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Racconti ischitani (ragazzo di strada 13)

di junior - martedì 25 marzo 2008 - 3608 letture

Le gambe erano perfettamente depilate. Alessandro si stava massaggiando il polpaccio. Alessio guardò il movimento della dita. Era ritmico, preciso. L’odore della crema aveva un aroma di frutta. Sedette sul divano. Accese il televisore. Il ragazzo sembrava ignorarlo.
- Pensi di continuare per molto...? - chiese l’ingegnere dando un’occhiata ai canali.
- No, no, ho quasi finito... - rispose lui senza sollevare il capo. Il telefono cominciò a squillare. Alessio allungò il braccio. Prese il ricevitore. Lo appoggiò pigramente all’orecchio.
- Chi è...? - chiese.
- Sono Giovanni... - rispose l’uomo - Chiamo per l’appuntamento di lavoro... -
- Ah sì...ricordo... - continuò il padrone di casa - Sei l’amico della signora Stefania. -
- Precisamente... -
- Come va...? Tutto ok...? -
- Stefania è impaziente... - spiegò - Vuole vedere il progetto. -
- Possiamo incontrarci domani... - aggiunse Alessio.
- A che ora...? Dove...? -
- Alle 12... a casa di Stefania... -
- Ok...ok... - Giovanni salutò l’ingegnere interrompendo la conversazione. Alessio ripose il ricevitore. Notò che il ragazzo lo stava osservando.
- Che c’è...? - chiese Alessio.
- Perchè sei saltato in piedi in quel modo...? - replicò Alessandro.
- Non so...non ricordo... - rispose lui.
- Vieni qui... - disse lo studente allungando la mani in direzione di lui.
- No, devo guardare la partita... - interruppe il padrone di casa. Alessandro riprese a massaggiare il polpaccio.
- Non sapevo fossi un tifoso... - aggiunse senza sollevare la testa.
- Infatti, non lo sono... - confessò l’ingegnere. Alessandro rimase in silenzio. I titoli di coda del programma cominciarono a scorrere. Il volume era basso. La pubblicità di un profumo fece irruzione sullo schermo.
- Me lo regali...? - chiese Alessandro.
- Ti piace...? - insistè Alessio.
- Non lo so... - aggiunse il ragazzo - Me lo regali...? -
- Sì... te lo regalo... - rispose l’uomo rivolgendogli lo sguardo. Alessandro aveva acceso una sigaretta. La teneva appoggiata ad un angolo della bocca con una leggera pressione delle labbra.

Suonò il videocitofono. Alessio diede un’occhiata alla telecamera. Il cliente se ne stava in piedi, davanti al cancello. Lo riconobbe. Era Pietro.
- Ti aspetto di sopra... - disse Alessandro avviandosi in direzione delle scale. L’ingegnere lo guardò allontanarsi. Rispose al cliente invitandolo ad entrare con la macchina. Aprì il cancello automatico. Si avviò verso l’ingresso principale.
- Sorpreso...? - chiese Pietro allungando la mano per salutarlo.
- Direi di sì... - rispose Alessio - Come mai da queste parti...? -
- Ho un problema... - continuò l’uomo entrando in casa. L’ingegnere lo precedette nello studio. Aprì le tende. Spostò alcune carte dalla scrivania. Accese il computer.
- C’è aria di chiuso... - osservò il padrone di casa. Si alzò dalla scrivania. Aprì la vetrata. Un gatto soriano stava sfilando sul davanzale. Gli lanciò un’occhiata complice. Aveva gli occhi color giallo grano.
- Quanti anni ha...? - chiese Pietro.
- Chi...? - ripetè Alessio.
- Il gatto... - rispose l’amico - è molto grosso. -
- Si chiama Tigre... - spiegò l’ingegnere - Ha quattro anni. - Sedette dietro la scrivania. Pietro aveva un’espressione assorta, malinconica.

continua...

Angela Colella


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