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SREBRENICA: Il drammatico "no" russo all’ONU

I fantasmi delle guerre etniche degli anni novanta nei Balcani sono sempre presenti fra noi alimentando nuove pericolose criticità

di Emanuele G. - domenica 19 luglio 2015 - 54548 letture

E’ una notizia che ha avuto scarso impatto sull’opinione pubblica mondiale. Quali le ragione? Può darsi perché siamo sommersi da parecchie notizie di segno negativo? Oppure i Balcani rappresentano da vent’anni la cattiva coscienza di una comunità internazionale che ha fatto ben poco per evitare atti contro la dignità umana? Fatto sta che la notizia è passata sotto silenzio. Un silenzio che dovrebeb allarmarci tutti.

A cosa mi sto riferendo?

Al "no" dei russi ad una risoluzione ONU che intendeva definire le stragi di Srebrenica come un "genocidio". Le reazioni sono state ovviamente immediate sia in Serbia che in Bosnia. Il Presidente serbo Nikolic ha espresso tutta la sua soddisfazione in quanto non è passata una tesi secondo la quale i serbi erano colpevoli. Ringraziando, inoltre, la Russia per essersi dimostrata ancora una volta un grande amico della causa serba. Al contrario, le parole del Sindaco di Srebrenica Duraković sono state amare puntualizzando che si è assistito a una sconfitta della giustizia internazionale. Infine, l’Ambasciatore francese all’ONU Delattre ha suggerito che non dovrebbe essere utilizzato il diritto di veto per risoluzione riguardanti questioni umanitarie e stragi.

Il "no" russo è inquietante per due motivi.

Fa capire che in Europa, al di là degli appelli per un’Europa democratica, il passato non si dimentica. Che il passato imprigiona sotto la sua pesante cappa di piombo il presente. Le divisioni etniche devono continuare perché il passato non si cancella. Quanto successo a New York non è un buon presagio per un continente - quello europeo - dove stanno riemergendo nazionalismi e populismi piuttosto pericolosi e imbarazzanti. In breve, le tensioni etniche nei Balcani continuano.

Inoltre, ciò potrebbe incitare parte della popolazione bosniaca di religione islamica ad estremizzare le proprie posizioni. Da tempo la Bosnia è un territorio di passaggio di jihadisti alla volta di altri stati europei. E’ presente in maniera piuttosto massiccia una forte predicazione jihadista posta in essere da imam titolari di moschee in Bosnia. Si sa che ci sono anche campi di addestramento. Su questa inquietante realtà ha investigato il giornalista sloveno Milharcic con approfondite inchieste pubblicate sul Dnevnik.

Mi pare che questo "no" non solo riconferma che il problema Balcani è sempre lì, ma aggiunge un altro problema. La Bosnia potrebbe essere una piattaforma di lancio per la propaganda jihadista in Europa. E non solo propaganda al dir il vero. Un bel risultato davvero...


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