L'Ellenismo

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L'Ellenismo

Cosa si intende per ellenismo | caratteristiche generali | forme e generi | teatro | elegeia | epillio | mimo | epigramma | cronologia | aree extraeuropee |


Scheda cronologica: dalla fine del -IV secolo alla prima metà del -III secolo
Inizio pagina Con il termine ellenismo si indica un periodo storico e un fenomeno culturale ben precisi. Il termine fu usato per la prima volta da *J.G. Droysen (1836). Si indica il processo di diffusione della lingua e della civiltà greca presso popoli situati al di fuori dell'area propria del mondo greco. Le tappe fondamentali sono: la conquista dell'Asia da parte di Aleksandros (334/323 -), quella della Grecia da parte di Roma (-146) e l'unificazione politica tra oriente e occodente dopo la battaglia di Azio (-31).

In campo letterario si considera la fine dell'ellenismo per convenzione posta con la fine convenzionale della letteratura greca (529). Dal progetto universalistico di Aleksandros, attraverso le lotte dei diadochi, si affermarono le grnadi monarchie di Macedonia, Egitto, Asia Minore, Mesopotamia e Persia, cui si affiancherà Pergamo. In queste monarchie il re detiene il potere assoluto, si appoggia a un forte esercito in parte mercenario, e a una potente burocrazia amministrativa. Fiorisce il commercio che determina una notevole diffusione della ricchezza, mentre l'agricoltura attraversa un periodo di crisi.

Le grandi città - Alessandria, Antiochia, Pergamo, Rodi -, spesso do fondazione regia, diventano attivissimi centri economico e culturali. L'internazionalizzazione della vita politica determina la diffusione del greco come lingua comune sovranazionale (koiné diálektos) basata sul dialetto attico con coloriture ioniche: lingua dell'amministrazione e della cultura, che però non si radica nelle realtà locali.
Caratteristiche generali

Inizio pagina La letteratura dell'età ellenistica è una letteratura che deriva da quella sviluppata nella regione greca fino al IV secolo, ma dimensionata e allargata alla nuova situazione data da una configurazione non pił ristretta ma multietnica e internazionale, e dunque capace di giungere a esiti e sviluppi propri. Nasce ora il greco come lingua pił o meno unica, la koinè , lingua internazionale per gli scambi culturali vigente in buona parte delle regioni affacciantesi sul Mediterraneo orientale, almeno tra i suoi gruppi dirigenti e intellettuali. E nasce uno scambio culturale a livello internazionale, con centri di cultura e scuole rinomate e conosciute. Rispetto agli sviluppi finora conosciuti in Grecia, cambiano le prospettive e i contenuti. Domina un certo cosmopolitismo e maggiori attenzioni sono tributati alle individualità . E' stato notato come la perdita del senso collettivo, comunitario che era proprio della vita della poleis, nei nuovi stati monarchici in cui la politica è tutta nelle mani di uno solo e del gruppo di palazzo, dei cortigiani, la spoliticizzazione della cultura significa la perdita di un campo di identità , ma anche l'acquisizione di nuovi ambiti e funzioni.

Nel campo delle forme e dei contenuti, questa produzione continuò ad attingere alle fonti arcaiche e classiche per temi, forme linguistiche e metriche, ma cercò anche nuove fonti e temi in una sorta di barocchismo rivalutante temi eruditi, rari, accanto alla forte attenzione per i temi connessi all'interiorità . In campo filosofico si afferma lo stoicismo, a scapito dell'epicureismo. Lo stoicismo infatti permette ai nuovi poteri centrali di avviare una autogiustificazione sociale maggiore, al contrario dell'epicureismo che con il suo spregiudicato messaggio etico avrebbe potuto comportare profondi rivolgimenti sociali e politici. Dalle grandi monarchie ellenistiche di Siria, Egitto, Grecia e Macedonia, al costituirsi dell'impero romano, le é lites ritrovarono nel razionalismo provvidenzialistico degli stoici la spiegazione pił convincente dell'affermarsi di una realtà complessa e contraddittoria, sia sul piano collettivo che su quello individuale. Il 'Logos' divino che regge il mondo era in grado di dar conto, proprio in nome del suo progetto provvidenziale, delle ingiustizie umane, dei sacrifici delle guerre, della vessazione dei tributi, come pure di dolori e disgrazie individuali. Anche per questo esso potè dominare, per quattro secoli, mentre al contrario l'epicureismo ebbe un ruolo quasi ereticale e di opposizione, con la sua sistematica demolizione della 'religio' e della famiglia, la spietata critica della ricchezza e soprattutto del potere e dell'impegno politico.

Il ripiegamento individualistico non è dato solo dalle principali correnti di pensiero dell'epoca (stoicismo, epicureismo, scetticismo). La crisi ideologica travolge la religione olimpica, si diffondono le credenze e i culti orientali: Attis, Mitra, Osiride. Rifioriscono anche le religioni misteriche greche: il carattere soteriologico di questi culti è molto spiccato.

L'individualismo e il ripiegamento nell'interiorità lo si avverte anche nei campi culturali limitrofi a quelli letterari. In storiografia la rinuncia alla ricerca delle leggi universali, la predilezione per la ricostruzione erudita, per le vite dei grandi, per gli aspetti romanzeschi. L'eloquenza perde ogni contatto con l'agone politico e si trasforma in precettistica e declamazione. Grande progresso delle scienze astronomiche (Kidenas, Eraklides Pontikos, Aristarkos di Samo, Hypparkos di Nicea) e matematiche (Euklides, Arkhimedes, Eratostenes). Il mecenatismo delle corti si fa propulsore della fioritura urbanistica: nelle città dai grandiosi impianti simmetrici si sviluppano gli elementi scenografici (vie colonnate e porticate, facciate), in un sostanziale eclettismo stilistico. Anche in scultura e pittura si affermano le grandi scuole: quella di Alessandria che avrà influenza sulla scuola romana, caratterizzata per la morbidezza delle superfici e delle scene, e con una produzione destinata essenzialmente alla decorazione; quella di Pergamo di tradizione classicista, in cui si innesta un gusto drammatico dagli esiti barocchi.

Forme e generi

Inizio pagina In campo letterario forme predilette furono la poesia didascalica (Aratos per l'astronomia, Nikandros sugli animali velenosi ecc.), il romanzo utopico (Evemeros) e l'epigramma, ma tutti i generi furono adoperati. Purtroppo gran parte di questa produzione è andata perduta.


Gli scrittori di questo periodo si rivolgono a una ristretta cerchia, non a una comunità cittadina. Gli ampliamenti d'orizzonte sono fatti a spese di una rarefazione del pubblico. In campo filosofico importanti furono gli scritti di Epìkouros e dello stoico Zenon da Cizio. Anche la storiografia ha una vasta attenzione, ma evolvendosi verso l'erudizione, l'aneddotica (Ermippo da Smirne) e panegiristica rispetto ai potenti locali, o la retorica (es. Egesia da Magnesia), o rimanendo confinata nell'ambito dell'utilitarismo dinastico (Eumene di Cardia). Anche la timida produzione romana dell'epoca, in greco, va inquadrata nella periferia di questo clima culturale (ad es. la storia romana, perduta, di Quintus Fabius Pictor).

Teatro

Inizio pagina Tutte le tragedie e commedie di questo periodo sono andate perdute. Noto tragediografo era Lukòfron, ma di lui è rimasto solo un lungo monologo drammatico ("Alexandra") che non appartiene a una tragedia. Dei poemi epici rimane solo quello di Apollonios da Rodi.
L'elegeia

Inizio pagina I generi pił consoni al gusto ellenista erano quelli che riguardavano composizioni brevi, con schemi liberi che potevano permettere la libera espressione dello scrittore, la combinazione di elementi disparati (autobiografici, descrittivi, lirici, polemici, scherzosi).

L'elegèia, che nel periodo precedente era solo un metro connesso all'accompagnamento del flauto, usato per esprimere argomenti e contenuti di diverso tipo, accentua il carattere amoroso, mitologico e erudito, divenendo una delle forme pił raffinate grazie a autori come Filetas da Kos, Hermesianax da Colofone, Fanokles, e soprattutto Kallimakhos. Dall'imitazione di quella ellenistica, derivò poi l'elegìa romana in cui predominerà il carattere elegiaco (di malinconica tenerezza). Antimakhos di Colofone nel secolo V (-) aveva inventato la raccolta di carmi elegiaci narrativi. La forma è ora ripresa, i carmi sono a volte tra loro collegati da richiami alla persona dell'autore, e seguivano motivi mitologici ed erotici. Si occupano di questo genere Filetas da Kos, Hermesianax, Kallimakhos che è forse la figura pił rappresentativa del periodo.
L'epillio

Inizio pagina Altro genere seguito l'epillio, piccolo epos, anche questo genere "ellenistico". Si trattava di un poemetto in esametri, di solito costruito su un tema mitologico, spesso con una digressione sotto forma di discorso diretto o di descrizione di un'opera d'arte. Scrissero epilli graziosi Theokritos e Kallimakhos. Di Euforion, poeta molto apprezzato e imitato dai poeti romani, specie nel I secolo (-), sappiamo che raccontava storie crudeli, in stile molto involuto.
Il mimo

Inizio pagina Il mimo, breve composizione drammatica che aveva precedenti popolari e letterari (es. Sofron, nel V secolo -), fu usato per rappresentare con immediatezza psicologica i vari tipi umani da Theokritos, mentre pił freddo realista fu Herodas.
L'epigramma

Inizio pagina L'epigramma in origine era una iscrizione votiva o sepolcrale. Divenne strumento di espressione soggettiva. Pił legato alla sua funzione originaria nella scuola peloponnesiaca (il maggiore rappresentante di questa scuola è l'amaro Leonidas da Taranto), mentre è esercizio letterario o espressione di stati d'animo fuggevoli presso la scuola ionico-alessandrina (Asklepiades). Tra i tanti, si ricordano Euforio, e il rivale Theodorìdas da Siracusa. Poesia d'occasione, sfogo passionale, l'epigramma ellenistico si pone come ponte tra la lirica greca arcaica e, tramite l'elegia romana, la lirica europea moderna. Nel I secolo (-) il poeta e filosofo Meleagros di Gadara, autore egli stesso di epigrammi amorosi, fece una antologica di epigrammisti ellenistici. Questa antologia fu usata da Konstantinos Kefalas (inizi secolo X+) per la grande " Antologia palatina " che contiene 3700 epigrammi di tutte le epoche, fonte principale per le nostre conoscenze sull'epigrammatica dall'ellenismo in poi.
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