Speciale sul Festival Internazionale del Cinema di Frontiera a Marzamemi

Report e fotogallery della seconda serata del festival, sabato 24 Luglio. Resoconto di "Chiaccere sotto al fico" con Turi Pintaldi, della rassegna "Con-corti" e di "Lampi sul Mediterraneo".
Arriviamo a Marzamemi nel tardo pomeriggio di sabato 24, ad accoglierci è un suggestivo gioco di luci naturali, frutto del sole che volge al tramonto e delle bianche pietre con cui è costruito questo borgo di pescatori.
L’atmosfera è quella ormai consueta del festival del cinema di frontiera: piazza Regina Margherita trasformata in una grande sala cinematografica a cielo aperto; i vicoletti animati dagli artigiani; la Balata, il cortile arabo e l’intima location del settecentesco cortile di Villa Dorata, pronte per le proiezioni.
Iniziamo a seguire la vita del festival proprio in quest’ultimo luogo, dove alle 19 è in programma il primo appuntamento di “Chiacchiere sotto il fico”, ciclo d’incontri con autori, registi e sceneggiatori, appuntamento fisso da sei edizioni. Per quest’anno gli incontri sono moderati da Sabina Minardi, giornalista de “L’Espresso”, che ci confessa che anche per lei questo piccolo lembo di terra, così a sud, è diventato un luogo dell’anima. E ad aprire le chiacchiere 2010 è Turi Pintaldi, ideatore storico del festival, questa volta nei panni di autore di “Racconti Corsari”, una raccolta di racconti brevi ambientati poco lontano da Marzamemi, a Pachino. Il suo testo è un’incursione nella memoria, sua e dei suoi compaesani. A essere narrata è la vicenda di un quartiere di Pachino e gli intrecci che nascono tra i suoi abitanti, le loro storie e le loro difficoltà. Il cortile via via si anima, come la discussione che porta pubblico e protagonisti ad interagire e confrontarsi sulle tematiche inerenti al libro, senza mancare di divagare e creare un’atmosfera famigliare e distesa, tipica di un paese in riva al mare all’ora del tramonto.
Ci allontaniamo dal cortile, e iniziamo a girovagare per le stradine e i vicoli, dappertutto gente con il naso all’insù ad ammirare le facciate tardo barocche di Marzamemi, a scattare foto agli scorci del paese, a passeggio per il lungo mare, seduta ai tavolini dei ristoranti e dei pub, o a bivaccare tranquillamente sui terrapieni della costa a pochi centimetri dal mare.
Torniamo alle proposte del festival del cinema. In piazza Regina Margherita è il turno del film “Il Concerto” di Radu Mihaileanu. Noi decidiamo di seguire i cortometraggi in concorso, e ci dirigiamo al cortile di Villa Dorata, per visionare i tre lavori proposti per “Con-Corto”.
Il primo è “Il pomodoro” di Alessio Angelico, corto ambientato a Palazzolo Acreide (in provincia di Siracusa), che narra le vicende di un pomodoro, e del suo proprietario, alle prese con la burocrazia. Una storia paradossale, liberamente ispirata ad un racconto di Manzoni, che vuol essere una denuncia contro la macchina burocratica, accusata di lentezza e richieste fuori misura. Un buon lavoro, fatto con pochi mezzi ma tanta passione, che riesce nella sua breve durata a trasmettere al pubblico le angosce di chi, per sfortuna o per puro caso, finisce tra le mani di una burocrazia sorda alla logica e al buonsenso.
Secondo corto in concorso è “Oggi gira così” diretto da Sydney Sibilia, che ci racconta una giornata paradossale di un piccolo gruppo di persone, ognuno alle prese con la sua vita e le sue emergenze esistenziali. Storia dal finale “col botto”, ma senza una risoluzione positiva per i personaggi, personaggi che risultano genuini nella loro negativa umanità.
A chiudere i corti in programma è “Tre ore” di Anna Rita Zambrano, un lavoro crudo e diretto, che parla di un uomo condannato per omicidio, che ha un permesso di tre ore dal carcere, che sfrutta per incontrare la figlioletta. Il corto è un dialogo, secco e asciutto, che appare come rubato da un momento di vita quotidiana. Nessun colpo di scena, nessun intreccio, solo un’incontro tra un padre colpevole di omicidio, e una figlia che non lo giudica e lo sta ad ascoltare. Il tutto senza filtri retorici.
Usciamo dal cortile, e dopo una buona oretta trascorsa al suo interno, ci rendiamo conto che la popolazione presente a Marzamemi è più che triplicata. Tutti i posti a sedere in Piazza Regina Margherita sono esauriti, vicoli e strade sono pieni di persone che girano e s’alteranno tra una proiezione, una birra e un buon arancino made in Sicily.
Noi ci dirigiamo al cortile arabo, sede della rassegna “Lampi sul mediterraneo”, con film, documentari e i fuori-formato non in concorso. In programma, per la seconda serata del festival “L’emigrazione siciliana nel cinema” di Sebastiano Gesù e Sebastiano Pennisi, “Il bandito Salvatore Giuliano” di Cateno Sanalitro, testo e musica di Ciccio Busacca e “Clochard a Vita” di Alessandro Puglia.
I primi due li perdiamo, ma non ci lasciamo sfuggire il documentario di Alessandro, che è tra l’altro anche un caro amico di Girodivite. L’autore, telecamera in mano, va in giro per Milano nei luoghi dei clochard, incontra i volontari che si occupano di loro, la parola è spesso lasciata ai senzatetto che analizzano le loro vicende, le loro vite, spiegando come sono finiti per strada, e come si sopravvive nella Milano della disperazione. Il lavoro di Alessandro Puglia è un documentario giornalistico, ma dal taglio decisamente poetico, la narrazione scorre via piacevole - pur trattando una tematica scomoda - e c’accompagna nel mondo dei senzatetto senza mai scendere nella retorica e nei luoghi comuni.
Lasciamo il cortile arabo e ci dirigiamo verso la piazza, le proiezioni in programma per la seconda giornata del festival sono terminati, ma la gente non va via dal borgo di Marzamemi, che continua a vivere fine a tarda notte.
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