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Province e applicazione dello statuto d’autonomia per una scelta federalista tutta Siciliana

Dando naturalmente ragione a chi non vuole mollare la presa e si sente in dovere di dire che le province sono necessarie, certamente è d’obbligo fare anche una considerazione

di cirignotta - mercoledì 11 febbraio 2009 - 1995 letture

Il voto al senato sul Federalismo ha acceso il dibattito sull’abolizione delle Province in Italia e la creazione delle città Metropolitane. Una contrapposizione politica tutta Italiana che si basa su esigenze urgenti relative al risparmio globale e sulle reali spese che questi enti sostengono.

Pronta la risposta dell’U.P.I che il 30 Gennaio ha voluto manifestare pubblicamente in piazza per difendere la propria esistenza. Tra le rivendicazioni un dato importante quello delle spese globali che le Province hanno sostenuto sostenuto nel 2006-07 rispetto ad altri enti pubblici quali Stato-Regioni ed Enti Locali che nel dettaglio vedono lo Stato al primo posto con 443 miliardi di euro spesi (+4.11 rispetto agli anni precedenti) mentre al secondo posto si attestano le Regioni con 160 miliardi di euro (+1.61), i Comuni invece si attestano su una spesa di 66 miliardi di euro (-2.15) e le Province su 14 miliardi di euro di spesa globale (-2.15).

Tra le contrapposizioni sicuramente un dato rilevante è quello dell’indennità degli amministratori provinciali che raggiungono la spesa complessiva di 119 milioni di euro,senza parlare di tutti gli enti subalterni di sottogoverno,oggetto negli ultimi anni di ampie critiche gestionali quali ATO acque (91) e ATO rifiuti (131), Enti parco ed aree protette (1.099) ecc.

Dando naturalmente ragione a chi non vuole mollare la presa e si sente in dovere di dire che le province sono necessarie, certamente è d’obbligo fare anche una considerazione sul perchè in un regime di risparmio globale le province italiane passeranno a presto da 104 a 107 (Monza Brianza,Fermo,Barletta Andria Trani).

Ma allora,in relazione a tante spese ed alla necessità di modificare gli articoli 3 e 51 della costituzione per cercare di snellire la pubblica amministrazione, perchè la Sicilia non riesce a 63 anni dalla nascita e dall’applicazione del suo statuto di autonomia speciale(regio decreto n°455 del 15 maggio 1946 e art.lo 116 della costituzione della repubblica italiana del 1948) ad applicare l’art. 15 che prevede la soppressione delle circoscrizioni provinciali,dando pieno potere alla regione sulla creazione dei liberi consorzi dei Comuni, dotati di più ampia autonomia amministrativa e finanziaria.

Una condizione che sicuramente avrebbe precorso i tempi del federalismo e proiettato la Sicilia in un sistema basato principalmente sulle esigenze di sviluppo economico di molti comuni adiacenti, coniugati in un raggio di 50 km, che ad oggi pagano lo scotto di una distanza incolmabile con l’ente provinciale di riferimento.

Una tale organizzazione infatti rappresenterà in sicilia un modello per il sistema sanitario che finalmente aumenterà ancora di più il divario territoriale in termini di scelte assistenziali, specie per i reparti specialistici . A questo punto è d’obbligo fare mente locale sulle scelte politiche per dare al cittadino più servizi a misura d’uomo e creare i presupposti per una vita migliore in termini di semplificazione della macchina amministrativa con un totale rientro economico e sociale a favore della collettività.


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