Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)

Racconto in prima persona di una tragicomica rivolta sul treno Freccia del Sud di venerdì 7 aprile. Le persone stipate come sardine, pur di arrivare a votare

di Lorenzo Misuraca - lunedì 10 aprile 2006 - 7429 letture

Al culmine dell’insofferenza ho cominciato a immaginare Ulisse che attraversa “perigli” e affronta nemici, non per tornare ad Itaca, ma per andare a votare. “Odissea”, la parola più riferita ai telefonini dai viaggiatori del treno espresso “Freccia del Sud”, Milano-Agrigento, partito venerdì 7 aprile alle 14.30 e arrivato con 3 ore e mezza di ritardo. A bordo centinaia, forse migliaia, di siciliani pressati, ammassati, inscatolati, che tornano a casa per le elezioni. A dire il vero, la vicinanza della domenica delle urne con quella d Pasqua, aggiunge al carico i tanti emigrati che approffittano degli sconti elettorali sui biglietti per andare e tornare dall’isola. Dalla banchina delle stazione Tiburtina di Roma telefono ai miei amici, già saliti a bordo a Chiusi. “qui c’è un casino, nello scompartimento siamo già in otto”, dice Luca e continua sconsolato: “tu prova a salire, ma il corridoio è pieno di gente, non so se ce la fai ad arrivare ai nostri posti”. Mi prende una leggera ansia: io devo andare a votare, come faccio se il treno è zeppo? la tabella appesa al colonnino avverte che il treno è in ritardo di un’ora.

Alle 22 il treno arriva, rallenta, si ferma e apre le porte. Qualcuno scende per respirare, qualcuno perché ha deciso che tenterà di prendere il prossimo, sperando che sia meno affollato. Io salgo, insieme ad una cinquantina di altre persone. Faccio un training autogeno istantaneo e mi convinco di essere un contorsionista mongolo. Riesco così a sguciare tra enormi sandwich metà ragazzo e metà zaino da scout, mamme sfinite con sguardo omicida e pargolo urlante a carico, valigie formato famiglia distese omogeneamente sul corridoio. Alla fine m’infilo dentro lo scompartimento dei miei amici. Ci abbracciamo, come alla fine di una dura prova di resistenza. Sono in nove: seduto ad un angolo un vecchio un po’ alticcio, si riposa ad occhi chiusi. In treno riparte, ma è lento. Gabriele dice che bisogna fare qualcosa: “Ogni volta che torniamo a casa per natale, Pasqua o per occasioni come queste, ci fanno viaggiare come bestie. Non si può neanche andare in bagno”. Nei bagni, infatti, quando riesci a raggiungerli, rischi di trovare i bagagli sistemati lì per ricavare un po’ di spazio. Discutiamo sulla possibilità di bloccare il treno per protesta a Napoli, la prossima fermata. Qualcuno esprime il dubbio che il risultato possa essere solo quello di aumentare il ritardo del treno. Chiediamo un po’ in giro negli scompartimenti. Alcun sono d’accordo, altri no.

Decidiamo di agire. Ci dividiamo i compiti e cominciamo a telefonare a Polizia, Carabinieri e Vigili del fuoco per metterli al corrente della maniera indecorosa in cui stiamo viaggiando. Proviamo anche con agenzie stampa e giornali, ma alla stazione di Napoli non ci saranno. Al telefono, chiediamo che arrivati nel capoluogo campano vengano aggiunte delle carrozze al treno per liberare più persone possibili dalla condizione di insacccato da corridoio.

Il treno ferma alla stazione di Campi freglei. Scendiamo in 10, massimo 15 persone. Diciamo al ferroviere a terra di bloccare il treno, perché abbiamo chiamato la polizia e la polfer. Lui agita le due lampadine rosse che tiene in mano verso il macchinista: abbiamo tempo per protestare. Due poliziotti arrivati con la volante, i ferrovieri e un agente della polfer si avvicinano a noi. Come al solito la colpa non è di nessuno. Neanche del capotreno, a cui ci rimanda subito il capostazione. “Ci siamo lamentati con lui a Chiusi e ci ha detto che non si poteva far nulla e che il treno sarebbe partito lo stesso”, dice Lorenzo in maniera concitata. Invitiamo i poliziotti a venire con noi sopra i vagoni a verificare quello che stiamo dicendo. Non c’è bisogno. La gente schiacciata sui finestrini che osserva quella che accade sulla banchina, stanca e silenziosa, parla da sola. Il ferroviere telefona alla centrale per chiedere delle carrozze aggiuntive, dopo poco ci guarda e fa segno di no con il capo. Noi non ci muoviamo da lì: ci diano almeno dei pullman aggiuntivi.

A quel punto, accade la più prevedibile delle sorprese. La gente sul treno comincia a gridare. Prima uno, dopo un altro, poi le voci si sovrappongono: “Andiamo, Basta”, “Amuninni, che è tardi”. Ce l’hanno con noi. Gli stiamo rallentando il treno. Ci guardiamo con un sorriso amaro, fingendo uno stupore di cui neanche noi siamo più capaci. “Vedi? - mi dice Simona, con il sangue agli occhi - questo è il ringraziamento. Preferiscono viaggiare così, come bestie”. Alcune delle persone scese a protestare si staccano dal gruppetto di ferrovieri, poliziotti e viaggiatori incazzati e cominciano a litigare con la gente che si sporge dal finestrino. “Siamo già in ritardo di due ore. Ancora tempo dobbiamo perdere?”, “Ci sono madri con bambini e vecchi in piedi, non possiamo andare in bagno, volete viaggiare ancora dieci ore così?”, “Ma tanto a che serve? Solo a perdere altro tempo.”, “Se non ci ribelliamo mai, ogni volta sarà la stessa storia”, “E pensi che così cambia qualcosa? Amuninni”. Una signora con aria mafiosa, mi chiede dall’alto. “Scusa, ma tu perché vuoi fermare il treno? Per chi voti?”. Io rimango interdetto. Cosa c’entra per chi voto? Glielo chiede anche un ragazzo affacciato alla stessa finestra. Lei gli dice con poco stile di farsi gli affari suoi, cominciano a insultarsi. Dopo mezz’ora che tutti litigano con tutti, il capostazione sfinito chiude l’ennesima telefonata e ci comunica che alla prossima fermata, a Salerno ci aspetteranno tre pullman: Salutiamo e promettiamo che se a Salerno non troviamo nulla, rifacciamo la stessa scena.

Il treno è pronto per ripartire. “Proprio uora chi m’avia a fumari na sicarietta”, dice un ragazzo appena sceso, con l’aria da militare. Sul treno continuano i dibattiti. Ci stupisce che molte delle critiche partano da una domanda fissa: “Ma voi perché non prenotavate il posto?”. Quando rispondiamo che il posto prenotato lo avevamo, ci guardano increduli: “E allora perché avete fermato il treno?”. A pochi viene in mente che nel corridoio ci sono vecchi e bambini in piedi, che rimarranno così fino alla mattina dopo. Ci stupisce che stupisca “immischiarsi” quando si ha già un posto al sole. Nel nostro scompartimento discutiamo di questo, e si finisce inevitabilmente a parlare di siciliani e fatalismo.

Arriva lenta la stazione di Salerno e ci sorprende quasi addormentati. Qualcuno di noi scende a chiedere informazioni. I pullman ci sono. Gridiamo alla gente nel corridoio che 3 vetture sono pronte e li porteranno a destinazione. Qualcuno si prepara per scendere. Ma arriva la doccia fredda: i pullman ci sono, ma partiranno tra un’ora e mezza. La gente si blocca. Nessuno vuole più scendere. Noi ci sentiamo presi in giro. Chi lascerebbe il treno alle 2 della notte, col rischio di sentirsi accampare scusa di ogni sorta per non partire coi pullman e restare bloccati nel bel mezzo dell’Italia, a metà del viaggio? Il treno riparte. Questa volta nessuna protesta, non ne vale la pena e non vogliamo rischiare il linciaggio.

Arriviamo a Villa San Giovanni con 3 ore e mezza di ritardo. Sul traghetto la gente tenta di accaparrarsi un cappuccino e scatta qualche foto. I pescatori dello Stretto ingaggiano silenziose e impossibile gare con la nostra nave. Il sole spunta dalle montagne della Calabria. Il vento sul ponte del traghetto è forte e invita a ripararsi. Passiamo lenti davanti alla Madonna del porto di Messina, ingresso di Sicilia. “Benedicimus vos et ipsam civitatem”, dice la santa d’oro mostrando le tre dita. “Benedici noi e queste elezioni”, mormoro tra me e me.


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Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
14 aprile 2006

Tante poesie.. ma il delitto qualcuno lo insinua al posto di queste
Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
14 aprile 2006

E’ una vergogna...e mi spiace leggere che questo si pertepri ancora e non si sia trovata soluzione.

Ricordo anni fa, periodo natalizio, sempre la famosa "Freccia del Sud" dove la gente per accaparrarsi un posto saliva sul treno dai finestrini...altro che posto prenotato!!!

Si avevo il posto prenotato ma si può ben immagginare...

Siamo un PAESE che si definisce civilizzato...ai nostri politici e politicanti, fa comodo tenere un SUD arretrato...vorrebbero toglierci la DIGNITA’...trattandoci come bestie...

    Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
    16 aprile 2006, di : King Scorpion

    Tanto lo scicchissimo frequentatore di salotti VIP Capomegapresidentesiculissimodottorprofessor Catania non ha mai preso uno dei suoi treni per il Sud neanche da studente,preferisce i lussuosi sedili Alitalia categoria Lusso,andate in Mongolia e troverete gli stessi treni ed anche in Turchia,ma,appunto ma,pulitissimi ed in perfetto orario,ma,ancora una volta ma,l`Italia e`una delle 8 potenze,allora di che vi lamentate,votate,votate............
    Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
    19 giugno 2006, di : luciano

    Mai visto in Italia Scioperi Generali contro il Sud oppresso dalla tirannia e dalla dittatura delle mafie Scioperi a sostegno di Vietnam, Cile, Nicaragua, Palestina, Salvador, Argentina, SudAfrica, Grecia, Spagna, sono stati decine
Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
18 aprile 2006, di : Francesco Chiantese |||||| Sito Web: Francesco Chiantese

MA CHE DICI???? Ma se han fatto anche votare quelli de "il grande fratello" in una sezione tutti assieme per non sciupare il programma...non ci credo!!!
Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
21 aprile 2006

a me è successo stanotte su un espresso per Roma, un carro bestiame, una situazione disumana e per di più a napoli hanno occupato i binari per protestare per il sovraffollamento..ore di ritardo e coincidenze perse.. per non parlare di quante volte m’è capitato con la freccia del sud..che tristezza..

ci sono due italie, una che va da Roma in su e una che va da Roma in giù..

Sul treno come bestie, ma voteremo! (se arriviamo vivi)
27 maggio 2006, di : carla

su quel treno c’ero anche io...grazie per aver riportato la cronaca fedele di quello che è accaduto,ne terrò una copia conservata per ricordare in futuro quella lunga nottata.