Polly Anne Samson

Musa ispiratrice, ma anche autrice dei versi che, con gli assoli suadenti che la chitarra del marito ci ha confezionato negli anni, ci hanno condotto sui nostri voli pindarici.

di Piero Buscemi - mercoledì 19 novembre 2014 - 2457 letture

Louder than words

We bitch and we fight
 Diss each other on sight
 But this thing we do
 These times together
 Rain or shine or stormy weather
 This thing we do

With world-weary grace
 We’ve taken our places
 We could curse it or nurse it and give it a name
 Or stay home by the fire, filled by desire
 Stoking the flame
 But we’re here for the ride

The strings bend and slide
 As the hours glide by
 An old pair of shoes, your favorite blues
 Gonna tap out the rhythm
 Let’s go with the flow, wherever it goes
 We’re more than alive

It’s louder than words
 This thing that we do
 Louder than words
 The way it unfurls
 It’s louder than words
 The sum of our parts
 The beat of our hearts
 Is louder than words
 Louder than words

Louder than words
 This thing they call soul
 Is there with a pulse

C’è sempre qualcosa di mistico nei versi scritti da Polly Anne Samson. Spesso contenuti nelle canzoni musicate dal marito David Gilmour, del quale ci siamo occupati in questa rubrica, hanno arricchito la sonorità psichedelica, completando il bagaglio artistico che ha accompagna l’ascoltatore, e quindi anche il lettore, in un viaggio emozionale, al quale non si vorrebbe porre una fine.

L’uscita dell’ultima produzione, dove "ultima" sembrerebbe proprio indicare la chiusura di un ciclo irripetibile, The Endless River dei Pink Floyd, ha sollecitato la curiosità degli appassionati sui versi cantati da Gilmour, in quell’unica traccia accompagnata dalle parole.

Quel grido, quasi uno slogan da riversare nelle strade di ogni singola vita, il pensiero in una voglia, quasi necessità, di lasciare un’impronta del proprio passaggio che superi, appunto, una riduttiva interpretazione delle parole, spesso sviate a proprio uso e consumo. Quasi mai involontariamente.

L’attributo di figlia d’arte ha sicuramente, come non mai, solleticato l’indole compositiva di questa autrice che, forse inizialmente, si era avvicinata alla scrittura in modo meramente professionale, sfruttando la sua attività di giornalista. Il padre Lance Samson fu corrispondente del Morning Star, noto tabloid della sinistra britannica, e la madre era una scrittice cinese, conosciuta per la sua esperienza vissuta nell’Armata Rossa ai tempi di Mao, dalla quale ne ha tratto il romanzo Black Country Girl in Red China. L’incontro con Gilmour ha scoperchiato la natura di scrittrice e poetessa che, al di là delle produzioni musicali del marito, ci auguriamo possa, nell’immediato futuro, consegnarci emozioni louder than words.


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