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Qui vedo quel futuro che vogliamo dare a ogni nostro progetto

Vi scrivo per condividere con voi una storia positiva. (— Chiara, staff di EMERGENCY)

di Redazione - mercoledì 30 ottobre 2019 - 2432 letture

Pochi giorni fa, prima di rientrare nel campo per sfollati di Ashti, sono passata con Murad, Abu Malik, Raz e Andrea da Barika, per visitare il Centro sanitario per rifugiati siriani che avevamo aperto nel 2014 e che nel 2017 abbiamo consegnato alle autorità sanitarie locali. Il campo oggi si è trasformato in un villaggio, in tutto e per tutto: le tende e le strutture in mattoni sono quasi ormai scomparse, lasciando il posto a vere e proprie case.

Iraq

Le strade principali sono state asfaltate e ai lati sono nati negozi e attività di ogni tipo: piccoli alimentari, la copisteria da cui ci servivamo per la stampa dei documenti e l’acquisto del materiale cartaceo, ristorantini, barbieri, e un negozio che vende anche abiti da sposa… Sulla salita che porta al Centro, adesso c’è un parco, con giochi per bambini e diversi alberi.

Il Centro, invece, sembra immutato. Passo a salutare Bahaadin, l’attuale responsabile del Centro e intanto osservo se c’è stato qualche cambiamento dal nostro passaggio di consegne. I guardiani all’ingresso, l’area triage, il giardino ancora rigoglioso e curato. Così anche la sala d’attesa, le stanze dove vengono ricevuti i pazienti, il laboratorio… tutto sembra identico a come l’abbiamo lasciato.

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Mentre parlo con Bahaadin, intravedo anche l’archivio con i registri dei pazienti, che segue ancora il nostro modello. Tutto continua a funzionare con il nostro approccio: l’attenzione alle persone, alla cura, agli ambienti. In questo campo abitato oggi da quasi 10.000 persone, EMERGENCY ha curato negli anni oltre 120.000 persone tra uomini, donne e bambini. Qui vedo quel futuro che vogliamo dare a ogni nostro progetto, i risultati di tutta la formazione su cui investiamo per garantire l’autonomia operativa delle strutture che costruiamo, la cura delle persone che va oltre noi ma che parte da noi. È questa la nostra più grande soddisfazione.

Un abbraccio dall’Iraq.


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