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Quisquilie & pinzellacchere: per liberare l’Italia dai lacci della burocrazia (3)

Un altro capitolo sul burocratese applicato alla vita di tutti i giorni.

di Franco Novembrini - martedì 24 luglio 2018 - 3600 letture

Questa volta voglio ricordare un episodio con protagonisti io e un vigile urbano, non ancora Polizia Locale. Un venerdì di settembre in una località turistica al mare, durante la notte c’era stato un temporale di fine stagione e da una via in salita erano stati trascinati verso la strada provinciale parecchi sassi. Era giorno di mercato e, scorgendo una macchina dei vigili, cercai il conducente che era vicino ad una bancarella e non pareva eccessivamente impegnato.

Dopo il rituale buongiorno lo aggiorno sulla situazione, anche indicandogli il posto, che si trovava a non più di 50 metri dell’eventuale pericolo. Ottengo una risposta che mi sembrò alquanto infastidita, con la quale il vigile mi invitava a telefonare all’ufficio tecnico del Comune (apertura ore 9). Dovendo iniziare il mio orario di lavoro, come bagnino, entro le 7, presi carta e penna e copiai il numero di targa della macchina dei vigili. L’autista, come un novello Alberto Sordi nel noto film, mi domandò il motivo ed io gli risposi che avrei telefonato alle 9 al sindaco, che conoscevo, comunicandogli quanto fosse accaduto.

Il ’’nostro’’, come d’uso, mi chiese i documenti che gli porsi, seguito dal suo atteggiamento sbruffone e di rappresentante delle forze dell’ordine al quale, io tapino, non potevo insegnargli come fare il suo mestiere. Ovviamente non cado nella trappola della discussione e riepilogo la vicenda con la telefonata, dicendo che sul luogo era presente un vigile, di cui non mi interessava sapere chi fosse e cosa facesse, che guidava la tale macchina. Il monologo del vigile va avanti per un po’ e intanto dai documenti si accorse che fossi residente a Monza, ma nativo della cittadina che ci ospitava in quel momento. Dopo alcuni minuti feci presente di avere degli impegni di lavoro da soddisfare e che, se avesse intenzione di notificarmi qualche contestazione o se ci fosse stato qualche verbale da compilare o, addirittura, se avesse ritenuto necessario chiamare i CC per accertamenti, di affrettarsi a farlo.

L’invito a compilare un documento che accertasse i fatti ebbe un effetto insperato. Dopo aver radiografato la carta di identità me la rese dicendo, considerando anche che si fosse radunata una certa folla, che avevo fatto il mio dovere di cittadino! Appena si fu allontanato, alcuni ’’banchettari’’ si vennero a complimentare con me. Perché secondo loro, avevo solo fatto il mio dovere di cittadino.

Fu fin troppo chiaro il tentativo del vigile di ricorrere alla tattica dello scaricabarile, anche per una semplice segnalazione e certo se i cittadini si impegnassero un po’ di più... Dimenticavo il finale: seppi che dopo poche ore i sassi furono rimossi ed io mi illudo, ancora oggi, di averne una parte di merito.


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