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Salva Shawkan dalla condanna a morte

L’ultimo scatto di Shawkan risale a 5 anni fa. Il suo arresto è avvenuto dopo aver fotografato l’uccisione di mille manifestanti pacifici che protestavano contro Al Sisi, il primo ministro egiziano.

di Redazione - martedì 20 marzo 2018 - 5377 letture

Shawkan ha già pagato troppo solo per aver fatto il suo lavoro. In attesa di giudizio, ha passato tutti i suoi giorni in una cella di meno di due metri quadrati condivisa con altre undici persone. Le guardie carcerarie lo hanno umiliato e torturato, i suoi anziani genitori non hanno la possibilità di salutarlo.

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Per Shawkan non c’è giustizia. Dopo oltre 50 udienze, è arrivata per lui la richiesta di una pena esemplare: la condanna a morte. La stessa pena è stata chiesta per gli altri 738 imputati nel processo "Dispersione dei disordini a Rabaa". Firma ora e chiedi anche tu l’annullamento della pena.

FIRMA ORA

Shawkan è un fotoreporter. Arrestato il 14 agosto 2013, mentre stava documentando il violento sgombero di un sit-in convocato dalla Fratellanza musulmana a Rabaa al-Adawiya, un quartiere del Cairo. Il suo è un processo di massa Il giornalismo non è un crimine, firma ora.

Shawkan ha l’epatite C. La famiglia ha invano chiesto, più volte, che venisse rilasciato per motivi di salute. Shawkan deve accedere alle cure mediche.

Shawkan è un prigioniero di coscienza, in carcere solo per aver esercitato il modo pacifico il diritto alla libertà d’espressione e aver svolto la sua attività professionale. Aiutaci a chiedere la sua liberazione.


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