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Spericolata operazione Unipol

La compagnia bolognese salva Ligresti e si fonde con la sua Fonsai. Il tutto con la regia di Mediobanca che deve recuperare i prestiti sia da Ligresti che dall’Unipol. Per fare ciò, l’Unipol chiederà altri prestiti e s’indebiterà ulteriormente. L’unico che ci guadagna è Salvatore Ligresti: 76,9 milioni di euro

di Adriano Todaro - martedì 31 gennaio 2012 - 2616 letture

Non sono un esperto di Borsa e neppure di incroci finanziari. Eppure quando ho letto la notizia che la compagnia assicurativa della Lega delle cooperative, l’Unipol, aveva intenzione di acquistare la Fonsai di Salvatore Ligresti, non so perché mi sono venuti in mente i Probi pionieri di Rochdale.

In questo villaggio dell’Inghilterra, nel 1844, un gruppo di tessitori, dopo un lungo sciopero, avevano deciso di unirsi e acquistare all’ingrosso le derrate alimentari. Un’esigenza, quella dei Probi pionieri di Rochdale − così come si autodefinirono − per sopperire e far fronte alle speculazioni indette dai bottegai, formando così la prima cooperativa di consumo del mondo.

Dopo quell’esperienza, in Italia si fondarono molte cooperative e non solo di consumo. Una bella storia, quella delle cooperative italiane, dove moderati, cattolici, socialisti, facevano a "gara" nel cercare di gestire al meglio le cooperative, ma tutti con un unico obiettivo: la difesa contro gli sfruttatori, il grande capitale, così da permettere agli "operai di sottrarsi alla tirannide dei padroni".

Chissà cosa pensa dei Probi pionieri di Rochdale e delle altre cooperative nate nell’800, Carlo Cimbri attuale numero uno della Unipol. Classe 1965, le sue foto lo mostrano di bell’aspetto, capello lungo sapientemente "scomposto", baffi e pizzetto, abito grigio scuro d’ordinanza manageriale. Forse nei discorsi ufficiali si rifà proprio ai sacrifici che hanno fatto, da quel 1844, i cooperatori. Sono stati sacrifici enormi anche nel periodo fascista quando le cooperative venivano incendiate e i cooperatori bastonati e mandati in galera. Malgrado ciò, alla fine del fascismo, nelle città appena liberate dai partigiani, le cooperative svolgeranno un lavoro immane e molto proficuo. Saranno proprio le cooperative che toglieranno macerie dalle strade, ripareranno i danni dei bombardamenti, riapriranno le vie di comunicazione, smineranno i terreni. Scriverà, nel 1947, il ministro del Lavoro Alberto Basevi: "La cooperazione la cercavano tutti, dall’impiegato, il cui stipendio era insufficiente per sfamare i suoi figlioli, all’operaio disoccupato, così come la ricercava il ministro dell’Agricoltura per far coltivare le terre incolte, o quello dei Lavori pubblici per l’esecuzione dei lavori urgenti, o quelli dell’Alimentazione per far diventare bianca o almeno rossa dalla vergogna la borsa nera".

Sono sicuro che tutto questo, Carlo Cimbri lo conosce benissimo. Anzi conoscerà molto di più di quel che conosco io della cooperazione anche perché lui è il massimo esponente di una importantissima branca della Lega delle Cooperative. Era il vice di Giovanni Consorte (ricordate il duo Fassino-Consorte "Abbiamo una banca!") e in primo grado pure lui condannato. Era stato invece assolto nel 2010 dall’accusa di aggiotaggio manipolativo per fatti risalenti al 2003 e che riguardavano i titoli di Unipol Privilegiate.

Ora l’amministratore delegato Unipol, si lancia in una operazione senza paracadute che avrà ripercussioni all’interno di tutto il movimento cooperativo. L’Unipol non se la passa, in questo momento, bene. Da quando sono circolate le voci sul salvataggio della Fonsai di Ligresti, il titolo Unipol in Borsa ha perso oltre il 30 per cento. Inoltre è indebitata con Mediobanca ed è proprio da questo indebitamento che parte l’azione spericolata di Cimbri e Co.

Nata nel 1963, il marchio Unipol viene acquistata per 60 milioni di lire da parte della Lega delle Cooperative. Sino a quel momento non aveva mai operato ed era di proprietà della famiglia proprietaria della Lancia. Da quel momento diventerà sempre più grossa, una delle compagnia italiane più rappresentative.

Mediobanca ha prestato 1,2 miliardi di euro a Ligresti e 400 milioni a Unipol. Il ruolo di Mediobanca è quindi una regia finanziaria affinché possa recuperare i soldi prestati facendo sorgere un gigante delle assicurazioni da 21,2 miliardi di premi. Ma è un affare per l’Unipol? Le sette maggiori cooperative di consumo, in questi giorni, hanno emesso un comunicato dove si definisce l’acquisizione di Fonsai "un intervento finalizzato ad una soluzione utile per il settore assicurativo del nostro Paese e importante per gli interessi degli assicurati e delle migliaia di lavoratori, agenti e piccoli azionisti".

Sarà, ma intanto il titolo Unipol perde il 30 per cento in Borsa e il nuovo colosso avrà bisogno di rastrellare nuovi capitali per 1,75 miliardi di euro. E chi saranno gli azionisti che metteranno questo capitale? Le cooperative di consumo, le Coop che, appunto, controllano il gruppo assicurativo.

Qua nasce un problema non certo secondario. In periodo di crisi, anche i negozi Coop non vanno bene. E allora bisognerà ricorrere ai prestiti. E sarà ancora una volta Mediobanca a prestare soldi ad un’azienda che, pur senza capitali, vuole acquistare un gruppo assicurativo. E qua comincia una complessa operazione finanziaria con al centro le holding di Unipol che vedranno aumentare i debiti.

Gli unici che ci guadagnano sicuramente da questa operazione sono i Ligresti. All’uomo di Paternò, l’Unipol pagherà 76,9 milioni di euro. Poi un comunicato che suona come una presa per il culo: "La compagnia bolognese[Unipol] ha ottenuto dalla famiglia Ligresti la disponibilità a stipulare con ciascuno dei suoi componenti un patto di non concorrenza di durata quinquennale nel settore assicurativo con l’impegno a non avvalersi dei loro consolidati rapporti con la rete agenziale e la clientela del gruppo Fonsai, riconoscendo a fronte di tale impegno un corrispettivo annuo lordo pari ad euro 700 mila per ciascuno dei componenti della famiglia".

E così per il costruttore che nel 2010 ha accusato una perdita di 928 milioni di euro e nel 2011 ben più di un miliardo di euro, arriva il premio da parte della Unipol. E’ proprio uno strano Paese il nostro. Più fallisci, più sei incapace di gestire la tua azienda, soprattutto se sei stato in galera per Tangentopoli e inquisito a Firenze, più accorrono i salvatori. E questo avviene mentre nel nord-est dell’Italia ci sono decine e decine di piccoli e medi industriali che si tolgono la vita perché le banche non concedono i crediti.

Ed ora c’è un altro problema. Uno dei commissari della Consob (Commissione nazionale per le Società e la Borsa), Michele Pezzinga, denuncia che il presidente, Giuseppe Vegas, abbia dato "consigli" a Mediobanca, diventando di fatto, "consulente di un gruppo privato". Il tutto per aggirare l’obbligo di lanciare un’Opa (Offerta pubblica di acquisto) considerato che l’Unipol non ha i mezzi necessari. Le associazioni dei consumatori chiedono le dimissioni di Vegas, "un arbitro che invece di regolare il mercato, gioca una partita sporca prestando la sua consulenza a Mediobanca per raggirare i diritti dei risparmiatori".

Un’operazione, quella della fusione Unipol-Fonsai che non ha nulla a che vedere con i princìpi dei Probi pionieri di Rochdale. D’altronde, Carlo Cimbri si muove non come un pioniere e neppure in modo probo. Ma come uno dei tanti affaristi o come uno di quelli che in gergo borsistico chiamano gambler, i giocatori d’azzardo.

Vasco Rossi sognava una "vita spericolata", Cimbri la conduce. Gli unici che non la desideravano erano i soci-prestatori delle Coop ed ora, loro malgrado, offriranno i loro risparmi all’ex galeotto di Paternò. Ma è questo il fine per cui i soci prestano soldi alla Lega delle Cooperative?


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