Caratteristiche del cinema di Eric Rohmer

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Caratteristiche del cinema di Eric Rohmer

Fonte: Wikipedia Italia (http://it.wikipedia.org/wiki/Eric_Rohmer), 12 gennaio 2010.

Una delle caratteristiche peculiari del cinema di Rohmer è l'utilizzo limitato della colonna sonora, in vista di un realismo privo di caratteri extradiegetici, con il solo accompagnamento di rumori e suoni naturali o urbani (ripresi doverosamente in presa diretta). Fa eccezione il film Il raggio verde, con un motivo composto in parte dallo stesso regista e alcune scene di feste accompagnate da pezzi ballabili anni ottanta.

Rohmer è stato un precursore del concetto di ciclo filmico a tema (Sei racconti morali, Commedie e Proverbi, Racconti delle quattro stagioni), cui diede i contorni autoriali molti anni prima di Krzysztof Kieślowski (Decalogo, Tre colori). La serie di Commedie e proverbi prende spunto da detti di saggezza popolare, a volte opportunamente riscritti e ampiati dallo stessa regista, oppure da frasi di scrittori illustri, riportate all'inizio del film.

In quasi tutte le opere del ciclo dei Sei racconti morali, l'autore usa la tecnica della voce narrante fuori campo coincidente con i pensieri del protagonista, tecnica utilizzata da altri registi francesi come Bresson e Truffaut. Il suo sguardo antropologico indaga la natura dei personaggi senza lasciare un univoco commento critico, senza giudicare in modo esplicito, e quasi sempre l'obiettivo della sua ricerca è esplorare il mondo degli incontri sentimentali, del desiderio, dei compromessi morali e degli equivoci fraintendimenti amorosi. Ricerca che compie sempre lasciandosi fuori da qualsiasi commozione o partecipazione emotiva smaccata, senza cedere alla logica del pathos da scena madre (per quanto i momenti chiave dei film siano riconoscibili).

Nei suoi film la componente erotica è sibillina, sempre suggerita più che mostrata (a parte alcune scene di nudo femminile, ne L'amore e il pomeriggio o sensuali dettagli anatomici, come la gamba e il seno ne Gli amori di Astrea e Celadon o la frivola nudità estiva in Racconto d'inverno), ma è la forza conturbante che rende l'atmosfera perversa pur nelle situazioni più banali, senza essere mai banalmente perversa. L'erotismo è soprattutto sperato, sfiorato nei gesti, accarezzato dalla cinepresa, ma mai accentuato da scene di sesso esplicito o volgarizzazioni dell'eros. Il suo equilibrio nasce dalla banalità delle situazioni iniziali, spesso incontri occasionali fra giovani studenti o trentenni, che si trovano a scegliere tra amicizie e tra differenti amanti (non rari dilemmi a tre). Ma la vera forza sta nella direzione degli attori, semplici, sobri, mai appariscenti, fragili e talvolta talmente infantili da sembrare insignificanti: le situazioni che si intrecciano intorno a loro e che spesso non riescono a governare innestano dialoghi d'una delicatezza e insieme d'una profondità unici. La sua leggerezza nello sguardo è il motivo della profondità del suo cinema.

Nei suoi film le donne non sono mai le voci narranti, prerogativa affidata a personaggi maschili, ma sono le protagoniste il fulcro e l'elemento scatenante l'azione (o meglio, l'incontro o la conversazione): sono più interessanti e complesse, più sottili e meglio controllate, a volte più furbe, manipolatrici, e dotate di spirito di iniziativa. Hanno precise idee sull'amore, sulla coppia, sul matrimonio, ma nell'enunciare la loro etica (e nella difficoltà pratica di rispettarla) spesso tradiscono una profonda immaturità e superficialità. I maschi spesso sono studenti vitelloni sofferenti di timidezza e scarsa autostima, oppure adulti che faticano a controllare le proprie tentazioni, o che non sanno gestire una situazione sentimentale. Viceversa, talvolta si rivelano playboy senza scrupoli.

Una menzione particolare spetta al personaggio dell'intellettuale nei suoi film. Che esso sia nevrotico, mondano e snob oppure colto, timido e introverso, è sempre destinato a rincorrere una donna che ama sinceramente, ma dalla quale non è ricambiato. Il suo ruolo si risolve sempre nel "comprimario" che tenta con artifici spesso sleali di screditare altri corteggiatori o amanti della donna desiderata per convincerla che egli è la miglior scelta. Finisce per essere ridimensionato al rango di confidente, accontentandosi di essere «una persona piacevole, interessante ma non attraente». È il caso ad esempio dello scrittore di Le notti di luna piena, del bibliotecario di Racconto d'inverno e del professore di filosofia di La mia notte con Maud. In quest'ultima opera, in particolare, il professore marxista attua la strategia masochistica di presentare un amico alla propria amante per far sì che lei lo tradisca e per trovare così un motivo per detestarla. Lei infatti, pur stimandolo, non è affatto innamorata quanto lui, e si è abbandonata in passato ad un rapporto sessuale quasi per noia.

Il ritmo è lento, asincopato, lasco ma non prolisso, naturale; le riprese lunghe non vengono frammentate nel montaggio, che dà ai film un senso realistico dei tempi. Il suo cinema è soprattutto parlato, ma non teatraleggiante; è privo di una vera azione ed è densissimo di dialoghi, ma non soffre della gravità dei temi e dell'austerità della situazione della produzione di Ingmar Bergman. Tutto punta ad essere leggero nel significato più alto della parola: grazia del tocco, malignità nel banale, tentazione e desiderio in un contesto di calma apatica e sorniona, sottigliezza nell'indagine dei rapporti tra i giovani, uno sguardo da etologo sorridente.

Gli scenari sono solitamente quelli dei quartieri parigini e delle città, ma anche la provincia francese delle viticulture, la costa normanna e le spiagge del sud. Rohmer, da veterano della Nouvelle Vague, ama girare le sue scene per strada, nelle spiagge, nei parchi, almeno quanto negli interni e nei mezzi pubblici, disponendo di una troupe eccezionalmente leggera, che gli permette di mantenere intatto un certo realismo. Nella sua filmografia vi è anche spazio per ambientazioni storiche: la rivoluzione francese, il tardo settecento neoclassico di Heinrich von Kleist, il poema cavalleresco altomedievale di Chrétien de Troyes, l'ambiente bucolico-mitologico.

La scenografia è sempre curata dallo stesso regista, che è insieme scenografo e costumista, e mira a identificare ogni film con una trama cromatica di 2-3 colori fondamentali ricorrenti per tutta la pellicola, coerenti (e implicitamente partecipi) con l'umore delle scene stesse. Tutto è calcolato per dare una precisa suggestione, persino la scelta degli abiti e dei quadri che arredato gli interni. Ne Le notti della luna piena ha contribuito alla scenografia e ai costumi l'attrice protagonista Pascale Ogier.

Le riflessione colte, cerebrali, astratte nelle quali si rifugiano a conversare alcuni dei suoi personaggi più intellettuali, è sempre equilibrato dalla puntualità, precisione e concretezza contestuale con cui si descrive il loro particolare ambiente: i personaggi, dai più sempliciotti e cinici a quelli più complessi e colti, sono ripresi nella banalità dei propri ambienti di lavoro (poste, viticultura, salone da parrucchiera, biblioteca), nella casualità dei mezzi pubblici, nella tranquillità di una passeggiata (per strada, al parco, in spiaggia, al bar), nell'intimità di una serata a teatro o di un raccoglimento in chiesa. È la poesia della banalità. Forse Rohmer vuole suggerirci che l'amore per una persona (reale) o per un personaggio scintilla solo se esso viene identificato nella quotidianità delle sue azioni e nella fresca semplicità del suo mestiere di vivere. Per questo viene sempre puntualizzato in quale città francese o quartiere parigino essi si trovino, a volte innestando brevissimi documentari "cine-turistici" sulla cittadina in cui essi si muovono.

Sono frequenti i riferimenti colti dalla cultura letteraria e filosofica, a volte argomento stesso di discussione tra i personaggi: si parla di filosofia ad esempio ne La mia notte con Maud, Racconto di primavera e Racconto d'inverno, e ricorre in ben tre delle sue opere (La mia notte con Maud, Racconto d'inverno e un lavoro teatrale) la tematica della scommessa di Pascal. Tutti i racconti morali sono comunque rintracciabili all'interno di una precisa struttura morale-filosofica.

Una curiosa particolarità delle sue storie è la loro relazione stretta con fenomeni naturali eccezionali, che talvolta sono fulcro delle azioni, tavolta inducono i personaggi alla riflessione. Esempi evidenti sono dati dal fenomeno ottico (narrato da Victor Hugo) del raggio verde nell'omonimo film, oppure la superstizione legata alla luna piena de Le notti della luna piena o infine l'ora blu dell'episodio da Reinette e Mirabelle. Sono rivelazione metafisica, profezia da interpretare liberamente dai personaggi, segni evidenti di un'interazione tra la natura fisica e il destino umano. Si può leggere questo gusto di Rohmer come una trasposizione delle sue idee sul mondo, lui, ambientalista cattolico che vive riservato al riparo da fama e tecnologia.

Il suo genere, se di genere e non di stile si può parlare, è quello della commedia da sorriso, una sorta di saggia ma ilare rappresentazione delle inquietudini insinuate nel quotidiano, condite di un umorismo sotto le righe dotato di grande grazia. Il suo è un sorriso paterno e interessato, mai paternalistico, mai polemico, mai irriverente.

Contesto

Eric Rohmer


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