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Sinistra, datti una scossa!

Un fronte politico è vincente quando determina in maniera decisiva l’agenda politica del paese. La sinistra, o centro-sinistra dir si voglia, è da anni incapace di elaborare un progetto concreto ed efficace per l’Italia. Si può ipotizzare un’inversione di tendenza?

di Emanuele G. - mercoledì 2 settembre 2009 - 2299 letture

Ecco avanzarsi l’ennesimo menagramo di turno. La sinistra ne produce a gettito continuo. Per disperazione? Per divertimento intellettuale? Come si individua un menagramo dal resto del genere umano? Dall’uso particolare del linguaggio. Un caleidoscopio di toni andanti dall’apocalittico al saccente. Il menagramo si avanza con frasi ad effetto di simil guisa: “solo io sono in grado di prevedere il futuro” oppure “rivolgetevi pure a me che riesco a capire tutto”. Oggi provo io a interpretare il ruolo del menagramo. Con la speranza, forse recondita?, di centrare alla grande il ruolo che mi sono scelto.

Di buona norma, un menagramo competente nella materia inizia il proprio ragionamento con una tesi minacciosa e foriera di cattivi presagi. Pressappoco così suona:

Un fronte politico è vincente quando determina in maniera decisiva l’agenda politica del paese.

Ma anche l’antitesi mica è un fioretto qualsiasi:

La sinistra, o centro-sinistra dir si voglia, è da anni incapace di elaborare un progetto concreto ed efficace per l’Italia.

La conclusione sembra leggera, ma apre interrogativi esistenziali. Da non dormirci la notte.

Si può ipotizzare un’inversione di tendenza?

Complimenti a me stesso per aver deciso di sottoporre le mie meningi a cotanto sovrumano sforzo. E voi, cari lettori/lettrici, ad un esercizio di carità cristiana. La bicicletta l’ho pretesa con particolare furore ed eccomi qui accontentato. Non so come trattenere la gioia.

Comincio la mia predica dalla tesi. Se devo sollecitare la vostra pazienza fino ai limiti dell’umana pazienza ho almeno l’obbligo di agevolarvi la comprensione ricorrendo alle armi dell’ordine e della ragione.

I. Tesi

Costruire una proposta politica vincente non è azione facile. Massimamente ai giorni nostri. Una proposta politica è vincente quando i suoi fattori costituitivi entrano in particolare simbiosi fra loro determinando un prodotto capace di incontrare il riscontro favorevole dell’elettorato.

Ia. Quali sono i fattori costituitivi di una proposta politica che abbia buone possibilità di affermazione?

Lo schieramento politico di riferimento alla proposta deve rappresentare un’idea di semplicità di costruzione e di coesione operativa. Più lo schieramento appare complesso e scarsamente operativo maggiore è il rischio che la proposta politica non venga accettata dall’elettorato che privilegia sempre la chiarezza negli schieramenti politici.

La stessa proposta non necessita di inglobare in sé la rappresentanza degli interessi diffusi nella società, ma è bastevole che essa si occupi solo di alcuni interessi predisposti per attivare l’interesse dell’elettorato. Proporre un ristrettissimo numero di interessi permette di massimizzare in modo soddisfacente la comunicazione degli stessi poiché è più semplice costruire il relativo messaggio politico.

L’elettorato ha bisogno di identificarsi in una leadership reale e sostanziale. Spesso una proposta politica buona non riesce ad arrivare proprio perché la leadership appare debole oppure presenta un elevato tasso di conflittualità al suo interno.

La proposta politica per potersi affermare rispetto ad un’altra concorrente necessita che lo schieramento politico di riferimento abbia un indice di presenza sull’intero territorio nazionale soddisfacente. Si raggiunge tale obiettivo avendo una struttura logistica presente in maniera capillare e in grado di “occupare” il territorio.

Quando la proposta politica è il risultato di un accordo fra diverse forze politiche essa deve possedere un grado di complementarità e omogeneità piuttosto evidente affinché la stessa non crei problemi di identificazione con l’elettorato.

Ib. Come già accennato sopra l’atto di creazione di una proposta politica vincente non è un percorso agevole. Ancora di più ai giorni nostri. Interroghiamoci brevemente sulle ragioni.

Prima di tutto, la società italiana è diventata più complessa e “spezzettata” rispetto a trenta/quaranta anni fa. E la politica, di conseguenza, fatica non poco nell’interpretare una dinamica sociale non univoca ed ad assetto spiccatamente variabile.

Un altro problema è il venir meno del senso di militanza ed appartenenza a un partito e/o un’ideologia. Ciò ha di fatto interrotto la relazione fra partiti e territorio poiché il militante, o tesserato dirsi voglia, fungeva da prezioso anello di collegamento. Permetteva, in pratica, al partito di sentire il territorio e al territorio di essere rappresentato dentro gli apparati dei partiti.

Sempre più la comunicazione appare un elemento di assoluta primaria importanza. Se riesci a veicolare il tuo messaggio va da sé che il tuo risultato elettorale sarà migliore rispetto allo schieramento politico avverso. La comunicazione appare l’unica modalità in possesso ai partiti ai giorni d’oggi per raggiungere una società sempre più complessa e priva di quelle strutture di collegamento con i medesimi.

Per sintetizzare, una proposta politica vincente è un “work in progress” molto articolato e dal cammino “a salti”. Ossia si deve lavorare su base giornaliera affinché gli aspetti per così dire “statici” si integrino efficacemente con quelli “dinamici” per addivenire a una proposta politica che da un lato avvicini lo schieramento politico di riferimento all’elettorato e dall’altro permetta a questo ultimo di identificarsi con lo schieramento politico che l’ha prodotta.

II. Antitesi

Ma allora perché la sinistra non è riesce a offrire una proposta politica vincente e, pertanto, a convincere l’elettorato? Provo a mettere in evidenza alcune possibili cause.

IIa. La sinistra non ha mai reso facile il processo di identificazione del suo schieramento. Dagli anni novanta in poi abbiamo assistito a un continuo cambio di sigle sia di singoli partiti che di coalizioni che hanno di fatto disorientato l’elettorato. Anche la grottesca diatriba se il termine centro sinistra debba intendersi con il trattino o meno è un segno di un’incapacità di elaborazione politica di tutto lo schieramento di sinistra nei confronti dell’elettorato.

Il programma politico che la sinistra ha offerto all’elettorato italiano in tutti questi anni ha sofferto di parecchie criticità. Prima di tutto, non si devono mai sviluppare programmi “omnibus”. Ossia dove sta dentro tutto e il contrario di tutto. Un programma politico coerente deve avere una visione essenziale delle cose da fare. Di conseguenza, non è vincente creare un programma troppo corposo e pletorico. All’elettorato ciò non interessa. Meglio un agile programma basato su tre, quattro idee cardine. Infine, la non perfetta coesione dello schieramento politico della sinistra ha indebolito in maniera decisiva un programma che non ha svolto un ruolo propulsivo nel momento in cui l’elettorato ha espresso la sua scelta.

Altra criticità è rappresentata dal fatto che la sinistra non ha mai avuto un leader forte e carismatico capace di aggiungere valore e possibilità di vittoria nei confronti dello schieramento politico avversario. La leadership del Presidente Prodi è apparsa temporanea, frutto di difficili accordi interni e mai realmente riconosciuta in seno allo schieramento della sinistra. L’errore strategico fondamentale di Prodi è di non aver avuto un partito di cui essere il leader riconosciuto. Aveva iniziato questo percorso con i Democratici, ma la sua esperienza di Presidente della Commissione Europa gli ha impedito di fatto di essere riconosciuto come il leader naturale della sinistra italiana. Con un esito finale davvero triste. Il Partito Democratico, progetto politico fortemente voluto dallo stesso Prodi, gli ha di fatto voltato le spalle.

Il generale arretramento della sinistra nel corso degli ultimi decenni ha via via diminuito la sua forza elettorale. Come si poteva credere di vincere considerando il fatto che esiste un problema nord e sud nella sinistra italiana? Infatti, in queste aree la forza della sinistra si è ridotta in modo drastico denotando un’incapacità dei suoi quadri dirigenti di prevenire e capire i profondi cambiamenti intercorsi in quelle aree. Vorrei capire in che modo lo schieramento della sinistra possa coltivare progetti di recupero se la sua presenza è labile e altalenante. Avere una continuità di azione politica è il primo “step” per orientare nuovamente a proprio favore l’elettorato. Se vuoi che la gente ti voti ci devi essere. In più, bisogna considerare il fatto che spesso i quadri dirigenti della sinistra sono auto-referenziati e lontani dai territori dove essi dovrebbero operare.

Domanda. Qualcuno mi deve spiegare come sinistra radicale e Idv possano essere complementari fra di loro e determinare un elevato grado di coesione a favore del programma politico della sinistra? Un errore storico della sinistra è di aver voluto costruire uno schieramento non considerando la sua plausibilità operativa, ma l’unico collante sembrava essere un diffuso anti-berlusconismo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti noi, purtroppo. Esiste una sinistra che è di fatto implosa e non sembra dare garanzie di reale cultura di governo all’intero paese. Dall’altro canto il Presidente Berlusconi può continuare a dormire sonni tranquilli fino a quando la sinistra non creerà una valida alternativa. Un assurdo dello schieramento politico della sinistra è stato rappresentato dalla manifesta schizofrenia dei suoi comportamenti. Molti suoi componenti da un lato erano parte del Governo della Nazione, mentre dall’altro giocavano al ruolo di opposizione. Un comportamento di pura schizofrenia. Lo ripeto.

IIb. Ma non c’è solo questo.

La sinistra ha avuto un ruolo dominante nella società italiana fino a quando è riuscita a capirla. Il periodo in questione va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino al termine degli anni settanta. Durante tale periodo la lettura delle dinamiche sociali dell’Italia post-guerra era più agevole e facile. La società italiana di allora era una società per molti versi pre-industriale e si era in grado di comprenderla usando delle dicotomie semplificative: padrone-lavoratore, nord-sud, povero-ricco e così via. Il quadro è iniziato a cambiare a cavallo degli anni settanta/ottanta allorquando la società italiana ha assunto caratteri da società post-industriale. Il che ha complicato, e non di poco, la capacità della sinistra ad orientarsi. La società italiana è diventata più complessa e “spezzettata”. La sinistra ha iniziato a evidenziare una sostanziale incapacità a relazionarsi con la medesima dando lo “start up” a un processo di ridimensionamento. Ciò ha prodotto tutta una serie di criticità che hanno privato la sinistra della possibilità di determinare l’agenda politica del nostro paese.

Anche il senso di militanza e di appartenenza si è di fatto svuotato nella sinistra dando vita a fenomeni di “folklore di sinistra”. Ossia non credo più di tanto nella sinistra, ma per motivi di interesse personale continuo a far parte di tale schieramento. Da qui la nascita di un modo di appartenere alla sinistra più di forma che di sostanza. Non per nulla si è originato nella sinistra italiana un diffuso “mood” da radical-chic che testimonia l’incapacità della sinistra a essere parte attiva della società italiana dei giorni nostri. Appartengo alla sinistra non per risolvere i problemi del mio paese, ma per condividere con alcuni interessi afferenti a logiche di gruppi oramai staccati dalla realtà circondante.

La comunicazione del Partito Comunista Italiana era un’arma di impressionante efficacia operativa. Grazie a un attento studio di termini, segni e simboli la sinistra di allora riusciva a creare un momento di comunicazione che era immediatamente recepito dall’elettorato e trasformato in azione politica. Ora la situazione è cambiata. In peggio. Dobbiamo ammetterlo. La sinistra non riesce a comunicare perché ha di fatto nessuna idea da comunicare al proprio elettorato. Fra l’altro comunica in modo contorto e per nulla comprensibile. Anche la capacità di comunicazione orale non presenta caratteristiche di efficacia. Sono davvero pochi i dirigenti della sinistra che oggi sanno comunicare in modo chiaro e completo. Molti non sanno neanche che esiste nella comunicazione orale la regola del “120”. Cioè per farti capire non devi superare le 120 parole al minuto e devi mantenere il “par” (indice/parametro) stabile per l’intera durata del tuo eloquio. Gli “Enciclopedisti” francesi avevano raccomandato, e siamo nel settecento, che l’essenzialità della comunicazione è un atout fondamentale per farsi capire.

Il quadro rappresentato non è positivo. Anzi. E’ da capire fino a quando questa situazione perdurerà. Ci sarà un momento in cui la sinistra ci farà davvero sognare? Non è più il momento di pensare a quello che non c’è più, ma di costruire una sinistra in grado di accettare le sfide presenti e future della nostra Nazione.

III. Conclusione

Come costruire, allora, un percorso che deve realizzare il tanto agognato sogno? Partendo da un presupposto operativo fondamentale. Il sogno assuma il ruolo di “elan vital”, mentre il progetto politico necessita di un forte dose di concretezza e realismo. La politica è la politica.

IIIa. Il primo passo, è quello di creare una federazione politica di tutte le forze della sinistra con l’obiettivo ultimo di costituire il partito della sinistra. Tale federazione non deve assumere i caratteri di semplice cartello elettorale, ma ha l’obiettivo di semplificare il quadro politico della sinistra facendo evidenziare il senso di responsabilità diffuso presente nel nostro schieramento politico. Si può anche ipotizzare una specializzazione operativa per ogni componente della nascente federazione. La sinistra radicale si occuperebbe della tematica del lavoro, il Partito Democratico delle riforme di cui l’Italia ha disperato bisogno, l’Idv della legalità e il Partito Radicale dei diritti civili. Bisogna convincersi che lo scenario politico italiano è ora bipolare e si sta trasformando in bipartitismo perfetto.

Quali messaggi far passare? Ne indicherei due: l’Italia e il lavoro. In tutti questi anni la sinistra si è occupata di questioni che non sono arrivate all’elettorato. All’italiano medio interessa una politica che si occupi di lui e gli assicuri un buon lavoro. Null’altro. Va da sé che la sinistra ha l’obbligo di recuperare una certa dose di nazionalismo ossia di particolare attenzione alle reali necessità dell’Italia e dei suoi abitanti. Tale modus operandi non significa affatto esclusione dei non italiani, ma porre le criticità del momento in seno a una scala di giuste priorità.

Lo scenario afferente alla leadership della sinistra è molto desolante e negativo. Non c’è nessuno capace di rappresentare in modo carismatico una posizione di leadership. Negli ultimi decenni la sinistra ha bruciato così tanti “leader” da rimanerne senza. Anche qui la sinistra deve innovare. Si può ipotizzare un leader preso al di fuori dell’agone politico proprio a sottolineare il rinnovato legame fra politica e società intrapreso dalla sinistra. Attivare una tale operazione indicherebbe una decisa inversione di rotta nel modo con cui la sinistra intende rapportarsi con il suo elettorato.

Per ritornare fra la gente la sinistra deve avere una visione fortemente territorializzata. Ossia l’azione politica nasce da un’attenta analisi del territorio dove essa opera. Non si va da nessuna parte con partiti di sinistra auto-referenti e radical chic. La carne della nostra azione politica è il territorio con le sue necessità e i bisogni della gente che vi abita. Pertanto, bisogna agevolare lo spontaneismo aggregativo, la costituzione di comitati civici e un forte legame con il vasto mondo dell’associazionismo presente sul territorio. Ciò permetterà di recuperare territori ad oggi persi e di ridare senso alla parola adesione.

Attivando tutta questa serie di interventi ha senso la parola complementarietà in quanto ogni parte del fronte della sinistra avrebbe un ruolo preciso che si completa con quello degli altri. La complementarietà ha motivo di esistere allorquando si crea una cornice di riferimento entro la quale ogni protagonista ha un ruolo e delle finalità da raggiungere compatibili con l’intero schieramento politico. La complementarietà non è un valore verticale, ma orizzontale perché è originato da un’intensa attività di presenza sul territorio dove l’azione di ogni componente è integrata con il resto dello schieramento.

Quali le conseguenze in riferimento ad argomenti come società, adesione e comunicazione?

IIIb. Una sinistra così costruita sarà davvero capace di capire la società italiana in quanto avrà come variabili indipendenti della sua azione il cittadino italiano e il territorio. Un italiano e un territorio molto diversi dagli anni cinquanta e che necessitano di una nuova lettura. Lettura possibile se si è prossimi a queste variabili.

Il valore dell’adesione avrà quel nuovo slancio andato perduto nel corso degli anni. Perché sarà essenziale lo spontaneismo della base per il rilancio della sinistra. L’esistenza della sinistra nel territorio non è un’azione dall’alto verso il basso. Qualcuno ha deciso da Roma. Ma dal basso proprio per radicarsi nel territorio e nella comunità che abita quel territorio.

Uno schieramento di sinistra basato su poche idee guida e territorializzato acquisirà una maggiore capacità di comunicazione perché è in grado di capire cosa succede in Italia e conseguentemente parlare all’Italia.

Sinistra, datti una scossa! E’ ora di ritornare fra le strade della nostra Nazione a incontrare gli sguardi e le ansie degli italiani. Ci sono milioni di italiani che non ti votano più perché non sei riuscita a rappresentarli e a cui devi dare nuovo orgoglio di appartenenza. E’ un obbligo morale in quanto siamo una forza capace di governare l’Italia. Meglio di altri. E’ la nostra storia che ce lo impone.

Chiosa finale. Ma poi sarò stato così apocalittico e saccente?


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