Restrizioni da Coronavirus

Un nuovo decreto è entrato in vigore. Altre accortezze, legate a limitazioni, nella speranza di bloccare la diffusione del virus

di Piero Buscemi - giovedì 12 marzo 2020 - 1642 letture

Subito operative le nuove disposizioni, annunciate in televisione dal premier Conte, che hanno introdotto la chiusura quasi totale delle attività commerciali e una serrata sulla possibilità di spostamento sul territorio, anche in ambito locale.

Interventi straordinari anche in campo lavorativo, con il ricorso alle varie forme di lavoro agile, la cui forma dello smartworking, dove possibile, ha monopolizzato la scelta di molti lavoratori per provare quantomeno ad arginare la massiccia perdita di produzione ed economica che inevitabilmente si sono potute registrare dai primi casi di contagio.

Dalla zona jonica del messinese, dalla quale scriviamo, siamo andati in giro a verificare gli eventuali controlli apportati dalle autorità al fine del rispetto delle nuove disposizioni. La zona, come più volte descritto sulle nostre pagine, è caratterizzata da una sequenza continua di paesi abitati da qualche migliaia di persone e intervallati da torrenti.

Abbiamo potuto riscontrare la presenza di alcune pattuglie di polizia locale, con relativi agenti impegnati in posti di blocco dotati di mascherina protettiva. La circolazione stradale riscontrata era abbastanza blanda, dovuta sicuramente anche alla chiusura degli esercizi commerciali. Qualche piccola fila di una decina di persone al di fuori dei supermercati, autorizzati all’apertura.

Da tenere conto l’allargamento della restrizione della circolazione anche nei confronti dei pedoni che, in base ad una specifica emanata dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, prevede l’obbligo dell’autocertificazione anche per coloro che si spostano a piedi. Durante il nostro giro, che abbiamo fatto a piedi con il documento a portata di mano, non abbiamo notato dei controlli eseguiti nei confronti dei pochi, a dire il vero, pedoni.

Al contrario, diverse auto sono state fermate con conseguente raccomandazione ed intimazione a non proseguire per coloro non in possesso di una valida motivazione, prevista dai nuovi provvedimenti. Da parte nostra, prendendo spunto dalla notoria sindrome da "furbetti" di turno, come già nelle scorse settimane dimostrato da alcuni cittadini, abbiamo fiutato un sentore di stranezza dal numero eccessivamente esiguo di autovetture sulle strade, ad un orario di tardo pomeriggio, tradizionalmente molto trafficato. C’è da precisare che questi paesi sono dotati di una via di circolazione, ormai primaria, che è rappresentata dal lungomare, e dalla storica strada interna dei paesi che qui viene chiamata "nazionale".

Conoscendo le località in discussione, eravamo al corrente che molti paesi sono dotati di strade secondarie, posizionate più nell’entroterra che in alcuni casi consentono di scavalcare quasi per interezza i lungomari sotto controllo. Un espediente che in estate consente di snellire il traffico turistico che ingorga le vie principali del paese.

Siamo saliti quindi nelle zone più collinari e, come previsto, la strada secondaria registrava un passaggio di auto molto più frequente. Aggiungiamo che da queste parti, l’uso dell’auto non è sempre legato a motivazioni di necessità e di particolare importanza per giustificarne l’utilizzo. Qui la macchina si prende per una sorta di scruscio motorizzato che, nel corso degli anni, ha fatto coniare il modo di dire "prendere l’auto anche per andare a pisciare".

Un particolare che, forse anche per la giustificata improvvisazione iniziale dell’organizzazione di controllo ancora primordiale, ci ha fatto verificare una totale assenza di posti di blocco su queste strade secondarie. Lo ripetiamo, l’italiano non ha proprio le caratteristiche organolettiche per accettare passivamente un’imposizione, neanche quando è messa in discussione la propria stessa salute. L’italiano è più portato al giudizio, spesso nei confronti dei propri simili, in quelli dei propri politici che, magari, ha pure scelto per non condividerne poi le disposizioni. Da quest’ultimi poi c’è sempre la pretesa dell’onestà, la correttezza e lealtà. Una pretesa, non certo un dovere.

Chiudiamo riportando la testimonianza di un nostro informatore, direttamente coinvolto in questi giorni, e segnaliamo che a Messina, il Policlinico della città ha disposto il divieto assoluto delle visite familiari ai degenti. Un provvedimento che riteniamo sia stato preso anche dalle altre strutture sanitarie della città e della provincia.

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La Riviera Jonica vista da strada collinare


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