Cina tra -VIII e -VII secolo

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Cina tra -VIII e -VII secolo

Nell'841-? scoppia una rivolta contro il decimo imperatore della dinastia Chou, Li Wang, e il governo viene esercitato dai ministri (Chou e Shao). Nell'827- i ministri pongono sul trono l'erede di Li Wang, Hsnan Wang che respinge un attacco dei popoli Hsien-ynn sul confine occidentale e amplia l'impero verso sud. Nel 781- succede Yu Wang, ma il suo ministro, il perfido Yin, priva della successione I-chiu che si rifugia presso il nonno: questi chiama in aiuto i Tartari, Yu Wang è ucciso dopo aver perduto i territori attorno al fiume Wei. Nel 770- succede I-chiu che assume il nome di P'ing Wang: respinge i Tartari con l'aiuto di Hsiang signore del piccolo stato di Ch'in. In segno di gratitudine P'ing Wang lo fa conte e aggiunge ai territori di Hsiang il vecchio dominio dei duchi di Chou: è il primo nucleo della stato di Ch'in, che succederà ai Chou. P'ing Wang trasferisce la capitale a Lo [Honan]: inizia il cosiddetto periodo dei Chou orientali. Il trasferimento della capitale è il sintomo maggiore della debolezza dello stato. Il policentrismo si accentua, i Chou non riescono a frenare le forze centrifughe e i poteri locali. Cinque feudatari egemoni, tra VII e IV secolo (-) cercano di ristabilire l'ordine imperiale formando una lega. Il più potente è il duca Huang di Ch'i (con l'abile ministro Kuan Chung). Gli altri sono il duca Hsiang di Sung, Wen di Chin, Mu di Chi'in, e il re Chuan di Ch'u. L'epoca è detta "primavera e autunno", dal titolo degli annali compilati da K'ung.
Tra l'800 e il 600 (-) sono le più antiche raccolte letterarie che possediamo: il Libro delle odi (Shih-ching), il Libro dei documenti o della storia (Shu-ching), e il Libro dei mutamenti (I-ching). Essi sono entrati a far parte de "I cinque classici" (Wu-ching).
Il corpus de "I cinque classici" fu raccolto e redatto dai letterati confuciani tra il II e il I secolo (-), sotto la dinastia Han. I tre libri più antichi entrarono così a far parte nei secoli successivi del canone filosofico, morale, politico e letterario cinese. Essi raccolgono parti risalenti probabilmente al IX secolo (-).
"Il libro dei mutamenti" (I-ching) è un testo di divinazione, basato su un sistema di 64 figure di sei linee (esagrammi). Ciascun esagramma è seguito da una breve definizione, quindi da glosse che spiegano il significato complessivo e quello delle singole linee. In epoca più tarda, probabilmente nei secolo III-II (-) vi furono aggiunti i commentari detti "Dieci ali" (I-chuan), che costituiscono un sistema cosmologico fondato sui principi opposti, yin e yang.
"Il libro della storia" (Shu-ching, detto anche: Shang-shu), raccolta di discorsi colloqui, brevi trattazioni politiche di sovrani e ministri. Poco più della metà , circa una trentina di brani, è di epoca Han o precedente. Il resto, una ventina di brani, è un falso composto nel IV secolo (-). E' considerato il più antico testo storico, anche se non siamo davanti a una vera e propria storiografia.

Il libro dei canti o delle odi (Shih-ching) è la più antica raccolta di versi. Si compone di 305 brani poetici anonimi, più i titoli di altre sei perdute, divise in quattro sezioni:
Il metro prevalente è tetrasillabico. E' presente la rima, impiegata senza schemi fissi. E' assente l'uso prosodico dei toni. La lunghezza delle strofe è varia. La sezione più conosciuta anche oggi è la prima (Kuo-feng). La raccolta del "Shih-ching" ebbe, nella storia letteraria successiva, valore archetipico fondamentale, in uno dei tre settori (letteratura, storia, filosofia) in cui l'ideologia confuciana aveva incasellato lo scibile. Con il termine shih si indica proprio la poesia scritta, legata al ritualismo oracolare, che viene così distinta dalle forme orali, fu (poi "yueh-fu") musicate e cantate. La scelta dei brani fu certamente fatta sulla base di un numero molto alto di brani poetici, composti in epoche molto diverse, attraverso un ampio arco di tempo che va dagli inizi del I millennio (-) fino all'epoca di stesura della raccolta. Alla base della scelta sono criteri non esclusivamente letterari, e anche questo avrà grande influenza sugli sviluppi successivi della poesia in Cina. La poesia, nella concezione etico-politica del confucianesimo, deve assolvere una funzione formativa, contribuendo a esaltare in senso attivo e passivo le qualità morali, ma nello stesso tempo affinando il gusto del perfetto uomo pubblico, il letterato. Il messaggio poetico si caricherà così di illimitate suggestioni, allusioni, citazioni, che rimandano costantemente dall'esercizio di stile alla fruizione etico-estetica di tale esercizio e viceversa. Tutti i letterati successivi dovranno confrontarsi con "Il Libro delle odi".
A questi tre testi furono poi aggiunti come classici, a completare il canone, "Primavere e autunni" (Ch'un ch'iu) e il "Canone dei riti" (Li-chi): il primo è una cronologia che la tradizione attribuisce a un rifacimento fatto da K'ung di testi precedenti.
I testi classici furono riordinati e commentati dai neoconfuciani dell'epoca Sung (960\1279+). Nella tradizione Sung i classici sono tredici e comprendono oltre ai cinque classici anche "Cerimonie e riti", "Riti dei Chou", tre commentari a "Primavere e autunni", "La pietà filiale" (Hsiao-ching), il dizionario "Erh-ya", "Dialoghi" (Lun-Yn), "Il libro del maestro Meng" (Meng-tzu). In una diversa classificazione, gli ultimi due testi fanno parte dei "Quattro libri" (Ssu-shu).

Contesto: L'europa tra -VIII e -VII secolo



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