Sanità Campania: il ruolo dei partiti, del consiglio regionale e....

...al momento non possiamo che prendere atto che la Compagna Adriana Buffardi - Presidente della Consulta Regionale della Sanità dei DS - si è dimessa.....

di Enzo Maddaloni - lunedì 7 agosto 2006 - 3685 letture

Un po’ tutti abbiamo verificato come negli ultimi anni i partiti politici hanno "occupato" le istituzioni, più per produrre “crediti clientelari” che per realizzare una seria programmazione dell’uso delle risorse, facendoci rimpiangere anche un po’ i vecchi Comitati di Gestione delle UU.SS.LL. dove nel bene e nel male si “consumava” anche un minimo “equilibrio democratico”.

D’altronde se stiamo constando in questi giorni cosa ha prodotto questo sistema di gestione in Campania con i suoi 12.000 Mdl di euro di deficit, passandoli dal 31 dicembre 2005 alle nostre future generazioni, per i prossimi trenta anni e che nonostante le manovre finanziarie e i tagli, il trend negativo della spesa, non è cambiato nel per il consuntivo 2005 (fonte Corte dei Conti - 1500 milioni di euro, ne cambierà per il 2006) possiamo cogliere la vera misura del disastro e quindi qualche piccolo problema ce lo dobbiamo pure porre. Non è possibile che si faccia finta di niente!

In questo contesto la Margherita (primo partito in Campania della coalizione di centro sinistra), con la scusa di difendere la sanità pubblica, ne ha assunto "su delega" il controllo diretto, per meglio gestire il ruolo di “capofila”, nel mentre gli altri partiti hanno avuto, in questo caso, un ruolo di supporter e neppure di controllo democratico, se non quello di accontentarsi delle briciole in una logica puramente di spartizione.

Solo ultimamente c’è stato un timido sussulto da parte di alcuni dei partiti della maggioranza (Verdi, Italia dei Valori, Nuovo PSI, PDCI, ecc.) subito però messo a tacere, da una "riflessione" posta in essere dai Leder della Margherita: “....il problema della sanità in Campania è di tutti non solo dell’Assessore alla Sanità Montemarano” e ciò mi sembra anche “giusto” riproponendo la domanda: che ruolo ha avuto la V Commissione Consiliare Presieduta dall’On. Angelo Giusto, fino ad oggi in questo contesto, che ruolo hanno svolto i partiti politici e lo stesso consiglio regionale?

Cerco qui di dare qualche risposta e porre all’attenzione di tutti qualche riflessione.

Durante la campagna elettorale del 2006, la Segreteria Regionale DS ha voluto "fortemente" (è un’eufemismo) l’istituzione di una consulta sulla sanità affidando la presidenza ad una delle più autorevoli compagne Adriani Buffardi.

Uno dei segreteri regionali, gruppo di dirigenti regionali del partito, militanti, compagni, semplici iscritti al partito e cittadini (vi ho partecipato anch’io) si sono riuniti a Napoli, dando così vita alla CONSULTA REGIONALE DELLA SALUTE dei DS, che ha prodotto anche un’importante documento di riflessione e proposte consultabile sul sito dsregionecampania.it.

Una delle premesse fondamentali del ragionamento portato avanti dai partecipanti alla consulta è stata, "...se vi è accordo su un principio basilare che consiste nel riportare le ASL al loro mandato di - responsabili dello stato di salute - della popolazione di riferimento significa liberarle dal gap della gestione clientelare”.

Da questo principio condiviso da tutti i partecipanti sono scaturite alcune necessità: 1. Legare in una programmazione comune Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie Locali; 2. Riportare la previsione di spesa effettiva su ciascuna ASL con intera distribuzione pro capite in ordine quindi solo alla popolazione servita ( un po’ come nel caso dei Lander Tedeschi: spesa per abitante); 3. Ogni ASL retribuisca col finanziamento assegnato tutti i servizi da essa stessa erogati e tutti gli erogatori (pubblici e privati, intraregionali ed extraregionali) che forniscono prestazioni ai cittadini residenti nel territorio dell’ASL.

Il quarto punto (che aggiungo adesso), che è stato pure inserito nella manovra finanziaria con la DGRC 1843 del 2005, è che tutte le Aziende Ospedaliere di Rilievo Nazionale siano finanziate a DRG prevedendo a parte il finanziamento per l’emergenza/urgenza dei DEA di II livello, costo non coperto solo dal DRG (valori economico della prestazione di ricovero erogata).

In verità, proprio sul problema della tariffazione delle prestazioni la stessa Consulta Regionale dei DS proponeva di sviluppare a livello regionale e delle aziende sanitarie interventi di governo del sistema di offerta attraverso una “articolazione diversa” delle tariffe con un sistema “inversamente proporzionato” : - La ridefinizione dei tetti di volume delle prestazioni sulla base di valutazioni epidemiologiche certe per evitare l’esplosione dei costi e per evitare ai cittadini il rischio di sovraesposizione degli stessi a inutili prestazioni sanitarie; - Lo sviluppo di politiche tariffarie che prevedano un sistema di "manutenzione delle tariffe". Nella sostanza, adottare adeguamenti verso l’alto delle tariffe relative ad attività di elevata complessità o ritenute strategiche, per contrastare la mobilità extraregionale e per incidere sui tempi di attesa per gli interventi e verso il basso nel caso di prestazioni ritenute inutili o dannose o ad elevato rischio di inappropriatezza organizzativa (es. parto cesareo, ecc); - Destinare alle attività di prevenzione reale almeno il 7% e legare gli interventi per la protezione dell’ambiente a quelli per la tutela della salute , secondo direttive ed azioni programmate; - Avvalersi anche a beneficio della sanità di programmi inscrivibili nei POR; - Costruire strumentazioni tecnico-giuridico-amministrative forti a livello regionale, le quali sostengano nel modo più appropriato sperimentazioni gestionali miste pubblico-privato andando ad occupare segmenti attualmente occupati male dal pubblico e dal privato.

Quest’ultimo problema è strettamente collegato anche al mancato “accreditamento istituzionale” e la consulta nel suo documento finale, sottolineava, che nella nostra Regione è presente un elevato numero di soggetti erogatori di prestazioni assistenziali con una forte presenza del privato senza però assolutamente creare un vero e proprio rapporto “concorrenziale” utile a sviluppare una sana innovazione ed un netto miglioramento nella qualità complessiva del sistema.

Infatti, proprio in assenza di norme che definissero i requisiti per l’accreditamento istituzionale, la maggioranza delle strutture pubbliche e private ha dedicato maggiore attenzione all’adeguamento dei requisiti strutturali, tra l’altro non ancora completato per le note vicende sull’utilizzo dei fondi in conto capitale ex art 20 Legge Finanziaria 1988 per quanto riguarda le strutture pubbliche, destinando così più impegno alla promozione della quantità delle prestazioni erogate che non alla loro qualità.

Per quanto riguarda gli obbiettivi di recupero e di risparmio proposti dalla DGRC 1843 del 2005, la stessa consulta dei DS (già) evidenziava che: “...essi non possono essere distribuiti nello stesso modo in tutte le ASL e AA.OO., ma bisogna concentrarsi nelle aree a più forte deficit che sono la Provincia di Napoli e la Provincia di Caserta, nel senso che la manovra finanziaria doveva tener conto proprio di quelle strutture sanitarie che,in queste aree metropolitane, pur avendo speso molto non erogavano neppure prestazioni sanitarie, proponendo: a) la dismissione e/o riconversione di quei presidi ospedalieri sottodimensionati ma particolarmente costosi, pubblici e privati, che offrono prestazioni di bassa complessità che potrebbero essere effettuate con maggiore efficienza e qualità dalle Aziende Ospedaliere e dai presidi ospedalieri maggiori; b) l’identificazione del privato qualitativamente più credibile e la “riqualificazione” dello stesso secondo requisiti reali ed oggettivabili previsti dall’accreditamento istituzionale, favorendo la fuoriuscita del privato che non dia garanzia di qualità e serietà e contrattando, in sede di programmazione i volumi delle prestazioni in sostituzione dei tetti economici; c) Con l’approvazione urgente del Piano Ospedaliero Regionale si dovrà implementare la costituzione del sistema delle reti, cioè network agili, flessibili, che fanno perno sulle strutture pesanti costituite da centri di eccellenza anche Universitaria e dalle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere; d) solo la qualificazione dei servizi ospedalieri e territoriali ed il potenziamento dell’integrazione socio-sanitaria con l’assistenza domiciliare potrà garantire al cittadino soprattutto se anziano risposte ai propri problemi di salute nei luoghi in cui vive.

Un altro aspetto inquietante posto in evidenza dalla stessa Consulta Regionale dei DS è il fatto che in Campania sono attivi solo due registri dei tumori: per la popolazione di Napoli sito presso l’ASL Napoli 4 ed il registro tumori della Provincia di Salerno con sede presso l’Ente Provincia.

In particolare, "....in Campania manca la registrazione per tutta la popolazione residente a nord di Napoli ed essendo la provincia di Caserta la più grande e popolosa si presta ad essere la naturale sede di osservazione che completerebbe in maniera statisticamente significativa del sistema regionale. Tutto ciò in assenza ed in attesa della Costruzione di un registro tumori regionale come avviene in altre regioni italiane".

Qui faccio notare anche che bisognerebbe prevedere il raccordo dei dati con altri settori come quelli preposti all’ambiente (ARPAC , INAIL, INPS, AA.SS.LL., Osservatori sull’ambienti e la catena alimentare, ecc).

Sul capitolo della prevenzione, poi la consulta regionale dei DS ha posto l’accento sul fatto che i “...Servizi per la prevenzione costano poco, rispetto ad altri servizi, ma nel lungo termine possono portare a fortissimi risparmi perché con la loro azione, purchè libera da condizionamenti, possono ridurre i fattori di malattia e costringere l’economia e la società ad investire ed operare nella salvaguardia della salute e dell’ambiente.

A tale scopo sarebbe utile prevedere la costituzione di un "Servizio per la prevenzione, la sicurezza e la tutela della salute sui luoghi di lavoro" presso l’Assessorato o l’ARSAN, mentre in ciascuna ASL vanno rafforzati, anche con l’attribuzione e la formazione di personale i Dipartimenti di Prevenzione precisandone la organizzazione funzionale, le competenze ed i compiti, (ben più numerosi di quelli attualmente svolti) in materia di: * promozione della salute ed educazione ambientale; * monitoraggio di dati epidemiologici e demografici in stretto collegamento con l’Osservatorio Regionale, che va rinforzato; * tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro e contrasto agli infortuni sul lavoro, con programmi di formazione mirati; * creazione di una banca regionale per il monitoraggio dell’applicazione delle norme di sicurezza con la costituzione dui un coordinamento tra i vari enti; * assistenza veterinaria e tutela degli alimenti; * prevenzione mirata delle malattie infettive; * organizzazione sistematica e capillare degli screening per la diagnosi precoce del Ca della mammella, della cervice uterina, del conon-retto ed effettuazione degli stessi secondo protocolli concordati con le AO o i presidi ospedalieri più qualificati; * monitoraggio dello stato delle matrici ambientali, stabilendo protocolli di collaborazione con l’ARPAC: stante l’impatto che l’ambiente ha sulla salute, i Dipartimenti di Prevenzione non possono essere esclusi da tale attività".

Altro capitolo trattato dalla consulta dei DS è stato quello della riabilitazione che è il settore, come abbiamo già visto in alcuni casi, dove mancano del tutto importanti strutture (es. Unità Spinali, Case dei Risvegli dal Coma, ecc,) ed anche su questo la consulta aveva individuato l’esigenza di spostare il rapporto a favore del pubblico velocizzando e realizzando all’interno delle Aziende Ospedaliere sede di DEA di ll° livello queste strutture mancanti (Unità Spinali Unipolare, Trauma Center), istituendo anche i Dipartimenti della riabilitazione per realizzare un sistema a rete dei presidi e delle attività specifiche, applicando le Linee Guida per le Attività di Riabilitazione, sia nella fase sanitaria che in quella sociale.

In conclusione non sottaceva che attualmente presso l’Assessorato alla Sanità sono assenti o scarsamente funzionanti strumenti che possano accompagnare in maniera forte i processi sopra richiesti, mentre l’ARSAN è attualmente pressoché priva di poteri e risorse e per questo proponeva che l’Arsan dovesse diventare un centro “pensante”, propulsivo, sostanzialmente tecnico e facilmente consultabile dai vari soggetti centrali e periferici del complesso sistema sanitario. Aggiungo definindo anche un testo unico delle leggi e direttive in materia sanitaria nazionale e regionale al fine di evitare, quello che succede oggi che ogni dirigente di AA.SS.LL. e AA.OO., di Presidio e/o di Distretto interpreti ed applichi a proprio piacimento la legge.

Nella sostanza l’ARSAN (Agenzia Regionale Sanitaria) dovrebbe diventare un organo non solo necessario a garantire la produzione di indici generali ma agire come controllo di gestione dell’intera sanità regionale ed anche avere un rapporto continuo di negoziazione e supporto alle Aziende Sanitarie. La stessa nomina dei Dirigenti dell’ARSAN dovrebbe contenere dei criteri e requisiti “neutri” e non di parte.

Ecco tutto ciò mi (ci) incoraggiava, anche se tutti (i partecipanti alla consulta) avevamo ed abbiamo consapevolezza che per realizzare questa "rivoluzione culturale" e di rinnovamento è necessario un saldo ed autorevole governo politico e tecnico del processo per garantire a tutti i soggetti interessati dal cambiamento la certezza e sicurezza del mantenimento dei livelli occupazionali per quanto riguarda i lavoratori; il mantenimento di qualche margine di profittabilità per le imprese; una garanzia adeguata e dignitosa di assistenza sanitaria ai cittadini, contro ogni rischio di "privatizzazione selvaggia" della sanità in Campania.

Al momento però non possiamo che prendere atto che la Compagna Adriana Buffardi - Presidente della Consulta Regionale della Sanità dei DS - si è dimessa. Sarebbe importante comprendere i motivi: non credete ?


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