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TEXAS: La solitudine della provincia italiana

di calogero - venerdì 9 dicembre 2005 - 5091 letture

Non avrebbe di certo sfigurato Texas del deb Fausto Paravidino in concorso nella sezione principale del recente Festival di Venezia (quindi sottoscriviamo la lamentela del produttore Procacci che si è dovuto “accontentare” della sezione Orizzonti!). E questo perché l’opera d’esordio del giovane ligure Paravidino colpisce dritto allo stomaco - ed al cuore - sinceramente stupendoci per padronanza del mezzo cinematografico e personalità di racconto notevoli. Siamo nella campagna/provincia... nel Texas di qualsiasi regione del mondo ... popolata da un’umanità varia che abbracciando l’intero arco generazionale produce una sofferta e tumultuosa cavalcata nelle più profonde e dolorose viscere delle emozioni e dei sentimenti umani. Deboli, indecisi, rassegnati, ironici, i protagonisti di quest’epica epopea di provincia (dai giovani malati di solitudine ed inezia, agli uomini ed alle donne con tanta voglia di riscattarsi per approdare agli anziani irosi e debilitati) sono lo specchio fedele e deformante insieme di una realtà italiana - ed universale per vastità di temi e risoluzioni - che tra beghe familiari e dilemmi dell’animo umano raccontano di noi con impietoso sguardo e lucida pietas. Una scrittura agile e precisa (opera dello stesso Paravidino con la collaborazione di Iris Fusetti e Carlo Orlando), una regia nervosa e funzionale ed interpreti dai volti ed aderenza ai loro personaggi inquietamente perfetta (idem per le “star” Valeria Golino e Riccardo Scamarcio in un cast di attori sconosciuti al grande pubblico) fanno di Texas un ‘analisi “altmaniana” o alla Paul Thomas Anderson (chissà quante volte il regista avrà rivisto il suo “Magnolia”) di tempi, luoghi e gente che nella loro epica quotidianità profumano di desolazione e vuoto immensi.


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