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Vittorini e i balloons - I fumetti del "Politecnico"

Intervista ad Annalisa Stancanelli autrice del libro "Vittorini e i balloons" pubblicato da Bonanno Editore

di Donatella Guarino - sabato 28 febbraio 2009 - 3854 letture

Uscito a gennaio presso Bonanno Editore “Vittorini e i balloons – I fumetti del Politecnico”, il primo libro di Annalisa Stancanelli, insegnante e giornalista. Il saggio ripercorre la storia delle strip pubblicate da Elio Vittorini nel Politecnico, ponte tra la cultura di casa nostra e quella americana. In modo originale e affascinante la Stancanelli mette in risalto il gusto dello scrittore aretuseo per questa forma particolare di cultura, non da tutti considerata formativa anzi spesso sottovalutata e bistrattata. Le abbiamo rivolto qualche domanda…

- Come si è imbattuta in questo campo così particolare come quello dei fumetti? Com’è nata questa sua ricerca?

Ho amato i fumetti sin da bambina, ne avevo una collezione sterminata che poi ho dato via… Leggevo anche Il Giornalino; con gli inserti si ricavavano delle enciclopedie meravigliose. Quando, qualche anno fa, sfogliando il Politecnico mi sono imbattuta nelle strip di Popeye è stato un colpo: Avevo capito da subito che si trattava di un tema poco battuto; c’era qualche vago accenno qua e là in alcuni saggi (degli anni ’60 e ’70) sulla nota rivista culturale del secondo dopoguerra ma nessuno studio organico… i fumetti ancora negli anni Settanta erano sottovalutati. Ecco perché la mia ricerca che voleva compiere un percorso organico e contestualizzato storicamente dell’inserimento di fumetti, vignette e intere strip di fumetti americani in lingua originale e con i balloons, le nuvolette, sta ottenendo l’attenzione sia del pubblico degli studiosi di Vittorini sia degli amanti del fumetto. Nel libro ho pensato anche a quelli che, come me, non erano specialisti della storia del fumetto e delle sue origini ma semplici amanti della letteratura e studiosi di Vittorini, per questo ho introdotto il capitolo “Storia del fumetto in pillole” che è stato molto apprezzato.

- Il fascino che Elio Vittorini ne subisce è profondo…

Vittorini era curioso e, come ha scritto Eco, “giovane”, aperto intellettualmente a tutte le forme di racconto; lui stesso afferma che i comics sono la forma più nuova di narrazione per immagini. Lo scrittore siracusano è affascinato dalla novità dell’espressione e giunge anche ad avere una buona competenza specialistica ma è la curiosità che lo spinge ed i mondi poetici dei personaggi più semplici che lo avvincono: Popeye, Charlie Brown, il primo Topolino, Snoopy - il cane che vuole scrivere un romanzo ma non va oltre la prima frase - Krazy Kat. I libri di fumetti lo divertono e, come ricordo nel libro, riesce a far pubblicare da Mondadori nella collana Nuovi Scrittori Stranieri due libri a fumetti, uno di Hart e l’altro di Copi.

- Qual è il ruolo che Vittorini assegna ai fumetti? La sua fu “una scelta coraggiosa” (come lei la definisce) …Da tanti erano considerati subcultura…

Il siciliano Vittorini è veramente un intellettuale tosto. Non teme critiche , è coraggioso e difende le sue scelte; i fumetti sono nel programma Politecnico sin dall’inizio ma Vittorini dà loro lo spazio maggiore nel mensile che redige lui quasi da solo ormai, chiedendo ai vecchi collaboratori di fornirgli materiali e foto. Nel settimanale Politecnico i comics erano di solito inseriti in quarta pagina, la più libera e meno strutturata, con disegni, vignette singole, tavole ma nel mensile, dove in alcuni numeri si registrarono le repliche di Vittorini agli articoli di Alicata e Togliatti contro la “degenerazione” del Politecnico, lo scrittore-direttore inserì ben sette storie di Popeye e per tre volte le vicende di Barnaby di Crockett Johnson, tutte in lingua originale (con la traduzione nelle didascalie). Quasi una sfida nella sfida, in nome della libertà della cultura e siamo solo nel 1946 perché la polemica che coinvolge i fumetti come forma di subcultura scoppia nel 1951 ed è portata avanti da un articolo “accusatorio” di Nilde Jotti (su Rinascita) e dalle affermazioni di Togliatti contro i comics. Vittorini anche in questo caso precorre i tempi. I comics, quelli buoni, raccontano storie e mondi, fanno riflettere e anche divertire. Pensiamo poi ai protagonisti di B.C., il fumetto preistorico di Hart.

- Ed ora , le sue ricerche riguardano ancora Vittorini?

Sì, mi sto documentando su Vittorini e la letteratura illustrata poiché lo scrittore si adoperò nelle case editrici dove svolse il ruolo di consulente nella pubblicazione di molti classici italiani e stranieri illustrati da valenti pittori e disegnatori ma in contemporanea sono rimasta intrappolata nella rete di Topolino e sto approfondendo la storia del Giornale Topolino da Nerbini e Mondadori e le vicende che colpirono il celebre topo durante il fascismo quando, a differenze degli altri comics americani, si racconta che fu salvato dalla censura da Mussolini in persona, che ne era appassionato, per poi trasformarsi come Pinocchio in un bambino Toffolino, che però visse solo quattro avventure…ma questa è un’altra storia.


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