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Riccardo Pagano “Il pensiero pedagogico di Antonio Gramsci” (Monduzzi Editoriale)

Finalmente un testo che fa chiarezza su uno dei temi fondamentali del pensiero gramsciano

di Emanuele G. - martedì 26 febbraio 2013 - 5451 letture

Gramsci e il suo pensiero continuano – dunque – ad attirare l’interesse di pletore di studiosi in tutto il mondo. Mi pare una reazione opportuna in quanto Antonio Gramsci ha prodotto uno dei pensieri più originali del novecento che ancora deve essere valutato in tutta la sua interezza e complessità. Infatti, con Gramsci non se ne esce con la solita equazione intellettuale = comunista. Significa, prima di tutto, porre in essere un atteggiamento ipocrita nei confronti dello stesso Gramsci. Inde, il pensiero gramsciano è così strutturato e ramificato da costituire un modello ineguagliabile nel tempo.

Pertanto, ecco che ricevo con molto interesse il libro di Riccardo Pagano, professore dell’Università di Bari. E’ un libro piccolo. Appena 136 pagine. Tuttavia riescono a presentarci in maniera del tutto speciale ed originale uno degli assi portanti del pensiero gramsciano. Il pensiero pedagogico. Ossia quel pensiero che dovrebbe stare dietro alla socialità dell’uomo. “Il pensiero pedagogico di Antonio Gramsci” è un saggio molto ben redatto e costruito. Soprattutto ordinato e pieno di informazione. Il che rende la lettura agevole e ci permette di comprendere appieno il senso del pensiero gramsciano.

Il libro debutta con un’attenta ricostruzione del percorso formativo dello stesso Gramsci in quanto per l’autore è speculare alla formazione del pensiero pedagogico. Non ci si occupa solo della formazione “tout court”, ma anche di quella sentimentale e politica. Il capitolo secondo affronta il tema cardine: la pedagogia. Considerata dal Gramsci autentico motore della società poiché è sempre da calarsi nella “prassi” di ogni giorno. Il capitolo terzo si dilunga nell’analisi del termine educazione rapportandolo con termini quali scuola, cultura, storia, disciplina, formazione, culutra popolare, autobiografismo e soggettività. Infine, l’ultimo capitolo che ha come intento base quello di comprendere l’influenza del pensiero pedagogico gramsciano nella pedagogia contemporanea. Da sottolineare un paragrafo che ha un titolo al dir poco profetico “l’educazione (scolastica) come detonatore di crisi”. Già…

Un libro breve, ma intensissimo. Da consigliare a chiunque voglia – sfuggendo da un certo asfittico confabulare accademico – capire compiutamente il pensiero di uno dei più essenziali e fondamentali pensatori del novecento. E non solo in Italia. Un libro – lo ripeto – agile in grado di scavare in maniera completa nel pensiero di un intellettuale che l’Italia dovrebbe ricordare meglio e non con il solito malcelato spirito della memorialistica.


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