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Vade retro cashback

Un uomo solo al comando, Onnipotente e Santo: Draghi! E i partiti proni ai suoi voleri

di Adriano Todaro - mercoledì 3 novembre 2021 - 1805 letture

Quando parliamo dell’attuale governo Draghi focalizziamo la nostra attenzione sul presidente del Consiglio dei ministri, facendo ricadere su lui gli osanna o le critiche. In realtà Draghi è uno, pur se presidente. Lui sta al governo perché i partiti che lo appoggiamo lo tengono in piedi. Se dovessero decidere di esprimersi in modo avverso, lui non potrebbe governare. Per questo non bisogna mai dimenticare da chi è composto l’attuale governo. Lo ricordiamo per chiarezza: Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega. Tutti uniti appassionatamente in appoggio all’uomo-tecnocrate dalle grandi e onnipotenti capacità, non eletto dagli elettori (come molti suoi predecessori), ma da Confindustria e banche. Tanto capace che quando era a Bankitalia approvò l’incauto acquisto della zoppicante Antonveneta. Talmente bravo da pagarla il doppio del valore.

Ora ha la valigia già mezza pronta per il Quirinale e, a questo proposito, è cominciato il mercato delle vacche. Basta vedere cosa è avvenuto al povero Zan e al suo decreto legge. Ma per tornare all’uomo che tutto può, bisogna dire che i giornali tramandano la figura di un decisionista che lotta contro lo strapotere dei partiti, ma che si è rotto i cabbasisi. Dopo l’incontro con i sindacati per le pensioni, il diversamente di sinistra Repubblica ha titolato: “La Lega tratta, i sindacati no”. La cugina Stampa è più chiara: “I sindacati alzano il muro”. E più chiaro di tutti è Libero: “Draghi si è rotto il cazzo”.

Povero Draghi! Lui vorrebbe un’Italia moderna, senza lacci e senza lacciuoli, senza sindacati (i lacci) e senza partiti (i lacciuoli), fermi al primo Novecento. Le cronache raccontano che nel Consiglio dei ministri non c’è discussione. Lui decide e gli altri debbono eseguire perché probabilmente anche con i partiti il nostro taumaturgo Draghi “si è rotto il cazzo”.

E i partiti come rispondono? Abbozzano. Sì, certo c’è qualche dichiarazione dura (?), qualche presa di posizione. Pinzillacchere. Cosette per salvarsi la faccia. Intanto lui va avanti come un treno, con l’appoggio di Confindustria ed evasori fiscali felici che il cashback è completamente sparito dall’orizzonte.

Con la prima manovra finanziaria Draghi ha deciso che per andare in pensione non va più bene quota 100; si passa a quota 102 con 64 anni e 38 di contributi per il 2022. Poi? Poi si vedrà. L’Opzione Donna è a 60 anni, ma fra i lavori usuranti ci ha inserito le maestre. (Voto a favore di Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega). Sul reddito di cittadinanza arrivano le agenzie private per i cosiddetti “occupabili”, i quali potranno rifiutare non più di due offerte per lavori anche distanti 80 Km. e che subiranno un meccanismo di decurtazione a tempo dell’assegno. (Voto a favore di Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega). Pioggia di soldi per le imprese: quasi 10 miliardi di fondi fino al 2026, il triplo dei 3 destinati agli ammortizzatori sociali, dove si allarga la cassa integrazione alle imprese sotto i 5 dipendenti, ma non c’è traccia della riforma universalistica annunciata da mesi. (Voto a favore di Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega). La riforma fiscale viene demandata al Parlamento. Il superbonus del 110% resta fino al 2023 con un tetto determinato dall’ISEE per le singole unità. Due miliardi al taglio delle bollette, 1 miliardo e mezzo per il Giubileo, più che ai settori cultura e spettacolo che si fermano a un miliardo. (Tutti provvedimenti approvati da Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega). Salta il bonus bonus affitti per i giovani tra i 20 ed i 30 anni, portata al 10% l’iva sugli assorbenti. Rinviata la plastic tax. (Consenso di Pd, M5S, LeU, Forza Italia, Lega).

E poi c’è il capitolo cashback uno delle bandierine del M5S, uno strumento per sconfiggere l’evasione fiscale e ‒ nel contempo ‒ abituare, gradualmente, gli italiani a pagare con la carta di credito. Draghi l’aveva “sospesa” al momento della presa del Consiglio dei ministri perché, a suo parere, era uno strumento che premiava solo i ricchi. Infatti adesso non è più sospesa, ma abolita. E i poveri esultano.

Questo del cashback non è il solo cavallo di battaglia che ha caratterizzato il precedente governo Conte. Già sulla Giustizia, Draghi ha affossato l’ottima legge Bonafede. Provvedimenti che il M5S ha subìto senza fare un plissé. E, naturalmente, il Reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia del M5S. Una norma della recente manovra finanziaria, prevede aumenti per sindaci e assessori. Norma giustissima. Così questo “mestiere” sarà più appetibile e, attraverso gli aumenti, si darà un contributo all’occupazione.

Una cosa di sinistra, però, il governo Draghi l’ha compiuta: abbassare al 10% l’iva sugli assorbenti. Ne sono felice. Anche se sarei stato più felice se Draghi, oltre che dei pannolini, si interessasse a come aumentare i controlli nei posti di lavoro (2-3 morti ogni giorno), se facesse una battaglia sull’evasione fiscale (190 miliardi l’anno!), se tagliasse le unghie alla speculazione edilizia. Tutte cose che dovrebbero chiedere a gran voce Pd, M5S, LeU.

E sarei contento quando il mio idraulico, dopo avermi riparato un tubo della doccia che perdeva, non mi facesse più questa domanda: «Sono 320 euro; se non vuole la fattura le posso fare 250 euro». Chissà cosa risponderebbe l’Onnipotente Draghi.


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