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Una sentenza che si scontra con le sentenze

Il 10 luglio 2019 è stata pubblicata la sentenza 170/2019 della Corte Costituzionale sulla questione dell’accorpamento del Corpo forestale dello Stato

di Redazione Lavoro - venerdì 26 luglio 2019 - 2934 letture

Il 10 luglio 2019 è stata pubblicata la sentenza 170/2019 della Corte Costituzionale sulla questione dell’accorpamento del Corpo forestale dello Stato, con relativa militarizzazione coatta di 7000 persone tra donne e uomini del disciolto Corpo. La sentenza argomenta in ben sette punti il rispetto costituzionale della norma Madia per quanto attiene principalmente la militarizzazione di personale civile. Il legislatore, trovandosi difronte a interessi antagonisti, ha ben saputo bilanciare i valori in gioco mediante non implausibili soluzioni, perché posto difronte a processi ermeneutici paralleli.

In parole povere, si parla dell’imposizione del diventare militare col ricatto occupazionale, una ridotta mobilità per qualche centinaio di persone col ricatto occupazionale, la libertà ad una propria vita privata col ricatto occupazionale. Un bilanciamento che apre a nuove riflessioni che sono ben distanti dal semplicistico intento di voler dire che militare è figo, militare è bello, perché militare è versatile e poliedrico. Militare vuol dire anche negazione del diritto allo sciopero. Militare vuol dire “usi obbedir tacendo e tacendo morir”. Un tacendo che tocca il suo apice nel silenzio degli ufficiali, specie quelli di accademia, nel momento in cui hanno taciuto al fatto che venivano scavalcati da funzionari e dirigenti del Corpo forestale dello Stato, che forse nemmeno conoscono “dove sta di casa un accademia militare” e magari qualcuno anche obiettore di coscienza… ma sono oggi generali dell’Arma dei carabinieri.

Chini e proni a tal punto come non avessero spina dorsale a sorreggerli, o forse anch’essi vittime del principio di esser forte coi deboli e deboli coi forti. Quegli ufficiali che invitano il cittadino a parlare “per il suo bene” ma che quando si ritrovano all’altro lato, al banco degli imputati come inquisiti, si avvalgono del diritto di non rispondere. Chissà, forse tra le cose da bilanciare potrebbero esserci anche quelle 90.000 euro a cui sono state condannate alle spese le amministrazioni resistenti nel caso dei ricorsi singoli ad oggi tutti vinti dai ricorrenti, e quindi creare una partita doppia a discapito dei 3500 ricorrenti collettivi ma… ci sarà mai un giudice che condannerà a solo 25 euro a cranio? Suvvia, una cento euro non si nega a nessuno! Una cosa dobbiamo però considerare stando agli eventi degli ultimi anni: l’ingresso dei militari nella gestione delle cose pubbliche e nella pubblica amministrazione civile dello Stato.

Abbiamo militari in diversi comuni d’Italia, come Roma per citare il caso dei 5 generali al Campidoglio ma non unico, un militare è stato nominato ministro pur non essendo parlamentare, abbiamo militari nella scuola e nella sanità, benché si debba tenere presente che molti medici militari hanno fatto la “gavetta” in chirurgia d’urgenza in scenari bellici, abbiamo militari alla gestione di un parco nazionale e per richiamare un detto barese, disse la goccia d’acqua alla roccia: “tempo mi devi dare e il buco ti devo fare”, che al terzo tentativo, qualche giorno dopo la sentenza dei bilanciamenti, un generale dei carabinieri è nel Parco nazionale del Circeo. Speriamo che il prossimo passo non sia l’acquisto di filo spinato! Ma se si sta lentamente facendo insinuare il militare nella gestione della vita pubblica civile, bisogna pur riconoscere che l’unica vera scuola di formazione per taluni dirigenti dello Stato, sono proprio le accademie militari.

Bello e ambiguo è però quello Stato che pur avendo le sue università, preferisce le accademie. Quasi a dire che la formazione che offre al popolo è di serie B. A questo punto, perché non si militarizza tutto e mettiamo un generale anche al Catasto? La nostra non è una blasfemia, anzi, tutt’altro. Una parte dei vigili del fuoco chiede a gran voce di entrare nel comparto perché vedono solo oro che luccica, e allora perché non accontentarli? Facciamoli diventare militari, così risolviamo la presenza dei sindacati che sono occasione di discordia e di guerra tra poveri, niente più scioperi, stati di agitazione, occupazione del Viminale per veder riconosciuti dei diritti sacrosanti e inviolabili.

Dopo i carabinieri forestali, facciamo i carabinieri pompieri… e così altri, tra via Cavour e il Viminale, diventeranno generali sorpassando quei poveri illusi che hanno perso i migliori anni della loro vita in un accademia militare ad imparare disciplina, rispetto delle regole e… il fardello del comando, nell’illusione che militare è più figo e più bello, anche in assenza di una spina dorsale che sorregga il tutto! Se nulla deve più stupirci, a questo punto una cosa è certa: questa sentenza si scontra con almeno 3500 sentenze in cuor pensate dai forestali.


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