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Racconti nella Rete: il difficile salto dal web alla libreria

A Catania incontro tra studenti e scrittori; viaggio nei generi testuali e nelle nuove forme di comunicazione

di Tano Rizza - mercoledì 12 luglio 2006 - 4482 letture

La Facoltà di Lettere e Filosofia, in collaborazione con la presidenza del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, è stata protagonista di una bella giornata di studio dedicata alla scrittura. Venerdì sette Aprile, nell’Auditorium dell’ex Monastero dei Benedettini di Catania, si sono alternati al microfono alcuni dei maggiori esponenti del mondo della scrittura. Editori e scrittori che guardano con occhio attento alle nuove forme di comunicazione che si stanno sviluppando nel web. La risposta degli studenti all’incontro “Racconti nella rete” è stata particolarmente buona, e si sono avuti anche bei dibattiti sulle tematiche riguardanti il mondo dell’editoria. Tra gli ospiti illustri presenti all’incontro, nella mattinata, si sono ascoltati gli interventi di Demetrio Brandi, Ennio Cavalli, e Katia Marletta, moderati dalla professoressa Alfieri. Nel pomeriggio lo spazio è stato lasciato ad un dibattito sulla scrittura creativa giovanile.

L’incontro ha avuto inizio con l’intervento del sociologo e giornalista Demetrio Brandi direttore del premio letterario Racconti nella Rete, un concorso di scrittura che ha la sua base sul web è si propone di promuovere questo mezzo di comunicazione come incentivo alla scrittura. Il premio si sviluppa interamente online, i concorrenti spediscono i loro manoscritti via mail alla giuria della manifestazione che provvederà in un secondo momento a selezionare i migliori venticinque racconti. Brandi ha spiegato ai presenti l’importanza di Internet come mezzo promotore per i nuovi aspiranti scrittori, un’importanza che sta nel proliferare delle occasioni di pubblicazione e nei nuovi spazi dedicati alla letteratura.

Ma si è anche preoccupato di ricordare come la Rete è un passaggio, oggi necessario, per trovare uno sbocco più importante: una casa editrice. Come spiega il sociologo la Rete è un’enorme agorà virtuale dove tutti possono esprimere la loro idea e mettere sotto giudizio degli altri la loro creatività, un mondo democratizzato dove la fantasia trova la sua giusta collocazione, ma è pur sempre un non luogo e per avere una reale affermazione delle capacità è necessario uscirne e trovare un posto in libreria. Per questo il premio da lui ideato non si conclude nella pur prevista pubblicazione online dei migliori venticinque scritti, ma ha come termine la pubblicazione dei testi in un’antologia edita da Newton & Compton, un’importante casa editrice, famosa in Italia per le sue collane economiche (in passato la collana 1000 lire) e oggi punto di riferimento per il premio Racconti nella Rete. Brandi ha sottolineato che ogni anno, alla redazione del premio, pervengono oltre cinquecento manoscritti editi da scrittori emergenti di ogni fascia d’età e provenienza sociale, a dimostrazione della trasversalità degli utenti della Rete e della scrittura.

Racconti nella Rete è un premio letterario che si rivolge, appunto, a scrittori di racconti. Brandi si è premurato di spiegare la differenziazione che corre tra racconti e romanzi, due differenti tipologie testuali. Differenza principale sta nella lunghezza, un racconto per definizione è più breve di un romanzo, arriva subito al topic e ha uno svolgimento che richiede un ritmo molto veloce. Sono state belle le metafore usate dal sociologo per definire i vari processi di creazione dei racconti. Quando uno scrittore si appresta a buttare giù le prime righe del suo lavoro ha di fronte a se il mondo, un mondo da cui attingere a piene mani per estrapolarne una parte, serve quindi un lavoro di sintesi, ma di tipo particolare perché ad essere limitato, per trovare il giusto campo d’azione, deve essere l’intero scindibile umano. Da questo immenso punto di partenza si deve tirare fuori una trama che Brandi paragona ad un fiume che scorre, si increspa, trova ostacoli, e poi torna a scorrere tranquillo.

Questa è metafora del racconto che ha inizio da un’equilibrio che, successivamente nella trama centrale, è turbato per poi ristabilirsi nella conclusione del racconto. Nei racconti che annualmente pervengono alla redazione del premio letterario la narrazione è spesso in prima persona, i racconti sono spesso autobiografici a dimostrazione che la scrittura, oltre ad essere esercizio di stile, è anche valvola di sfogo, volontà di comunicare al mondo le proprie sensazioni e visioni del reale.

Queste le ragioni che hanno portato Katia Marletta a partecipare all’ultima edizione del premio. La Marletta è stata la seconda relatrice della giornata di studio, autrice di Al di là della porta del mare, uno dei venticinque racconti premiati lo scorso anno è pubblicati nell’antologia di Newton & Compton attualmente in circolazione. L’autrice ha spiegato agli studenti il percorso che l’ha portata a inviare il proprio testo al premio. Come tanti si trovava a navigare online è ha trovato, quasi per caso, il sito della manifestazione. Lei un racconto nel cassetto lo aveva. Dopo un po’ di tentennamenti, spinta dai suoi amici, ha trovato il coraggio di spedire via mail il suo lavoro.

Successivamente viene contattata di redattori del concorso e premiata. La sua storia è simile a quella degli altri autori premiati, ma da qual momento, dalla acquisita consapevolezza dei saper scrivere la vita di questa ragazza vita è cambiata. Ai numerosi studenti presenti racconta di scrivere diari dall’età di sedici anni e che non pensava di avere delle particolari abilità di scrittura. Dalla premiazione molte cose sono cambiate nella vita di questa autrice, proveniente da studi in legge, ha lasciato il sogno di diventare avvocatessa per inseguire quello di scrittrice professionista. Oggi frequenta un corso di scrittura creativa e un laboratorio di giornalismo, segno che il premio ha dato una brusca sterzata in positivo al suo futuro e alle sue aspirazioni.

Il terzo contributo della mattinata è stato apportato dal giornalista e scrittore Ennio Cavalli. Uomo della radio, come si definisce, ha passato quasi venti anni della sua vita come inviato di Radio Rai. Il suo contributo ha aperto uno spaccato sulle sue vicende di un uomo perennemente in viaggio, innamorato dei paesi del nord Europa. Anche, lui, come la Marletta, si è avvicinato alla scrittura quasi per caso, quando da giovane partì per Roma con due lettere in tasca dategli dal suo vecchio preside del liceo e da recapitare a due suoi ex alunni: uno era Federico Fellini. Cavalli racconta che una volta arrivato a Cinecittà, sul set di Roma, incontrò Fellini e gli chiese un’intervista. Da qual momento non poté più uscire dal mondo dello spettacolo e del giornalismo. Entrò in Radio Rai è diventò il primo inviato italiano a Stoccolma ad assistere alla cerimonia di premiazione dei Nobel, cerimonia che seguì poi per oltre venti anni.

Da qui, da questa esperienza di giornalista sono nati i suoi libri e il suo innamoramento per il grande nord europeo. All’incontro catanese ha presentato il suo libro “Il divano del Nord”, viaggio in Scandinavia, edito da Feltrinelli Editore. Con ironia parla della genesi del suo libro, alla ricerca di un vecchio divano Ikea che riproduceva lo stile nobile delle corti scandinave, un racconto di viaggio che è un introspezione in se stesso e in quella Stoccolma di dicembre, sempre uguale a se stessa e sempre diversa. Cavalli cerca di far capire ai ragazzi presenti in Auditorium la forza della scrittura, una forza che può descrivere lo spettacolo dell’aurora boreale meglio di cento fotografie, perché ad essere importante sono le sfumature che si possono ammirare guardando l’aurora cosi come leggendo e scrivendo. Importante, per lo scrittore, è anche il particolare rapporto con se stessi che si può trovare nel viaggio, cosi come nella scrittura. La scrittura come il viaggio sono azioni liberatrici, momenti di ricerca e riflessione.

Cavalli, durante il seminario và oltre la tematica del racconto, descrivendo il suo particolare rapporto con un altro genere di testo: la poesia. Generatrice e portatrice di emozioni al contempo, scardina tutte gli schemi testuali per ricercare il senso, un messaggio che può essere strettamente personale ma anche universale.

La mattinata è continuata con le domande degli studenti che hanno toccato i temi della giornata di studio ma, che più spesso, sono andate su argomenti di interesse generale ruotanti attorno alla scrittura. Dopo un iniziale imbarazzo gli studenti hanno interpellato i relatori sull’effettiva possibilità per un nuovo autore di trovare una casa editoriale disposta a rischiare per portare avanti i giovani scrittori.

Le risposte, date da tutti gli ospiti, sono state pronte e hanno fatto luce sull’effettiva quasi impossibilità di emergere. Brandi ha sottolineato che una casa editrice spesso preferisce rivolgersi, e pubblicare, nomi già conosciuti dal grande pubblico e si è rilevata una cera diffidenza nei confronti degli autori italiani, soprattutto se giovani. Una domanda in particolare ha svelato l’effettiva politica editoriale italiana che nella maggior parte dei casi pesca all’estero e traduce best seller. Porte chiuse quindi? - qualcuno ha chiesto - la risposta viene dalla Marletta, esempio di autrice emergente in via di affermazione, che ha puntato l’attenzione sulla necessaria insistenza richiesta al giovane autore, che se condita da una buona dose di faccia tosta e naturale talento, alla fine, può farcela.

Nel pomeriggio protagonista è stata la tavola rotonda sulla scrittura creativa giovanile. Relatori dell’incontro giovani scrittori che, ognuno a suo modo, si sono già cimentati con le differenti tipologie testuali. Diverse le tematiche affrontate che hanno fatto luce su quell’immenso caleidoscopio che è la creatività giovanile. L’incontro del pomeriggio, moderato dalla professoressa Verdirame in collaborazione la professoressa Alfieri, ha avuto inizio con l’esposizione di Floriana Grasso riguardante la reazione della stampa italiana all’esordio letterario di Pier Vittorio Tondelli. L’autore, come ci spiega Floriana, ha messo piede nell’editoria Italiana con un testo - Altri Libertini - che ha profondamente diviso il pubblico e la critica nazionale.

Nel suo romanzo, Tondelli, fa un’introspezione nella società italiana di fine anni settanta raccontata con gli occhi di quei giovani che, in quel periodo, la vivevano e, anche, la subivano. A essere narrata, attraverso la penna di Tondelli, è la beat generation che si dibatte tra droga e alcool, tra ricerca della libertà e utopie di libertà. Uno spaccato di quell’ Italia che, prima di prendere forma nel romanzo di Tondelli, era stata il più possibile nascosta, celata, ma che da - Altri Libertini- in poi è diventata di pubblico dominio. Il libro fu oggetto di aspre discussioni, fece talmente tanto scalpore che, dopo la sua comparsa in libreria, venne sequestrato dalle autorità giudiziarie per reati contro il costume e oscenità. Una letteratura, questa di Tondelli, definita emotiva, d’impatto, che dopo un lunghissimo dibattito è finita per essere accetta e diffusa negli ambienti letterari italiani, ma anche europei.

Seconda relatrice Isabella Saia che ha puntato l’attenzione sul web, e in particolare sull’utilizzo dei forum di discussione online. Il forum, sostiene la ragazza, è un luogo d’incontro tra diverse persone che, nascoste dietro un nickname, riescono ad abbattere la barriera della timidezza ed esporre le proprie idee ad un ampio pubblico. Si è soffermata poi su una particolare tipologia di forum, quelli di letteratura e poesia, dove la creatività giovanile ha trovato uno spazio, importante, di espressione.

La possibilità data questo luogo elettronico è quella di poter avere un feedback, praticamente immediato, e ricevere delle osservazioni e delle critiche su quello che si scrive. La genuinità delle risposte è assicurata dall’uso dei nickname perché le persone celando la loro identità riescono ad esprimere pareri più liberi e dare delle indicazioni importanti allo scrittore. Il forum diventa quindi una porta privilegiata soprattutto per chi non riuscirebbe mai a esporre le proprie poesie in pubblico, per chi non troverebbe mai il coraggio di leggere le sue creazioni davanti ad un folto numero di persone. La Saia ha poi posto uno sguardo sui blog, altro luogo dove la creatività e il libero pensiero di chiunque può trovare un personale, e autonomo, spazio nella rete. I blog sono un’evoluzione, resa possibile da Internet, dei diari personali, che adesso diventano di domino pubblico e accessibili da chiunque abbia una connessione al web.

Interessante anche l’intervento di Giovanni Marchese, collaboratore del sito web Astratti Furori, che ha parlato dei fumetti. Dopo aver descritto l’evoluzione storica di questa forma di comunicazione, ha ampiamente parlato di questa forma d‘espressione. Tra le caratteristiche, accennate dal relatore, il particolare rapporto che intrattiene con il linguaggio, il fumetto è fonte di innovazione linguista, grazie al suo forte legame con il le onomatopee che reso possibile l’introduzione di forestierismi nella lingua italiana.

Il fumetto - sostiene Marchese - è una forma di comunicazione diretta, poco mediata, che nella sua storia ha trovato spesso la strada chiusa da censure e bollini che ne limitavano la circolazione. Ma è anche espressione di creatività perché, nelle sue strisce, apre le porte al mondo reale. Esempio illustre, portato nel dibattito da Marchese, è l’opera di Andrea Pazienza che, nell’arco della sua carriera, ha saputo ben fotografare la situazione italiana degli anni ottanta, periodo travagliato caratterizzato della forte diffusione delle droghe e delle malattie veneree. Nei suoi fumetti troviamo tutto questo, descritto crudamente, senza giri di parole. Le sue opere furono un pugno nello stomaco diretto alla società ben pensante degli anni ottanta.

Altra tematica affrontata è stata quella dei romanzi pulp, una forma di scrittura nata nei primi anni trenta e che oggi ha trovato nuovo vigore. Caratteristica principale di questo genere di narrazioni sono i soggetti violenti e sanguinolenti, le scene crude descritte con dovizia di particolari. Uno scenario dove a farla da protagonista sono le pistole, i coltelli e le scene di sesso. Un’estremizzazione della realtà che ha come scopo principale quello di colpire il pubblico e tentare di farlo immergere in quelle situazioni a forte carico di pathos emozionale. Il romanzo pulp contemporaneo deve molto al fumetto pulp degli anni trenta, da quest’ultimo ha preso a piene mani soggetti, sceneggiature, personaggi, ambientazioni e il riconoscibile stile crudo e immediato. I romanzi e i racconti pulp si muovono attraverso numerosi generi: il poliziesco, il noir, l’erotico, il western, il fantascientifico, l’horror. Comune denominatore il linguaggio adottato.

L’incontro “Racconti nella Rete” ha avuto un buon successo anche perché di questi dibattiti la Facoltà di Lettere e Filosofia ha particolarmente sete. Si sono attraversati tutti i generi testuali, e si è approfondito il rapporto che lega a doppio filo la creatività giovanile alla scrittura. Il web in particolare è uscito vincente durante la giornata. La rete è vista dai giovani come una mezzo in più di espressione, un luogo dove poter mettere sotto giudizio della comunità virtuale i propri scritti ma anche le proprie capacità. Il web come luogo di incontro ma anche come banco di prova per i giovani talenti che online muovono i primi stentati, ma sfacciati, passi. Un viatico necessario per mettersi in luce, ma c’è anche la consapevolezza che il web non può essere luogo definitivo per uno scrittore. Il passo successivo deve essere fatto da una casa editrice che deve avere il coraggio di investire nei talenti e portarli, finalmente, in libreria.


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