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Urge la riforma della Legge Gasparri

L’approvazione della legge ha seguito un iter piuttosto travagliato, approvata dal Parlamento nel dicembre del 2003, è stata rinviata alle Camere dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

di nicola clemente - mercoledì 14 gennaio 2009 - 2454 letture

Negli ultimi mesi, è tornato alto l’interesse dell’opinione pubblica nei confronti della legge Gasparri, che tanti vorrebbero vedere sostituita da una normativa più equa e pluralista. Ad alimentare le polemiche è stato Beppe Grillo che in occasione del Vday2 del 25 aprile ha ricordato come l’Unione Europea abbia aperto una procedura contro la suddetta legge 112 del 2004. La “Gasparri”, chiamata la terza legge di sistema, perché succeduta alla “Mammì" del 90 ed alla Meccanico del 97, è stata promulgata per regolare il sistema radiotelevisivo a seguito delle pressioni dell’Unione Europea e della Corte Costituzionale.

L’approvazione della legge ha seguito un iter piuttosto travagliato, approvata dal Parlamento nel dicembre del 2003, è stata rinviata alle Camere dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, a causa delle numerose incongruenze della normativa. La Gasparri ha sollevato molte critiche soprattutto per la creazione del S.I.C. (Sistema integrato delle comunicazioni) che comprende l’attività radiotelevisiva, la produzione e distribuzione di contenuti per programmi radiotelevisivi e qualunque forma tecnica dal cinema, alla pubblicità, ad Internet, ai libri e prevede che nessun soggetto possa conseguire ricavi superiori al 20% del totale dei proventi ricavabili dal Sic stesso. In pratica, in questo modo, i ricavi passano dai 12 miliardi di euro della Legge Meccanico a 26 miliardi, generando un aumento di concentrazione delle risorse nelle mani di pochi e violando i principi del pluralismo informativo sanciti dall’art 21 della costituzione. L’ampiezza del sic, infatti, sembra poter consentire una crescita del duopolio ancora più’ rilevante che nel passato.

La legge 247 ha lasciato invariate le frequenze televisive a tre per operatore, mantenendo quindi lo status quo degli attuali concessionari che potranno continuare ad operare in soprannumero. Infatti, solo successivamente, una volta assegnate le frequenze in tecnologia digitale, scatterà il limite del 20% dei programmi radio-tv su frequenze terrestri nazionali.

La data per il passaggio di Rete 4 e di un canale della Rai sul satellite è stata più’ volte posticipata, a causa delle pressioni politiche e sembra che debba cadere nel 2012. La normativa prevede anche un aumento della pubblicità sui mezzi televisivi, a scapito dei giornali, che raccolgono le briciole e sono costretti a sopravvivere grazie alle sovvenzioni statali.

La Comunità europea ha accusato la “Gasparri” di provocare storture ed ingiustificate restrizioni che avvantaggiano gli operatori esistenti nel settore delle forniture dei servizi televisivi. Per la Commissione la legge Gasparri rischia di impedire l’accesso al digitale terrestre di nuovi operatori che non hanno frequenze nelle trasmissioni analogiche. Dal canto suo il Governo di centro sinistra uscente, per paura di colpire Berlusconi, non è stato in grado di attuare una nuova normativa che regolasse il sistema in modo più pluralista ed equo. Il disegno di legge, presentato dall’ex Ministro Paolo Gentiloni e mai tramutatosi in legge, aveva ricevuto forti critiche da parte dell’Agcom a causa dell’inadeguatezza della linea seguita


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