustoso et forte. || Laudato si', mi Signore, per sora nostra madre terra, | la quale ne sostenta e governa, | e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba. || Laudato si', mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore, | e sostengo infirmitate e tribulazione. | Beati quilli ke 'l sosterranno in pace, | ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. || Laudato si', mi Signore, per sora nostra morte corporale, | da la quale nullu homo vivente po skappare. | Guai a quilli ke morranno ne le peccata mortali; | beati quilli ke se troverà ne le tue sanctissime voluntati; | ka la morte seconda nol farrà male. || Laudate et benedicete mi Signore et rengraziate, | et serviteli cum grande humilitate. Amen»

[Altissimo, onnipotente, buon Signore, | tue sono le lodi, la gloria e l'onore e ogni benedizione. | A te solo, Altissimo, si confanno | e nessun uomo è degno di ricordarti. || Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature, | specialmente messèr fratello sole, | il quale diffonde la luce del sole, e tu ci illumini per mezzo suo, | e lui è bello, raggiante con gran splendore; | di te, Altissimo, reca il significato. || Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle; | le hai formate in cielo chiare e preziose e belle. || Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, | e per ogni movimento del vento, per il nuvolo, il sereno e ogni tempo | per il quale alle tue creature dà i sostegno. || Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, | che è molto utile, umile, preziosa e casta. || Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, | per il quale illumini la notte, | ed egli è bello, giocoso, robusto e forte. || Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, | la quale ci sostenta e governa, | e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba. || Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano grazie al tuo amore, | e sostengono malattie e guai. | Beati quelli che sopporterranno in pace, | che da te, Altissimo, saranno ricompensati. || Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale, | dalla quale nessun uomo che viva può scappare. | Guai a quelli che morranno in peccato mortale; | beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà; | che la seconda morte non gli farà male. || Lodate e bedicete il mio Signore e ringraziate, | e servitelo con grande umiltà. Amen]

Verso la figura culturale e ideologica di Francesco si è da sempre indirizzata l'attenzione non solo degli studiosi. La predicazione di Francesco ebbe un carattere eversivo già all'epoca, tanto che l'ortodossia cattolica dovette intervenire per controllare e gestire il movimento francescano. La spaccatura drammatica, avvenuta dopo la morte di Francesco tra "spirituali" e "conventuali" fu il segno di una lotta ideologica profonda esistente all'interno della religiosità cristiana europea. Una lotta ideologica non solo riguardante il diverso modo di vivere la religiosità; nel 1239 è la scomunica di Frate Elia, già potente ministro generale dell'ordine, per i suoi collegamenti con l'imperatore Federico II in lotta con il papato. La vittoria dei conventuali e delle gerarchie cattoliche significarono l'assimilazione del movimento all'interno della gerarchia: i francescani da allora fecero parte delle truppe fedeli alla gerarchia. Una assimilazione che procedette anche attraverso la normalizzazione delle idee e delle leggende agiografiche fiorite attorno alla figura di Francesco. Una normalizzazione che significò bruciare e eliminare (materialmente, stracciando pagine dai manoscritti e dai codici) tutte le tracce del francescanesimo non ortodosso o almeno non ritenuto tale. In quest'opera ebbe particolare importanza Bonaventura da Bagnoregio, professore di teologia a Paris e chiamato a dirigere l'ordine dei frati minori, che nel 1263 produsse il corpus agiografico di riferimento ufficiale riguardante Francesco, la "Legenda maior". Nel 1266 il capitolo generale dell'ordine riunito sotto la presidenza di Bonaventura, ordinò la distruzione non solo nelle biblioteche francescane ma anche in quelle degli altri ordini, di tutti i testi agiografici precedenti. Non si trattava solo di un intervento restauratore all'ubbidienza della gerarchia, contro i pauperisti; preoccupazione di Bonaventura era anche quella si salvare l'esistenza dell'ordine da coloro che, all'interno della chiesa cattolica, e in particolare proprio da Paris, volevano direttamente la soppressione dell'ordine. Bonaventura si servì delle precedenti leggende francescane per riproporre, attraverso silenzi e manipolazioni, una biografia del santo assisiate che fosse collocata all'interno del quadro teologico ammesso dalle gerarchie. Così la figura di Francesco viene assimilata a quella di Cristo, con relativo "miracolo delle stimmate" (che non risulta Francesco abbia mai esibito come tali); viene sottolineata l'eccezionalità, e la non imitabilità, della sua predicazione. Vengono posti sotto silenzio altri particolari. Francesco aveva predicato realmente agli uccelli, ma troviamo ad esempio in una cronaca monastica inglese un intento polemico che viene invece taciuto dalla devozione ufficiale dei francescani: in quella cronaca si parla di Francesco a Roma che, inascoltato dal popolo e dal clero, predica agli uccelli da preda in una discarica alla periferia della città. Ancora, Francesco non era mai stato consacrato sacerdote, e ciò metteva in imbarazzo l'ordine divenuto il più numeroso ordine di religiosi predicatori dell'occidente. La revisione permise la sopravvivenza dell'ordine, al prezzo della repressione, anche fisica, dei 'radicali'.
Le idee francescane influirono potentemente sugli intellettuali di area cristiana tra il XIII e il XV secolo. Il pensiero francescano si sviluppò attraverso Roberto Grossatesta, Alessandro di Hales, fino a Guglielmo di Ockham, Raimondo Lullo, Ruggero Bacon, Pietro di Giovanni Olivi, Pietro di Candia (morto nel 1410, fu tra gli anti-papa con il nome di Alessandro V).
Contesto storico



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