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Punto e a capo su Genova e il G8

"Punto e a capo", una trappola per discutere del G8 di Genova usando materiale della Procura di Cosenza che indaga su alcuni no-global

di Redazione - mercoledì 2 marzo 2005 - 5151 letture

Una prima serata per soli adulti. Le intercettazioni del ’’cronista’’ Masotti

"Punto e a capo", una trappola per discutere del G8 di Genova usando materiale della Procura di Cosenza che indaga su alcuni no-global

In studio Barbara Palombelli e Marco Rizzo, che purtroppo non abbandonano la trasmissione. Vittorio Agnoletto porta il caso alla Corte di Strasburgo. Il centrosinistra chiede la convocazione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Lettera del presidente della Camera

Ore 21 giovedì, Raidue, fascia televisiva di massimo ascolto. La trasmissione è "Punto e a capo" (curata da Giovanni Masotti e Daniela Vergara), quella che ha preso il posto della defunta a colpi di Auditel "Excalibur" di Antonio Socci e della mai nata trasmissione che doveva essere curata da Gigi Moncalvo e Anna La Rosa. Ogni giovedì sera, in quella collocazione, ci sono schierate le truppe d’assalto della Casa della Libertà. Forse è la vendetta contro i giovedì sera televisivi di Michele Santoro.

La trappola è ben congegnata. Masotti, che dopo alcuni litigi con la Vergara gestisce solo la prima ora di trasmissione, ha invitato in studio Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione e leader di punta dei no-global, assieme al ministro delle telecomunicazioni Maurizio Gasparri, oltre agli opinionisti fissi Barbara Palombelli (centrosinistra) e Arturo Diaconale (centrodestra). Masotti, vicedirettore di Raidue con delega sull’informazione, ha detto agli invitati che la trasmissione avrà come titolo "Genova G8, lezione di guerriglia urbana".

Agnoletto, che chiede più notizie sul programma, annusa che c’è aria di provocazione e annulla l’impegno, nonostante a Fiumicino ci sia un’autovettura della Rai ad attenderlo per condurlo a Saxa Rubra quando sbarca dall’aereo partito da Strasburgo: declina l’invito perché - dice in una nota - resta convinto che i processi si fanno nelle aule di tribunale e non in televisione. Masotti convince in extremis Marco Rizzo, eurodeputato dei Comunisti italiani, a sostituire Agnoletto.

Il programma che vedranno i telespettatori (pochi, per fortuna, secondo l’Auditel) è qualcosa d’incredibile e che non ha precedenti nella storia della Rai, a cominciare da un montaggio delle immagini che, ricostruendo in maniera distorta le vicende relative al G8 doveva dimostrare la tesi governativa di un movimento fatto dai soliti violenti. Nella trasmissione si ascoltano intercettazioni telefoniche relative alle giornate di Genova del 2001 tra alcuni leader no-global: Francesco Caruso, Luca Casarini, Nunzio D’Erme e altri. Ci sono anche spezzoni girati in modo amatoriale, forse dalle forze di polizia. Masotti, che sa quello che sta per essere mandato in onda, ha avvertito i telespettatori come si trattasse di un film a luci rosse: "Consigliamo questo programma ad un pubblico adulto". Come se non bastasse, ci sono anche delle immagini girate il 19 febbraio 2005, giornata della manifestazione nazionale a Roma che ha chiesto la liberazione di Giuliana Sgrena: connessioni che non hanno niente a che fare con il giornalismo.

Dopo il primo rullo di intercettazioni e immagini, Marco Rizzo ha una giusta reazione: "La prima cosa che viene da dire della vostra trasmissione è che state violando il segreto istruttorio e lo state facendo in televisione". Barbara Palombelli ha un sussulto e prende le distanze da come è stato organizzato il programma: "Io sono qui solo come opinionista, forse avremmo dovuto parlare della salute del Santo padre". Né Rizzo né Palombelli fanno però la cosa che andava fatta: lasciare la trasmissione e creare un caso, lasciando lì da soli in studio Gasparri e Diaconale a gestire la trappola organizzata dal vicedirettore Masotti.

Quello che accade dopo, è inutile raccontarlo. Gasparri e Diaconale sguazzano come pesci complici nell’acquario tv. Masotti - bel coraggio! - si difende dicendo che sta facendo solo il cronista, cioè ha fatto vedere e fatto sentire materiale in suo possesso come fanno i quotidiani di carta quando riescono a ricevere incartamenti riservati dalle procure. C’è da precisare che il cronista Masotti, ex "Momento sera", ex "Radio Montecarlo", ex "Nazione", assunto in Rai nel 1988 presso la sede di Firenze, ha nel suo curriculum anche il palmares del più breve periodo trascorso a Bruxelles come "capo della sede Rai" in quella città nevralgica per la politica europea: solo 6 mesi, a iniziare dal 15 giugno 2003, proprio i 6 mesi della presidenza di turno dell’Unione europea capitata a Silvio Berlusconi che forse cercava un cronista per amico a cui narrare le sue virtù di statista.

Che ieri sia scoppiato il putiferio era il minimo che ci si potesse aspettare. Proteste del centrosinistra, con Beppe Giulietti e Gloria Buffo che chiedono che del caso ne discuta la Commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai, e con il presidente della Camera Pierferdinando Casini che ha scritto al Tribunale di Cosenza per chiedere "chiarimenti" sulla fuga delle intercettazioni. Proprio la magistratura di Cosenza sta indagando su una decina di militanti no-global. Agnoletto ha investito del "caso Punto e a capo" la Corte suprema di Strasburgo per "violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo".

Dire che una tale trasmissione non si era mai vista in quel che resta del servizio pubblico è una ovvietà. Masotti, capelli impomatati alla Little Tony, mai a suo agio di fronte alle telecamere nonostante il lungo curriculum, sorrisetto beffardo quando fa le domande agli esponenti del centrosinistra, resterà al suo posto? Siamo in campagna elettorale. La destra ci ha dato un esempio di come vuole usare la Rai.


L’articolo di Aldo Garzia è stato pubblicato su www.aprileonline.info, n° 209 del 26/02/2005


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