Trent’anni dall’uccisione di Paolo Borsellino

Dovrà venire il giorno che gli armadi si aprano e che la verità possa trionfare per la credibilità della stessa Giustizia e dello Stato democratico.
Stava andando dalla madre quando l’hanno fatto saltare in aria, anche la scorta. Era il pomeriggio del 19 luglio 1992 a 57 giorni dell’uccisione del suo grande amico e collega Giovanni Falcone.
Paolo Borsellino l’aveva previsto e l’aveva confidato ad alcuni uomini della sua scorta. Si preoccupava più di loro che di se stesso, oltre ad essere un magistrato integerrimo era un uomo generoso e disponibile al confronto in particolare con i giovani. Credeva molto in loro per dare un senso alla lotta contro la mafia e la liberazione dell’isola dal maligno. Sapeva come muoversi e i nemici d’affrontare, nascosti e annidati dentro alcuni Palazzi dello Stato e della Politica. Aveva consapevolezza di ciò e in alcun incontri pubblici l’aveva esplicitato senza guardare in faccia nessuno. Un uomo insieme al suo grande amico dotati entrambi d’ ironia. Si vede in quella espressione che li ritrae insieme.
- Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Ed insieme sono volati in cielo con Francesca e gli uomini e la donna delle scorte. A tutti loro dobbiamo molto anche se le verità tardano a venire o non verranno mai. Con l’aggravante che abbiamo assistito per la strage di via d’Amelio ad uno dei più grandi depistaggi della storia repubblicana. Non vi nascondo che mi sono sentito offeso, turbato e colpito nei valori in cui credo e onorato. Dovrà venire il giorno che gli armadi si aprano e che la verità possa trionfare per la credibilità della stessa Giustizia e dello Stato democratico.
Amaramente, bisogna pur dirlo, che siamo il Paese dai conti in sospeso. Una volta per la pacificazione, un’altra per la presenza del "pericolo comunista" in un mondo diviso in due, ma erano altri che facevano le stragi in combutta con la mafia, da Portella della Ginestra, Piazza Fontana, Stazione di Bologna a quelle degli anni ’80 e ’90... Martedì 19 luglio 2022 andrò a Villa Gorgia a Lentini, a deporre accanto all’Albero della Memoria dei fiori nel silenzio e fuori dai soliti rituali, non poche volte ingannevoli dell’antimafia di facciata.
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