Satira ma non troppo: proposta di legge popolare per una (mala)giustizia vassalla
2 Novembre 2007. Tra i defunti ricordiamo anche la giustizia? Una proposta di Alessio Di Florio.
Quando si dileggia e oltraggia chi ha perso i genitori, quando i potenti minacciano chi indaga sui loro malaffari, quando si afferma che Falcone e Borsellino rendono tristi e offendono il prestigio ...
Articolo 1
È proibito per un magistrato commuoversi per la morte dei propri genitori, se questi erano stati minacciati. È proibito anche denunciare intimidazioni e minacce ricevute da chi indaga su parlamentari e dirigenti di partito. Si è colpevoli del reato di "farsi pubblicità e cercare esposizione mediatica".
Articolo 2
E’ proibito indagare su un ministro per associazione segreta, associazione a delinquere, tangenti e reati inerenti l’ottenimento indebito e fraudolento di fondi pubblici. Non è reato. Il ministro ha facoltà di trasferire chi indaga o comunque di impedire con ogni mezzo di continuare le indagini.
Articolo 3
Può definirsi "giornalismo antimafia" soltanto quello realizzato in salotti lussuosi, convegni, passerelle. Dovranno essere presenti almeno il 90% di politici, giornalisti allineati, firme prestigiose solo nel nome(devono far chiacchiere, i fatti non sono antimafia), che attaccano, infangano e insultano(non importa se mistificano la realtà, anzi in quel caso è ancora meglio) coloro che arrestano i boss mafiosi. Basta con i giornalisti liberi, scomodi e che indagano su politici, banche e imprese collusi con le mafie. Giornalisti che non posseggono ingenti risorse finanziarie e quindi non possono accedere a beni di lusso come l’antimafia(essa è un diamante o una medaglia da mostrare sul petto per pavoneggiarsi) che non competono loro. Queste persone sono tristi e offendono il decoro e il prestigio della Repubblica.
Articolo 4
I reati vanno puniti solo se commessi da nullatenenti, persone non abbienti o che comunque non godono di privilegi, favori e protezioni da politici, mafiosi, affaristi. I nullatenenti e i non abbienti disturbano il decoro e la quiete pubblica. Se i loro vicini, parenti e amici sono nella stessa situazione sociale ed economica vanno indagati, arrestati e cacciati di casa(se non ce l’hanno basta mostrarli a Tv e giornali mentre vengono deportati lontano). Sono sempre potenziali delinquenti, se lavorano sicuramente sono in nero e quindi colpevoli di farsi sfruttare(i datori di lavoro sono indotti a farlo, hanno l’occasione e non c’è motivo perché non la sfruttino). I privilegiati di cui sopra invece esercitano facoltà a loro concesse.
Articolo 5
Questa legge è duro monito per il Capitano Ultimo che arrestò Salvatore Riina, per Clementina Forleo, Luigi De Magistris e tutti coloro che, al posto di arrestare e perseguitare nullatenenti e lavavetri, indagano su ministri e dirigenti di partito, per la rivista Casablanca che non essendo prona a nessun potere forte, vede ogni numero uscire in edicola nonostante le intimidazioni e le difficoltà economiche. Incoraggia invece chi li perseguita, chi porta avanti il disegno di addomesticare la verità e la legge perseguitando ogni mente libera e ogni coscienza ribelle.
Note:
Primi firmatari: Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Dino Frisullo, Pippo Fava, Peppino Impastato, Pio La Torre e tutti coloro che si sono sacrificati in nome dell’antimafia di strada e che non si sono piegati alle lusinghe e prepotenze dei potentati economici e politici, senza sapere il grave reato che stavano commettendo
Le adesioni e i commenti vanno inviati a giroabirracon@ruttolibero.com . I personaggi, i burattini e burattinai, i cicisbei e parolai che fanno finta di governarci sono ormai volgari come il rutto di un prete sull’altare la notte di Natale. Rendere libero, democratico e popolare il rutto è quindi esercizio di sovversione. E se è vero che "chiodo scaccia chiodo" magari migliaia di rutti di popolo potrebbero anche spazzare via i rutti altolocati ...
La "proposta" è pubblicata anche su PeaceLink.org
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