Vincenzò nun m’è pate a me

Tanta miseria e poca nobiltà

di Deborah A. Simoncini - mercoledì 18 novembre 2020 - 2053 letture

Si suol distinguere - dice di sé - per cortesia, calma e cura, ma è solo uno sganassone astioso. Incastrato dietro al tavolo, da capopolo riesce sempre a fare a modo suo, con metodo, Vincenzuolo, per gli intimi detto ‘Nzulu. Si dice che per il suo carattere e la lingua tagliente che sa prendere a staffilate, l’avessero soprannominato a suo tempo “Pol Pot”. Ammalia, corrompe, blandisce e minaccia con gli occhi aguzzi a mezza distanza e lo sguardo spietato. Sa spiegare alle persone quali debbano essere i loro veri interessi.

Mostra e rivela così lati di sé che nemmeno lui sapeva di avere. Ogni volta che lo si va a visitare è piantato sulla soglia, sempre pronto a sfregare le nocche e poi ti stringe la mano, mettendo bene in vista l’anello (regalo cardinalizio, suo zio era cuoco di sua Eminenza Ciriola e lui da ragazzo era solito sgraffignare nelle cucine), come se volessi strangolarti. Ha messo un suo ritratto sulla parete, vestito con colbacco e pelliccia che rimugina.

“Altro che quel camorrologo con abiti da carrettiere che è vera e propria camurria e parlando e scrivendo di camorra è diventato milionario, che dico, miliardario! Ma io lo si vede che possiedo l’eleganza e non solo al San Carlo vesto in doppio petto e black tie come i capitani d’industria (le giacche di tweed per me sono ruvide e difficili da indossare). Da intellettuale anch’io mi intrattengo con il sigaro toscano (spento) in bocca. E non si metta a ridere a sproposito perché adoro il suono delle parolacce e so arrotate la erre a modo mio e quando lavoro canticchio.”

Tra me e me pensavo: se si ha una rimostranza da fare non farebbe piacere a nessuno incontrare questo qui. A guardarlo storto ti fa capire che ti caverebbe gli occhi, perché lui nelle vene dice che ha sangue di giganti e sa cacciare alci e cinghiali. E’ solito raccontare che in sogno brandisce asce con tutte e due le mani e spacca a metà animali e nemici; nella sua lunga carriera in realtà ha tagliato le gambe a chi ha provato a fargli lo sgambetto, ma se non ci si mette di traverso sulla sua strada, offre da bere a tutti e una fritturina come accompagnamento, da gran gentiluomo. Niente ha lasciato al caso e per diventare presidente ha impiegato fatica e investito danaro. Dichiara che se gli avessero affidato l’incarico prima, il regno oggi sarebbe molto, ma di molto più in ordine. Anche se il mondo con lui non è stato generoso ha saputo farsi una reputazione e ormai senza di lui dicono non si possa andare avanti, se non si vuol continuare a precipitare nel passato più sordido. Quali commerci sono più lucrosi del fare il finto politico?

“Perché c’è chi passa il tempo fra oziose maldicenze e diffamazioni e si affanna a spettegolare tra bisbigli e mormorii, considerandomi un vecchio idiota dall’occhio lacrimante, che ha l’espressione vuota, come un muro appena imbiancato? I miei predecessori hanno collezionato, recriminando contro il mondo intero, insuccessi professionali e mal sopportano oggi il loro ingombrante profilo fallimentare. E’ una questione spinosa e ineludibile su cui ho da dire molte cose, per me che aspiro alla normalità e alla presentabilità sociale, a loro non posso che destinare delle vere e proprie invettive. Sono ben fornito di pelo sullo stomaco e voglio far rispettare l’ordine naturale delle cose. Le mie idee non sono quelle di un commediante e ad attaccarmi sono fonti poco attendibili, frutto di maldicenze non veritiere (quella gran testa di Crozza dovrebbe ripagarmi i diritti d’autore). Il mio eloquio, anche se spigoloso, è limpido, mai un pensiero spettinato. Una prova provata nel mio attaccamento familiare sono i miei maschi che vanno benissimo: da me hanno preso la testa lunga e il profilo fiero e netto.

D’altronde io ho ben visto e capito come si fa in Italia e con tutto il mio seguito so battere i pugni con accanimento. Mi applico con accortezza (con i numeri ci so fare) e a ogni incarico che mi viene affidato sul campo so come dare buona prova. Tengo uno stiletto in tasca per l’occorrenza, non si sa mai, la carne è debole e i peccati si rimettono, in caso che qualcuno mi si avvicini di troppo.”

Quando sogghigna conosce le buone maniere e non è un cafone, tiene sempre la mano sulla bocca. Il cardinale a suo tempo, anche se chiassoso e turbolento, l’aveva già in alta considerazione e lo reputava il migliore del suo branco.

“Per il mio familismo politico e il vivere una vita di clan mi porteranno davanti a un giudice e a una giuria, mettendomi all’indice? Mi vorranno dichiarare colpevole e darmi per spacciato, come ammonimento, gridandomi: “E’ colpevole! Più che colpevole! Sanzione, doppia sanzione!”. Si svegliò di soprassalto e si domandò con terrore: “Che mi è successo? Io quotidianamente ho a che fare con i funzionari della complessa macchina burocratica che sono dei grigi bacherozzi. Sono riconosciuto come uno di quegli uomini che ha i numeri (nella mia classe l’unico che sapeva arrivare a numeri grandi) e in grado di leggere il tempo perché credente ai fantasmi con prove documentarie.”

Mentre si apprestava a fare la sua quotidiana ramanzina democratica sui social, il segretario chiuse la porta alle spalle del Presidente che fece cinque passi oltre la soglia e si fermò in mezzo alla stanza, per la diretta facebook. Si appoggiò allo schienale della poltrona, aggrottò la fronte e gli saltò il ghiribizzo di parlare cosi: “Il sesso mercenario è un fenomeno naturale, indispensabile per soddisfare la domanda di servizi erotici; è inevitabile e ineliminabile, stabile, invariabile, eterno. Perché i giuristi tiranni e i preti che non capiscono niente della natura umana continuano a perseverare nel richiedere l’abolizione della prostituzione? Il mercato del sesso è un fenomeno sociale. Preferenze, frequenza, natura e prezzo delle prestazioni in vendita dipendono dagli acquirenti. Il mercato del sesso non è in declino. Vi sono stati dei cambiamenti, e bisogna capire in che misura, in che direzione. Nessun modello è riuscito a scoraggiare e a ridurre la compravendita di sesso. I mercati del sesso mostrano la loro natura nel lungo periodo. Mi chiedo e vi chiedo perché il meretricio va vietato dentro e fuori le mura urbane? Perché le donne che si offrono vanno allontanate da alcune strade o piazze, segregate in determinate zone e obbligate a portare indosso un marchio distintivo che ne indichi la loro identità? Il meretricio è necessario per mantenere l’ordine sociale. Ricordiamoci che negli stati italiani ha avuto due mercati: uno per la borghesia e l’aristocrazia, l’altro basso per la restante popolazione maschile. E’ il toccasana dei matrimoni che si infrangono nel rancore, risana le incomprensioni che arrivano ad avvelenare il rapporto.”

Segaligno, la voce stridula che usciva dal petto, feroce e rabbiosa, nel suo stare a sinistra, sapeva di toccare le corde dell’interesse, della curiosità e dello spettacolo e tenere desti i sensi. “Si dicono su di me cose incredibili che mi fanno passare per essere generoso con gli amici, al rettore ho promesso di tagliare una foglia di fico di proprietà regionale che minaccia di danneggiare il muro dell’Università.”

Non viene da famiglia magnatizia ed anche per questo è convinto che lo dichiarano vendicativo e dai rancori duraturi. “Silvio è un uomo più che accomodante e per me sarebbe un bene, un gran bene se dovessimo stringere qualche vantaggiosa alleanza. Non ritengo di forzare la situazione, ma Giuseppi e Gigino si prenderebbero un bello spavento (li terrei in pugno) se in Regione diventassimo amici e alleati. Sono diventato un pezzo troppo grosso per i loro gusti?”

Lo fissai con espressione dura e nel barcollare della testa sulle spalle, sentii una risata che risuonando arrugginita, gli colorò il volto che infiammatosi di arancione, si trasformò all’istante in rosso cardinale.



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