Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Immigrazioni |

Sam Matthaus

Viviamo un’epoca caratterizzata dalla differenza, segnata da fantasie di separazione, se non di sterminio. Siamo sempre meno disposti a condividere, a riunirci, a metterci insieme, mentre prende corpo il mondo dello sgombero.

di Massimo Stefano Russo - martedì 20 agosto 2019 - 2613 letture

I Padri Costituenti con l’art. 10 della Costituzione italiana hanno sancito che:

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

Il Comandante Supremo, anche se accasciato (ma è semplice otite presunta), si sente dotato di un potere necropolitico, capace di decidere chi può vivere e chi può morire, senza distinzione alcuna tra istituzioni e persone. In lui c’è una sorta di inversione tra la vita e la morte. Dispensato da ogni forma di rimorso e sollevato dalla necessità di riparare alle proprie malefatte, annullata la distinzione tra i mezzi e i fini, la vita per lui è solo il medium della morte ed è indifferente ai segni oggettivi della crudeltà. La morte dei suoi nemici, in nome della distruzione organizzata e di una economia sacrificale, non ha niente di tragico. Simula uno stato permanente di emergenza che giustifica la “guerra contro il terrore dell’immigrazione”. Per sradicare il fenomeno arriverà a rivendicare il diritto alla crudeltà, alla tortura e alla detenzione illimitata?

Viviamo un’epoca caratterizzata dalla differenza, segnata da fantasie di separazione, se non di sterminio. Siamo sempre meno disposti a condividere, a riunirci, a metterci insieme, mentre prende corpo il mondo dello sgombero. Il ciclo dell’odio è in continuo movimento e i suoi nodi problematici si estendono. I sensi di colpa, i rimorsi, le riparazioni non ci appartengono più. Perché porre riparo alle ingiustizie ed evitare le tragedie?

Profughi e naufraghi sono considerati una massa di relitti, i cui corpi, diventati carogne umane, puzzano di muffa e putrefazione. Simili a mucchi di spazzatura, in fretta occorre smaltirli. Si arriva così a sospendere, a limitare o addirittura a revocare e abolire i diritti e le libertà civili. Ma se si sospendono i diritti ci si avvia a un processo di uscita della democrazia e arrivano i recinti con tutti i tipi di campi, muri e filo spinato, sempre a disposizione.

È possibile una politica altra fondata sul simile e il condiviso e non sulla differenza o l’alterità? L’universale implica l’inclusione, il condiviso presuppone un rapporto di co-appartenenza e di avere qualcosa in comune. Le relazioni tra democrazia, memoria e idea di futuro andrebbero condivise. Oggi viviamo in un’epoca improntata alla separazione e nell’immaginario nazionale il rimando è una società dell’inimicizia.

Si suppone che erigere muri risolva l’eccesso di presenze. Nelle democrazie, dove ritroviamo comunità simili e cerchie della separazione, ci sono sempre più appartenenti a un mondo straniero, a popolazioni eccedenti, indesiderabili e di cui si sogna di sbarazzarsi.

Cosa hanno mai commesso di così tanto grave questi profughi, anche quando innocenti fuggono dalle innumerevoli guerre che infiammano il presente, per essere travolti dai flutti? Sono ritenuti presenze oscure e minacciose, senza tenere conto che a chi ha perso la via e vaga in luoghi sconosciuti bisognerebbe mostrare la via.

Le loro vicende non smuovono l’umana compassione.

I migranti che arrivano, anche quando il loro approdo non è facile e giungono sotto scorta e chiedono pietà e benevolenza, scatenano reazioni ostili. Cosa porta a scambiare i fuggiaschi per invasori e delinquenti?

Gli stranieri non vanno trattati come nemici e per superare la barriera dell’ignoranza, fatta di apparenze e pregiudizi, bisognerebbe osservarli più da vicino e conoscerli meglio.

Ma la volontà di respingerli impedisce loro di toccare la riva e li si ricaccia in mare. Si sostiene siano barbari e nei loro costumi indegni di essere definiti civili, umani. Con loro, con i loro pensieri senza leggi, non ci si può mischiare. Se si ritiene che profughi e naufraghi, non abbiano nulla da dare come custodire e conservare la dignità dell’essere umano? I divieti, le deportazioni e le espulsioni di massa possono essere, un’opzione percorribile, una soluzione?

Alegher alegher tiremm innanz...


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -