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Troppi fuochi accesi in Europa

I problemi nazionali come ostacolo ad una vera unità europea

di Emanuele G. - lunedì 26 marzo 2018 - 4719 letture

L’Europa che si affaccia al nuovo anno appare – more solito – un’Europa afflitta e stanca. E’ in atto una sommatoria di criticità e problemi che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli a tutti gli europei e a chi ha responsabilità di governo nazionali e comunitarie. Basta compiere un giro di orizzonte e saltano – criticità e problemi – subito agli occhi.

Abbiamo, in primis, la c.d. “Brexit” che condannerà l’Unione Europea a un lungo periodo di instabilità. Un’instabilità davvero criminale visto quanto sta succedendo in tutto il mondo. Proprio quel mondo che avrebbe bisogno di un’Europa coesa ed unita. Inoltre, guarda caso, la “Brexit” avviene nel momento in cui si inizia la discussione sui prossimi bilanci comunitari. La coperta sarà ristretta visto che mancherà l’apporto britannico ed è stato calcolato che l’Italia rischia di perdere dai 15 ai 42 miliardi di euro di finanziamenti. Quindi, come la mettiamo?

Si dirà…ma ora la Germania ha il suo governo dopo tanti mesi di vacatio e, pertanto, l’Europa ripartirà. Siamo sicuri? I destini del nostro continente non possono essere una variabile dipendente del suo più rappresentativo paese. Nel mentre la Germania discuteva di “grosse koalition” il mondo va avanti alla velocità della luce. Con l’aggravante che continua l’avanzata dei cinesi in tutto il continente. Certo c’è l’attivismo del Presidente Francese Emmanuel Macron... Un attivismo in nome dell’Europa oppure pro domo sua? Uno solo non può rappresentare tutta l’Unione. Se è Unione necessità di un lavoro corale di tutti. Nessuno escluso.

Alcuni dicono che l’attivazione di partnership con Albania e Serbia è un buon viatico. Non sono i numeri – più siamo e meglio è – a determinare la qualità di un progetto. C’è bisogno d’altro. Per lo meno… Abbiamo un’Italia che sarà condannata a un periodo di “navigazione a vista” dovuto a una legge elettorale che non premia la governabilità. Un’Italia fin troppo legata alle sue liturgie da basso impero ed incapace di avere un respiro europeo. L’unico fra gli italiani ad avere una visione europeista sembra essere il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che sta cercando con ogni mezzo di rivitalizzare un oggetto sconosciuto che risponde al nome di “Parlamento europeo”. La Spagna è un altro problema. Così presa dall’emergenza “Catalogna” priva l’Europa del suo decisivo contributo alla causa comune.

Altro fronte, l’instabilità che tocca profondamente anche la Romania dove i governi da anni si susseguono a ritmo al dir poco forsennato. Eppure la Romania potrebbe giocare un ruolo di equilibrio e coesione nel settore est dell’Unione. Invece, similmente al nostro paese, è impelagata in riti politici molto interni e privi di uno slancio europeista. Per non parlare, ca va sans dire, del c.d. “gruppo di Visegrad” costituito da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Un gruppo che fa letteralmente vita a sé indisponibile a un lavoro di assieme con gli altri partners europei. Non mi pare che tale gruppo sia un bel biglietto da visita per l’intera Europa comunitaria. Tutt’altro. Ciò che si decide a Bruxelles viene disfatto in quelle parti rendendo l’Unione europea un organismo monco e affetto dalla sindrome del bradipo.

In breve, sono in atto troppi fuochi in Europa. Fuochi alimentati dalla scomparsa di qualsiasi progettualità politica e che vede l’inquietante avanzata di movimenti politici che vorrebbero buttare in mare il sogno di un’Europa finalmente unita. Già quel mare – il Mar Mediterraneo – che è il simbolo del fallimento dell’idea stressa di Europa.

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La foto di copertina è presa dal sito https://www.wired.it/scienza/2014/12/15/fuoco-evoluzione/


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