Vita vegetativa, vita oltre natura

Se l’esistenza strappata alla morte fosse vita....ma...

di Antonio Carollo - martedì 17 febbraio 2009 - 2157 letture

La tecnica ha fatto passi straordinari, ma non è riuscita a superare certi limiti. Si può prolungare la vita vegetativa, ma non si è abbattuto il confine tra vita naturale e vita artificiale. Se l’esistenza strappata alla morte fosse vita, ci dovremmo inginocchiare dinanzi agli autori di un simile progresso della tecnica. Sappiamo però che non è così, che nel caso della cosiddetta vita vegetativa i danni al cervello sono irreversibili; non esiste più percezione e relazione verso l’esterno. Il tutto mi pare si riduca alla rappresentazione macabra di un simulacro di vita. Ciò nonostante, se la persona colpita da questo tipo di coma abbia manifestato in precedenza la volontà di proseguire i trattamenti di assistenza forzata, o questa stessa volontà sia manifestata dai familiari, solo in questo caso, a mio parere, per ragioni di sensibilità, di umana pietà e di rispetto, è plausibile continuare quei trattamenti. Forse il pensiero, filosofico e scientifico, non ha approfondito abbastanza il fatto e il mistero della morte dell’uomo. La vita e la morte sono nelle mani della natura (di Dio, per i credenti). L’uomo ha fatto molto per preservare la vita, ma è evidente che annaspa nell’ignoranza per quanto riguarda la morte. Il filosofo cattolico Giovanni Reale, insieme ad un gruppo di altri filosofi della stessa area, in un’intervista ha detto che bisogna lasciar fare la natura. Mi sembra ragionevole.


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