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Premio VAS a Sorrento

Legalità ed ambiente, due elementi indissolubili per spiegare le attività criminali che attanagliano la società civile dei nostri tempi.

di Piero Buscemi - mercoledì 7 novembre 2018 - 4415 letture

Ci si sveglia una mattina e ci si accorge che "tutto il mondo è paese" non è soltanto un modo di dire. E’ la cruda realtà davanti a quelle cose che accadono attorno a noi, tutti i giorni, senza che niente possa sconvolgere in modo particolare la vita. Ma è quando le notizie entrano nelle case, invadendo quell’illusione di tranquillità acquisita, dietro grossi sacrifici, che si prende coscienza che, tutto quanto abbiamo guardato con prudente distacco, tutto quello che abbiamo commentato con il tono dispiacevole che certe situazioni impongono, tutta la rassegnazione che ha nascosto il nostro dovere di società civile, per troppo tempo, non riesce a difenderci dagli imprevisti che assumono valore di tragedie, senza aspettare che si possa trovare solo il tempo per comprendere a pieno quanto sta accadendo.

In quel momento, non c’è tempo per dilazionare ancora la presa di coscienza che le fantascientifiche teorie dell’autodistruzione che, alternate, sono state idealizzate dalla letteratura di genere o dalla cinematografia, si rispecchiano in quella realtà che, prevedibile, riesce a superare la fantasia.

In quel momento, scattano le domande, cliché consolidato della nuova forma di comunicazione, informativa o politica che sia, che non riescono a pretendere più una risposta. Di chi è la colpa? Di chi è stata? Cosa hanno fatto gli amministratori e i legislatori del passato? Cosa hanno intenzione di fare quelli del presente?

Un discorso lungo, troppo lungo, forse. Tanto da perdersi in inutili considerazioni e tantissime altre parole, soffocate dal fango. Il fango che ha seppellito vite umane e che, è inutile illudersi del contrario, ne seppellirà delle altre, nonostante gli innumerevoli discorsi e proposte senza riscontro, nascosti da speranzosi scongiuri.

Verdi, ambiente e società. Tre parole che racchiudono l’associazione VAS di Sorrento, presso la quale, sabato 3 novembre a Villa Fiorentino, abbiamo avuto l’onore di assistere all’incontro-dibattito a vigilia della cerimonia di premiazione del Premio Internazionale Verde Ambiente, che la stessa associazione indice ormai da otto anni. Un incontro dove si è parlato di territorio, del suo sfruttamento scriteriato, di leggi che avrebbero e dovrebbero tutelarlo, di legalità accostata ad attività criminali che, sulla vita dei cittadini, hanno da sempre costruito le loro fortune. Così non quantificabili, ma da rappresentare un’incidenza sempre più invadente dello stesso sistema economico nazionale, tanto da determinare quegli indirizzi economici, così complessi e incomprensibili per le persone "normali", ma che proprio su queste, fanno ricadere le conseguenze più ingestibili.

Mediati dal giornalista Rai, Riccardo Iacona, abbiamo potuto assistere ad uno scambio di opinioni sulla realtà locale del malaffare, sulla complicità di amministrazioni politiche, sulle mafie che gestiscono il territorio e, come abbiamo già accennato, le vite di chi vive in questi contesti. Parlare di Campania non esclude nessuno da questo problema nazionale. Le recenti cronache ci hanno consegnato un’uniformità di tragedia in ogni angolo d’Italia. Non consola, né rappresenta più un alibi, il numero dei morti pianti che si sono registrati in alcune zone a discapito di altre. La Natura, come inflazionelmente parlando colpisce in ogni angolo, senza una scelta ponderata. Poi, solo la casualità detta le differenze. Sono quei discorsi che rientrano nelle analisi che hanno fatto constatare come il fenomeno mafioso, ormai da diversi decenni, ha espanso le sue radici ad ogni latitudine, giungendo ormai all’internazionalizzazione dei rapporti con altre realtà similari nel resto del mondo.

Di tutto questo, e di tanto altro, hanno discusso gli ospiti presenti. Il consigliere regionale Vincenza Amato, e Antonio Esposito, già presidente della II sez. Penale della Corte di Cassazione, Sergio Santoro, Presidente VI sezione Consiglio di Stato e don Antonio Coluccia, il prete che ha utilizzato una struttura confiscata alla mafia per portare avanti la sua attività di proselitismo della cultura antimafiosa. Hanno dovuto disdire la loro partecipazione il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, e il magistrato Antonino “Nino” Di Matteo, perché coinvolti in altri impegni.

Interessante, a fine incontro, la breve intervista che Riccardo Iacona ha rivolto ad Antonio Esposito, avente come argomento principale la questione della legge sulla prescrizione dei processi, centro di un forte dibattito parlamentare in questi giorni.

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Riccardo Iacona durante la serata
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Daniele Granara e Antonio Esposito
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Sergio Santoro, Presidente VI sezione Consiglio di Stato
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Riccardo Iacona
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L’ex presidente della II sez. Penale della Corte di Cassazione, Antonio Esposito
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Riccardo Iacona e Antonio Esposito, prima dell’inizio dell’incontro


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