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SIAE: siamo alle solite

La SIAE dovrebbe difendere autori ed editori: non solo editori e comunque non a costo di praticare cattiva informazione.

di Saverio Tommasi - mercoledì 18 maggio 2005 - 4127 letture

A qualcuno la SIAE fa storcere la bocca, a qualcun altro arricciare il naso, a molti fregare le mani.

Sito internet SIAE, 16 maggio 2005, compare un titolo che si preannuncia interessante: “L’autrice di “No Logo” rivendica il suo logo”. Capperi, anche Naomi Klein si vende al libero mercato? In fretta seleziono l’articolo e leggo. E’ interessante, molto, peccato che il taglio dato dalla SIAE alla notizia sia falso.

La SIAE dovrebbe difendere autori ed editori: non solo editori e comunque non a costo di praticare cattiva informazione.

Naomi Klein non ha rivendicato alcun logo, ha solo fatto causa a un editore che cercava di far soldi con i suoi scritti mettendoli in commercio senza preventiva autorizzazione. Cioè traendone lucro senza il consenso dell’autore. Per un “addetto ai lavori” era facile evincerlo dallo stesso contenuto dell’articolo, deduzione impossibile per un profano.

In breve: con la dizione Copyleft si permette a chiunque di riprodurre una determinata opera e diffonderla, a patto di citare l’autore e non utilizzare l’opera per trarne profitto: esattamente il contrario del simpatico e truffaldino editore inglese Gibson Square.

Dunque Naomi Klein non “si è scontrata con le sue idee di libera utilizzazione delle opere d’ingegno”, ma è la SIAE a essersi scontrata con l’obbligo di fornire corretta informazione.


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> SIAE: siamo alle solite
20 maggio 2005

Come mai la bandiera americana? Cosa c’entra? Per rappresentare un sopruso forse era più indicata quella del ex Unione Sovietica.
    > Occhiali prego...
    20 maggio 2005

    Macchè bandiera americana, vengono citati alcuni i loghi americani (coperti da copyright) che sono conosciuti in tutto il mondo. Finitela di vedere comunisti dappertutto, chi sei? Il figlio di Bondi?
    > Provo a risponderti.
    20 maggio 2005, di : Saverio Tommasi

    Posizionare la bandiera americana per accompagnare l’articolo è stata una scelta della redazione, non mia che l’articolo l’ho spedito.

    Difendo comunque la scelta redazionale: non è una semplice bandiera americana ma un’opera d’arte, in verità abbastanza famosa, in cui al posto delle note stelle sono inseriti marchi di notissime multinazionali.

    L’accostamento può andare, tantopiù che Naomi Klein, dalle cui vicende è tratto il mio articolo, è un’americana molto radicale, in altre parole la madre di quella bandiera.

    Soddisfatto?

    Occhiali e figli
    21 maggio 2005

    Quella è una bandiera americana con i logo delle multinazionali che secondo voi perpetrano soprusi e sono causa di guerre e povertà. No io non sono il figlio di Bondi, ma tu sei figlio di puttana, e gli occhiali infilateli....