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Anche il recente Calciopoli, scoppiato nel 2006, già tra luglio e agosto dello stesso anno sancì due gradi di giudizio e nonostante un altro Mondiale vinto dalla Nazionale italiana nello stesso anno.

di Piero Buscemi - mercoledì 6 luglio 2011 - 2516 letture

Alla fine l’Italia è anche un paese di processi. Non sappiamo se ne vengono celebrati più o meno di altri paesi del mondo, ma in ogni caso, se vogliamo dare fede alle dichiarazioni del nostro ex guardasigilli, il nostro paese occuperebbe la centocinquantaseiesima posizione mondiale per la durata media dei processi.

Innanzitutto, però, siamo il paese delle stragi. Spesso, anzi troppo spesso, rimaste impunite e nei rari casi di ricostruzioni processuali, più o meno veritiere, hanno lasciato moltissimi dubbi sugli esiti. A voler improvvisare una ricerca storica, partendo dal periodo del Regno d’Italia e tralasciano le idi di marzo di uno sconveniente passato remoto, troviamo già nel 1861 il massacro di Pontelandolfo che vide “protagonisti” circa quattrocento civili per mano dei fedelissimi soldati del regno e di alcuni carabinieri.

Adeguandoci alle commemorazioni del 150° dall’Unità d’Italia, come dimenticare la strage di Torino del 21 settembre 1864, dove rimasero uccisi una cinquantina di dimostranti che si ribellavano al trasferimento della capitale da Firenze a Torino.

Del periodo risalente alla Seconda Guerra Mondiale, la letteratura sull’argomento vanta tanti di quegli esempi di omicidi di massa, che sarebbe difficile poter definire con esattezza i casi di stragi con quelli di crimini di guerra. Il tutto aggravato dalle vendette politiche del dopoguerra, operate da chi, durante il conflitto combatté nella Resistenza per poi ricadere nella barbarie di una sorta di occhio per occhio e dente per dente, seminando altro sangue inutile. Questo periodo però, è utile citarlo, registra uno dei primi casi senza colpevoli, che caratterizzeranno gli anni a venire nel nostro paese. Ci riferiamo alla strage di Vergarolla nei pressi di Pola del 18 agosto 1946, dove trovarono la morte un centinaio di persone a causa dell’esplosione di un’armeria, le cui responsabilità non furono mai accertate.

Passando ad analizzare gli ultimi sessant’anni, tocchiamo Portella della Ginestra (1° maggio 1947), strage tornata di moda negli ultimi tempi e strettamente correlata con la morte, anch’essa misteriosa, di Salvatore Giuliano (5 luglio 1950). La lista, poi, delle stragi operate durante i così detti anni di piombo, è talmente lunga da non sapere su quale focalizzare l’attenzione. Doveroso rivolgere il pensiero a Piazza Fontana (12 dicembre 1969), Piazza della Loggia (28 maggio 1974) e la strage di via Fani (16 marzo 1978), per giungere al Dc9 di Ustica (27 giugno 1980), la stazione di Bologna (2 agosto 1980), il rapido 904 (23 dicembre 1984). Ancora più recenti, la strage di Capaci (23 maggio 1992), quella di Via D’Amelio a Palermo (19 luglio 1992) e quella di Via dei Georgofili a Firenze (27 maggio 1993), ma anche Via Palestro a Milano (27 luglio 1993).

Molti processi si sono riaperti e alla breve lista che abbiamo riportato, occorrerebbe aggiungere i casi che hanno visto protagoniste le vittime delle mafie, uccise singolarmente. Fra tutte, sicuramente Pippo Fava.

Accanto a questo genocidio di misteri, un altro argomento ha caratterizzato la storia d’Italia, è stato monopolizzato dalle inchieste di illecito sportivo, il più delle volte con il calcio protagonista. Mettere in relazione i due tipi di processi avviati nel corso degli anni, può e sicuramente lo è, di cattivo gusto, ma fa riflettere se ricolleghiamo il discorso ai tempi di durata dei processi. Prendendo come esempio lo scandalo del calcio scommesse del 1980, se si pensa che la vicenda ebbe inizio il 23 marzo e che la magistratura ordinaria comunicò la sentenza sugli indagati coinvolti già nove mesi dopo e che già a luglio, quella sportiva aveva emesso il giudizio di primo grado e addirittura, con un processo d’appello alla Caf concluso a fine mese, non c’è da sorprendersi che subito dopo i Mondiali vinti dall’Italia nel 1982, si arrivò ad una sorta di amnistia che risolvesse la faccenda in maniera tempestiva.

Anche il recente Calciopoli, scoppiato nel 2006, già tra luglio e agosto dello stesso anno sancì due gradi di giudizio e nonostante un altro Mondiale vinto dalla Nazionale italiana nello stesso anno che fece temere un epilogo non troppo diverso da quello del 1980, ha portato a delle sentenze definitive il 15 giugno del 2011, tanto da trovare lo spunto per avviare un nuovo processo sportivo, denominandolo Calciopoli-bis.

Appare evidente che i processi sportivi hanno partorito sentenze, che raramente hanno superato un lustro, contro i venti, i trenta, i cinquanta anni e più dei processi penali sulle stragi. Forse è il caso di affidare ai tribunali sportivi la soluzione anche della Strage del Cermis?


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