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Villaggi turistici e vacanzieri disperati. Ma i media non funzionano più?

I media tradizionali trattano l’ecatombe nel sud-est Asiatico come una strage dei turisti e ci sbattano in faccia i cadaveri ed i villaggi turistici distrutti, ma la realtà non è un’altra?

di Tano Rizza - mercoledì 29 dicembre 2004 - 5870 letture

La tragedia che ha spazzato via buona parte delle popolazioni del sud est asiatico è di dimensioni paventose. Una catastrofe che ha colpito una popolazione che non ha nulla, all’infuori della bellezza dei suoi luoghi. L’eco della tragedia ha raggiunto tutto l’intero pianeta che, ha reagito, sta reagendo e deve ancora e reagire ed attivarsi per far ben funzioanre la macchina della solidarietà. I paesi colpiti dalla furia del mare sono conosciuti per essere delle mete turistiche, è lo stereotipo comune le associa alle vacanze con il sole d’inverno.

Ma la tragedia non è vicina a noi per questo, la tragedia è a noi famigliare perché ad essere stati coinvolti sono stati anche i turisti e per le immagini che Tg e giornali ci offrono giornalmente. Il trattamento che i media tradizionali hanno dato a quest’ecatombe si può analizzare su due direttrici principali; la strage dei turisti in primo luogo, e per averci, subito, sbattuto in faccia le immagini del massacro.

Certo, il lutto per la perdita dei nostri connazionali è grande e merita il tutto il più gran cordoglio, ma ciò che è successo in Asia ai turisti italiani non è che una goccia di sangue in questo massacro senza fine. L’altra faccia della medaglia parla di milioni di morti tra la popolazione civile ed il disastro economico che il maremoto di S.Stefano ha creato nelle zone colpite. La conta dei morti ancora non è conclusa, ma in Italia c’è già chi piange sulla vacanza mancata e festeggia per ritorno del vip da quelle terre. Si corre in agenzia per vedere se il villaggio turistico d’interesse e ancora all’in piedi o meno. Succede veramente.

In Tv si guarda sollevati al rientro di Paolo Maldini ed Emilio Fede da quel disastro. Ma nessuno pensa che la tragedia tocca tantissimi nostri connazionali che, non sono italiani ma vivono nelle nostre città, sono cingalesi, somali, tailandesi, indiani, tutte persone che vediamo giornalmente e che sono stati colpiti più di chiunque altro. Sono tantissimi ma difficilmente ci accorgiamo di loro, ci lavano il vetro e noi al massimo, allunghiamo i 50 centesimi. Magari dopo li guardiamo anche male. Ma la tragedia è loro dovremmo aiutarli concretamente, spesso, ci limitiamo a guardarla in tv. I media italiani, in quest’emergenza hanno toccato livelli bassissimi (non che prima fossero eccelsi) la notizia era grande, enorme ed i modi di trattarla infinita. La scelta che è stata fatta la peggiore.

In gergo si chiama "spettacolarizzazione dell’evento" in pratica questa tecnica consiste nel far risaltare alla massimo e rendere interessante un dato accaduto In questo particolare caso, l’evento era d’interesse enorme per i media, e francamente non aveva bisogno di essere potenziato. I Media ed i Tg in particolare hanno deciso di sbatterci, subito, ed a caldo l’evento in faccia. I Tg hanno deciso di aprire sempre con le immagini, spesso prive anche di sonoro, e mostrarci la morte in diretta commenta. I commenti, quando presenti, erano di tipo quasi sportivo, urlati e tendenti a far bene vedere la vittima che, era ingoiata dalla fanghiglia, l’uomo urlante attaccato all’albero, cadaveri gonfi e in decomposizione. E ciò accadeva quando tutte le famiglie erano a tavola pronte a consumare il loro pasto. Pochi si sono astenuti dal farlo. Le immagini erano abbondanti, le tantissime handy cam a disposizione dei turisti hanno filmato di tutto ma un minimio di misura ci poteva stare.

Anche in questo caso ha vinto la logica che vuole come connubio l’informazione legata all’intrattenimento, l’ascolto e l’Auditel su tutto. Anche i quotidiani hanno fatto lo stesso, le foto su carta hanno mostrato tutto lo strazio di popolazioni e turisti colpiti. La tragedia è stata grande e non aveva alcun bisogno di essere enfatizzata tanto. Adesso, la mano deve passare alla solidarietà quelle popolazioni hanno bisogno di un aiuto concreto, lo abbiamo visto tutti, non possiamo tirarci indietro.


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