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Popism, dal Graffitismo alla Street Art, dal Pop Surrealism al Superflat

Taormina, Palazzo Corvaja, dal 23 aprile al 2 luglio 2016

di Piero Buscemi - martedì 28 giugno 2016 - 7156 letture

Ancora pochi giorni per visitare la mostra che Taormina ha voluto dedicare alla Pop Art e alle sue evoluzioni eccentriche, a volte anche sopra qualsiasi immaginazione.

Il contrasto tra lo storico Palazzo Corvaja, sede della mostra, e le 80 opere esposte merita già di farlo rientrare tra le tappe obbligatorie, passeggiando per il centro storico di Taormina. L’impatto con la stravaganza della pop art, lo si ha già entrando dal portone d’ingresso, al cui centro del cortiletto è posta 20160626_194449 la scultura riproducente uno dei personaggi dei fumetti più conosciuti al mondo e tornato prepotentemente di moda in questi ultimi anni.

Un accovacciato Spider Man da il benvenuto ai visitatori che, ci dispiace sottolinearlo, non abbiamo notato numerosissimi, pur essendo una domenica, il giorno della nostra visita. La conferma ci è stata data anche dall’incaricata all’accoglienza e dalla presenza di poche unità di appassionati all’interno delle sale espositive. L’offerta domenicale del biglietto a 5 euro, contro i 10 richiesti negli altri giorni, evidentemente non ha solleticato oltre misura la curiosità delle persone, presenti in massa tra i vicoli della Perla dello Jonio.

Forse, ci permettiamo di sottolineare, inserire l’evento con una data più postuma e più a ridosso dei mesi più affollati dell’estate, avrebbe convogliato più gente. La nostra, ovviamente, rimane una supposizione che non avremo modo di verificare.

Oltretutto, la pop art, si sa, è un genere artistico che raramente accetta mezze misure. Per dirla con un eufemismo, o la si ama o la si odia. L’eccentricità, ma anche l’azzardo creativo, costituiscono elementi indissolubili per apprezzarne i messaggi e le metafore di quelle che, molto probabilmente, sono le contraddizioni della nostra società e che si preferisce rinnegare, come se non ci appartenessero.

Una denuncia di costume che, oltre sessanta anni fa, gli artisti di questo movimento culturale avevano già evidenziato, facendo della satira ad immagini, il loro testamento culturale per le successive generazioni.

Per coloro che apprezzano questi voli pindarici, riscontrabili in ogni caso, anche in tantissimi altri artisti, diciamo più classici, che non riuscirono a glissare il condizionamento di questo rivoluzionario modo di descrive il mondo, è un’occasione da non perdere.

Si ha la possibilità di perdersi dentro le tele di numerosi creativi che, oltre a Warhol, registrano i nomi di Keith Haring, Tarashi Murakami e Bansky. Oltre ai nostri Mario Schifano e Tano Festa. Nomi che hanno utilizzato la bizzarria di questa arte per descrivere la follia del mondo che, per assurdo, ha provato a giudicarla.

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