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The Dark Side of the Moon

Il leggendario LP dei Pink Floyd compie 40 anni. Fu pubblicato il Primo Marzo del 1973 negli USA e il 24 dello stesso mese in Gran Bretagna.

di Orazio Leotta - giovedì 28 febbraio 2013 - 5493 letture

Non solo Beatles ad Abbey Road, ma tra il Giugno 1972 e il Febbraio 1973, nei celebri studios londinesi, prendeva forma e vita, l’ottavo album dei Pink Floyd, il celeberrimo “The Dark Side of the Moon”, 47 dischi di platino all’attivo e due di diamante. E’ bene ricordarne gli artefici: capo-tecnico audio Alan Parsons, Nick Mason alla batteria, Roger Waters al basso, David Gilmour alla chitarra, Richard Wright alle tastiere. E poi, Clare Torry, voce femminile dell’assolo che accompagna il pianoforte di Wright in “The Great Gig in the Sky”, la stessa, con l’aggiunta di Lesley Duncan, Barry St.john, Doris Troy e Liza Strike anche in Brain Damage, Eclipse e Time. Per “Us and Them” e “Money” c’è anche l’apporto del sassofonista Dick Parry. Nell’accesa discussione che apre l’album vi partecipa un tecnico di studio tale Chris Adamson, invece nelle risate di “Brain Damage” e “Speak to me” fa capolino Peter Watts, uno dei manager, il padre dell’attrice Naomi Watts. Pink Floyd

Quanti sopra-citati sono da ritenersi a vario titolo genitori di un album senza eguali nella storia del rock progressivo, un album che, partendo da allusioni con l’astronomia, affrontò tematiche quali il rapporto con il denaro, le problematiche relative ai disturbi mentali (che la società benpensante inglese tendeva ad evitare e a non accettare), come potenziale risultato delle nuove difficoltà emergenti dalla competitiva moderna società, i drammi interiori, il concetto di alterità. Dal punto di vista strumentale potente è l’uso del sintetizzatore, di un sofisticato mixer, rumori di calcolatrici e registratori di cassa, simulatori di frequenza cardiaca, orologi e inconsueti suoni vari.

Per la durata di 42’ e 51”, l’album consta di dieci tracce, cinque per lato e nell’ordine: 1) Speak to me, 2) Breathe, 3) On the Run, 4) Time/Breathe, 5) The Great Gig in the Sky; 6) Money, 7) Us and Them, 8) Any Colour you Like, 9) Brain Damage, 10) Eclipse. Tornando ai quattro favolosi componenti (….non ai favolosi quattro, che rimanderebbe a un’etichetta già appannaggio dei Beatles, ndr. Faboulos Four..), alcune curiosità: Nick Mason è l’unico che non partecipa con la sua voce, tuttavia mette lo zampino in tre canzoni come autore e precisamente Speak to me, Any Colour you like e Time; Wright, con l’evocativo e potente The Great Gig in the Sky, si disimpegna in una delle ultime composizioni per pianoforte all’interno del gruppo; Waters, in Money, la più conosciuta hit del gruppo, dopo Another Brick in the Wall, parla in maniera dissacrante dei soldi, di come tanti però non ne possono fare a meno pur disprezzandoli (si può individuare in ciò una sottile ironia nei confronti dell’incipiente capitalismo). Pink Floyd in concertQuanto a Gilmour, c’è da dire come prevalentemente suona una Fender Stratocaster durante la registrazione, ma fa uso anche di una Fender 1000 pedal-steel ed anche di un’artigianale chitarra canadese costruita dal grande Bill Lewis.

The Dark side of the Moon è uno degli album più venduti di tutti i tempi e la sua copertina è famosissima anche tra i non addetti ai lavori (un prisma triangolare con dispersione di luce su fondo nero). Per la cronaca, accadde il 7 Ottobre 1959, che il mondo riuscì a poter vedere il lato oscuro della luna, grazie alle foto provenienti dalla sonda russa Luna 3. Così come in un valzer, la donna mostra sempre la stessa parte di viso all’uomo mentre girano sulla pista da ballo, allo stesso modo la luna, nella sua rotazione attorno alla terra, ci mostra sempre lo stesso volto; terra e luna da cinque miliardi di anni ballano una sorta di valzer e solo nel 1959 l’uomo è riuscito a vederne la parte nascosta.


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