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Sciopero Generale: 500.000 in piazza

Alte adesioni in tutti i settori. Così traspare dalle prime stime sull’adesione allo sciopero generale di venerdì 17, organizzato da CUB Confederazione Cobas, e SdL Intercategoriale.

di Piero Buscemi - mercoledì 22 ottobre 2008 - 2591 letture

Sono stati oltre due milioni di lavoratori, del settore pubblico e privato, che hanno aderito allo sciopero e circa 500mila hanno partecipato alla manifestazione di piazza a Roma per il corteo nazionale, che ha invaso pacificamente le strade, da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni.

Uno sciopero che ha riguardato anche il trasporto pubblico locale. I dati della partecipazione hanno registrato per la Trambus di Roma il 45% di astensione dal lavoro; alla CGT di Torino il 75%; a Bologna fra il 75 e il 77%; a Venezia centro l’80% extraurbano 40%; a Treviso il 40%.

La giornata romana non era iniziata con il favore delle condizioni atmosferiche, ma nonostante la pioggia continua, i lavoratori dei vari settori non hanno voluto mancare a questa possibilità per mettere in piazza il loro disappunto sulle scelte politiche del governo, in merito al loro futuro di lavoratori.

La presenza di manifestanti del settore della Scuola, del Pubblico Impiego, dei Trasporti, del precariato, ma anche dei giovani sfruttati nel settore privato, un settore sempre più tutelato da leggi irresponsabili nella gestione delle vite di migliaia di giovani, che da tempo, hanno sostituito l’incertezza con la rassegnazione; i movimenti giovanili (studenti medi e universitari, centri sociali) e i movimenti per i diritti sociali (casa, ambiente, immigrazione), hanno mostrato all’opinione pubblica il clima di disagio e instabilità sociale, che le ultime novità sull’argomento hanno seminato nella quotidianetà dei cittadini.

La partecipazione massiccia all’evento, ha costretto il lungo serpentone di manifestanti a snodarsi lentamente fino alle ore 14, per poter accedere in piazza San Giovanni, mentre sul palco continuavano a intervallarsi gli interventi che riassumevano le conseguenze prevedibili delle nuove riforme sul lavoro, a breve e lungo termine.

Tutto questo mentre, per una scelta ovvia, il movimento studentesco ha preferito indirizzarsi verso il Colosseo e raggiungere il Ministero della Pubblica Istruzione, dove continuare la protesta.

Troppi lavoratori, di diversa estrazione, sono stati coinvolti dai contenuti discutibili della legge 133 (legge Brunetta). La presenza di innumerevoli genitori con i bimbi in carrozzina, a provare ad immaginare un futuro meno precario per i loro figli. Le folcloristiche manifestazioni dei Vigili del Fuoco, che hanno portato una barella dove ad un manichino veniva succhiato il sangue dal Ministro Brunetta. I precari della Sanità, che hanno inscenato l’arrivo in piazza a bordo di un’ambulanza a sirene spiegate. Tutti coloro, che da questa legge, saranno direttamente o indirettamente interessati, dimostra la troppa leggerezza e superficialità, utilizzate nel partorire provvedimenti, la cui validità è messa in dubbio dagli stessi operatori che dovranno metterli in pratica.

 “Lo straordinario risultato di oggi dimostra che i lavoratori scelgono di non subire ma di essere protagonisti della propria lotta e che la nostra piattaforma è largamente condivisa”, è stato il primo commento del Coordinatore nazionale CUB Pierpaolo Leonardi nel corso della manifestazione. “Da questo sondaggio in carne e ossa il governo deve trarre la conclusione che è necessario aprire la relazione con una consistente parte della società italiana che non delega più la propria rappresentanza a Cgil Cisl Uil”.

Un pensiero sostenuto dalle tante bandiere dei Sindacati Confederati presenti tra i manifestanti, a dimostrazione di una volontà palese di manifestare il proprio pensiero, senza condizionamenti alcuni da parte dei propri rappresentanti sindacali.

Poteva essere l’occasione per le storiche sigle sindacali di dare un segnale unico di rappresentanza del paese, piuttosto di riservarsi, come al solito, un’eventuale presa di posizione, con probabile altro sciopero da realizzarsi verso metà novembre, solo ed esclusivamente nel caso in cui il governo non rispetti accordi, che visto quanto è stato già ufficializzato con la conversione nella legge 133 del 6 agosto 2008, del famigerato D.L. 112, lascia grossi dubbi di trasparenza.

Ha dichiarato Piero Bernocchi, Portavoce dei Cobas: “Nelle scuole delle principali città si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel Pubblico Impiego, nei Trasporti e in molti settori privati”. Ed ha aggiunto:  “Tutta la scuola pubblica boccia la politica scolastica del governo, con il più grosso sciopero della scuola mai realizzato, a cui hanno partecipato anche iscritti di altri sindacati dimostrando che questo è il vero sciopero unitario”.

Ha concluso Fabrizio Tomaselli, di SdL Intercategoriale: “Uno sciopero riuscito che dimostra l’estremo disagio dei lavoratori ma anche la loro voglia di lottare. Una manifestazione che ha gridato 500mila NO alle politiche del governo e del sindacato confederale. Da oggi SdL CUB e Cobas hanno più responsabilità ma anche più forza”.  


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