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Sul senso della vita / di Anne Farrell

Pubblichiamo un breve saggio di Anne Farrell, canadese, intitolato: "La mia esperienza personale con il senso e il non-senso della vita"

di Redazione - mercoledì 19 agosto 2020 - 2603 letture

« Heidegger ha identificato il nichilismo quale destino della storia occidentale, personalmente credo che abbia torto, si può sempre cambiare il nostro destino collettivo modificando il nostro destino personale. »

In questo articolo, affronto un tema che è diventato centrale nella mia vita nel corso delle mie esperienze: il tema del “l’atto salvifico del senso”, l’azione valida legata al senso della vita.

Da bambina, ero già angosciata dalle questioni fondamentali e dalle problematiche dell’esistenza umana. Sono cresciuta nel nord dell’Ontario e del Quebec negli anni ’70 e ’80. A quell’epoca, anche se il Canada era una “terra” di pace, la mia famiglia era stata travolta in pieno da una guerra. Un tipo di guerra silenziosa, non come le altre, la guerra dell’annientamento dell’essere.

“L’annientamento dell’essere » o « cancellazione » dell’essere – come direbbe Heidegger, che provoca una lacerazione irreparabile, il suicidio. La mia famiglia ha perso sei membri (dal ramo materno), in momenti diversi, uccisi dal suicidio. Mi era molto difficile comprendere perché alcuni miei zii e cugini avessero compiuto questi atti. Eppure, sembravano come tutti gli altri miei zii. Avevano una famiglia, degli amici, un lavoro. Allora perché avere compiuto l’irreparabile?

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Evening on Karl Johan Street by Edvard Munch

All’epoca, nessuno della nostra cerchia ci ha spiegato, a noi bambini, perché la nostra famiglia fosse stata così tanto colpita dal suicidio. Non abbiamo ricevuto nessun aiuto per evitare danni nel nostro sviluppo psicologico e mentale. Se una situazione del genere avvenisse oggi, con lo sviluppo della psicologia traumatologica, immagino che le cose sarebbero abbastanza diverse.

Più avanti, verso la fine degli anni ’80, diventata una giovane adulta, ho incontrato un gruppo di umanisti a Montreal. Gli umanisti erano impegnati in progetti sociali e politici. Inoltre, studiavano le opere di Silo. Perciò ho iniziato a studiare i suoi scritti. Nel corso di questo periodo della mia vita, finalmente ho avuto qualche indizio per capire cos’era successo dentro di me durante la mia infanzia.

Avendo vissuto ripetutamente il suicidio dei miei familiari, da bambina e adolescente sono stata messa di fronte al nulla, di fronte all’annientamento e all’oscuramento della vita. Sulla base di questa comprensione ho voluto scoprire cosa generasse l’abisso e il nulla. In altre parole, volevo capire cosa permettesse da un lato « la crescita della vita » e dall’altro « l’annientamento della vita ».

Infatti a quel tempo, nel corso della mia breve vita, avevo preso coscienza del fatto che le piccole frustrazioni, la rabbia, i miei piccoli gesti di vendetta, ma sopratutto i miei fallimenti rimanevano registrati dentro di me e tessevano la sofferenza nella mia mente.

Un’opportunità per me, i temi principali studiati dagli umanisti erano proprio l’abisso, il senso, il non-senso, e lo sviluppo della coscienza e della vita.

“Il concetto di « abisso » è stato scelto per le sue implicazioni psicologiche, in quanto risveglia dei vissuti personali come quello della vertigine, vissuti associati a una sensazione contraddittoria di attrazione e repulsione; o come quell’attrazione verso il nulla che prende il sopravvento nel suicidio o nella furia distruttiva e inebriante che motiva il nichilismo di un individuo, di un gruppo o di una civiltà. Non parliamo dell’angoscia come Kierkegaard o della nausea come Sartre, intese rispettivamente come la disintegrazione passiva del senso. Parliamo della vertigine e dell’attrazione verso il nulla come un’attività distruttiva, come una sorta di motore di avvenimenti personali e sociali che contendono alla vita la supremazia e il potere.” (Silo, Discorsi)

Ho scoperto che la sofferenza risiede nella mente di praticamente ogni essere umano. Il superamento di questa sofferenza è possibile nella misura in cui si orienta la propria vita verso atti non contraddittori. Di conseguenza, queste azioni devono oltrepassare le problematiche personali (azioni essenzialmente volte verso se stessi). Gli atti non contraddittori devono essere indirizzati in maniera positiva verso gli altri. Silo descrive gli atti non contraddittori come delle azioni valide, degli atti che costruiscono la vita e la mente umana mentre gli atti contraddittori le disintegrano.

Come possiamo guidare le nostre azioni verso l’atto valido? Silo propone alcuni Principi [1], che sono in un certo senso leggi di comportamento. Pertanto, essi non sono pensati come un manuale di istruzioni di tipo morale, ma come dei campi di forze che agiscono come azione o come reazione in base alla posizione di chi agisce.

Nel corso del mio studio di questi Principi, ho cercato di integrarli nella mia vita quotidiana. Ma ho incontrato grandi difficoltà. Ho realizzato che vivere in una società basata sull’individualismo cronico che promuove tranquillamente l’egoismo, era molto difficile. Sono una consumatrice, quindi devo mandare giù, le cose e le relazioni.

Così, ho incontrato grandi resistenze a integrare i principi nella mia condotta perché fin da bambina ho più che altro integrato “l’atto di-per-sé”, ossia, agire per un eventuale ritorno dell’azione. Ma questo modo di costruire la nostra vita ci porta verso la nevrosi collettiva e troppo spesso il nichilismo si installa nel nostro cuore.

In realtà, oggi sono molto poche le persone che agiscono indipendentemente dall’aspettativa di un ritorno immediato dell’azione. Ed è proprio lì che si trova l’azione valida. È un atto che costruisce al di fuori di noi, senza che ci si aspetti un ritorno.

Può darsi che questa pandemia del COVID-19 ci porti a riconsiderare i nostri atti. Queste persone stanno elaborando dei contenuti che partono da loro e vanno verso il mondo, e non rispondendo a degli stimoli convenzionali.

Personalmente ho scoperto che c’è una grande differenza tra le attività che ero obbligata a svolgere dietro compenso e quelle che partivano dal mio mondo interiore per andare verso il mondo esterno.

Credo di aver realizzato nella mia vita qualche atto che si avvicina alle azioni valide. Perché da quando le ho compiute, ho avuto una sensazione di improvvisa apertura interiore accompagnata da una gioia e da una grande tranquillità mentale. E ho capito che è proprio grazie alla realizzazione di questo tipo di azioni che mi allontano dallo stato interiore del non-senso e del nichilismo dilagante nella società. Ho capito che la realizzazione degli « atti salvifici » era, per me e i miei cari, un percorso per superare la sofferenza della mente e acquisire la fede nell’essere umano.

Per concludere questo articolo, vorrei condividere un estratto del libro Umanizzare la Terra. In questo passaggio, Silo spiega in maniera allegorica l’esperienza del non-senso e il senso e la missione di umanizzare la terra.

Dolore, sofferenza e senso della vita

1. La fame, la sete, la malattia ed ogni danno fatto al corpo, sono il dolore. Il timore, la frustrazione, la disperazione ed ogni danno fatto alla mente, sono la sofferenza. Il dolore fisico retrocede con il progredire della scienza e della società. La sofferenza mentale retrocede con l’avanzare della fede nella vita, vale a dire a misura che la vita acquista un senso.

2. Se per caso ti immagini come una meteora fugace che ha perso il proprio splendore toccando questa terra, accetterai il dolore e la sofferenza come la natura stessa delle cose. Ma se credi di essere stato lanciato nel mondo per compiere la missione di umanizzarlo, ringrazierai coloro che ti hanno preceduto e che hanno costruito laboriosamente il tuo gradino perché tu possa continuare l’ascesa.

3. Creatore di mille nomi, costruttore di significati, trasformatore del mondo… i tuoi padri ed i padri dei tuoi padri continuano in te. Non sei una meteora che cade ma una freccia luminosa che vola verso i cieli. Sei il senso del mondo; quando chiarifichi il tuo senso, illumini la Terra. Quando perdi il tuo senso, la Terra si oscura e l’abisso si apre.

4. Ti dirò qual è il senso della tua vita qui: umanizzare la Terra! Che cosa significa umanizzare la Terra? Significa vincere il dolore e la sofferenza, imparare senza limiti, amare la realtà che costruisci.

5. Non posso chiederti di andare oltre; ma non deve sembrarti irriverente questa mia affermazione: “Ama la realtà che costruisci e neanche la morte fermerà il tuo volo!”.

6. Non compirai la tua missione se non userai le tue forze per vincere il dolore e la sofferenza in coloro che ti circondano. E se riuscirai a far sì che essi, a loro volta, intraprendano il compito di umanizzare il mondo, il loro destino si aprirà e per loro inizierà una vita nuova.

(Silo, Umanizzare la Terra, Il Paesaggio Interno)


Traduzione dal francese di Raffaella Piazza

Revisione: Thomas Schmid

L’articolo-saggio di Anne Farrell, La mia esperienza personale con il senso e il non-senso della vita, è pubblicato dal circuito Pressenza.

Puoi leggere anche la versione francese.


[1] http://www.silo.net/system/documents/16/original/Il_Messaggio_di_Silo-2017.pdf pag. 16, cap. XIII. I PRINCIPI


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