Per un’Italia più libera, più ricca e più giusta

I tre aggettivi succitati indicano le motivazioni di fondo della Candidatura di Rosy Bindi, Ministro alla Famiglia, alla Segreteria del Partito Democratico. Intervista per Girodivite...

di Emanuele G. - sabato 15 settembre 2007 - 5385 letture

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Rosy Bindi

Prima di passare all’intervista, vorrei ricordare le regole per ospitare interviste ai Candidati alla Segreteria del Partito Democratico:

01) Domande uguali a tutti i Candidati alle primarie;

02) Nessuna nota di presentazione, ma pubblicazione di una biografia del Candidato;

03) Pubblicazione di una sola fotografia e del sito internet di riferimento;

04) Pubblicazione in ordine di arrivo dell’intervista.

B i o g r a f i a :

Sono nata il 12 febbraio 1951 a Sinalunga, nel cuore della Valdichiana, tra Siena ed Arezzo. Sono cresciuta in una famiglia molto semplice e unita, con una sorella più grande e due genitori ormai anziani, con i quali vivo.

Ho due nipoti e due piccoli, adorabili pronipoti. Fare la zia mi è sempre piaciuto. Non sono sposata e non ho figli.

Dopo la laurea in Scienze politiche, ho sempre mantenuto rapporti con l’università e a tutt’oggi sono ricercatore di diritto amministrativo presso l’Università di Siena. Mi sono formata nell’Azione cattolica, nel clima appassionato di riscoperta ecclesiale aperto dal Concilio Vaticano II, e ne sono stata vicepresidente nazionale dal 1984 al 1989.

La mia vita è cambiata la mattina del 12 febbraio 1980, quando un commando delle Br ha ucciso davanti ai miei occhi Vittorio Bachelet, mio maestro negli studi e nella fede.

Dal 1989 faccio politica a tempo pieno. Ho cominciato come parlamentare europeo della Democrazia Cristiana, eletta a sorpresa con 211.000 preferenze nella circoscrizione Nord-Est. Poi, negli anni di Tangentopoli, mi sono battuta per il rinnovamento della democrazia e del partito, contribuendo alla nascita del nuovo Partito popolare italiano.

L’avventura dell’Ulivo mi ha visto partecipe fin dall’inizio. Dopo la vittoria elettorale del 1996, ho fatto il ministro della Sanità nei governi Prodi e D’Alema e ho varato la riforma del Servizio sanitario nazionale.

Oggi sono nell’esecutivo nazionale della Margherita, partito di cui ho promosso la nascita, e dove dirigo il dipartimento Salute e politiche sociali.

Ho marciato contro la guerra in Iraq e, in parlamento, ho difeso i diritti di cittadinanza. Non ho mai smesso di combattere contro le leggi ad personam e le controriforme della Costituzione e della legge elettorale.

Fin dalle elezioni del 2004, mi sono schierata per la Lista unitaria dell’Ulivo e, anche nei momenti più difficili, ho lavorato per l’unità del centrosinistra.

Sono, infatti, convinta che il partito dei democratici diventerà presto la grande casa comune dei progressisti e dei riformatori, laici e cattolici.

Le mie passioni sono la montagna e i viaggi. I miei piaceri sono la buona tavola e il buon vino, specie se gustati in compagnia di amici. Leggo soprattutto testi di spiritualità, poesia e saggi sulla società e la politica. Amo il cinema, ma evito gli horror.

Guidare l’auto è un altro grande divertimento, che appago macinando circa60 mila chilometri all’anno. Infatti, ogni settimana mi sposto da Sinalunga a Roma e, mentre guido, ascolto tanta musica: i Beatles, Bob Dylan e Simon & Garfunkel e, tra gli italiani, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Lucio Battisti. Ogni tanto perdo le staffe e reagisco male se ascolto sciocchezze, ma credo di avere almeno una virtù: la coerenza delle mie idee.

Fonte

I n t e r v i s t a :

CHI E’ IL CANDIDATO ROSY BINDI?

Una donna con la passione per la politica, che crede nella possibilità di rendere il nostro paese più giusto, libero e ricco. Una persona tenace e coerente, con una buona dose di ottimismo, direi, che ha l’ambizione di restituire dignità alla politica attraverso la partecipazione democratica dei cittadini, il confronto pluralistico delle idee, la costruzione paziente di programmi condivisi e progetti d’impegno.

PERCHE’ HA DECISO DI CANDIDARSI ALLA SEGRETERIA DEL PD?

Innanzi tutto perché voglio dare alle primarie il valore di una scelta vera, di una competizione reale tra proposte e idee alternative. Il Pd non sarà quel partito nuovo, erede dell’Ulivo, se ci limiteremo a ratificare scelte di vertice o a rilegittimare l’esistente. Faremo un partito plurale e aperto, che non nasconda le differenze, ma anzi ne faccia tesoro in un quadro di valori condivisi, se fin d’ora avremo il coraggio e la voglia di mescolarci. Un partito capace di unire le culture politiche del Novecento, ma anche di rappresentare le nuove istanze dei movimenti per la pace, lo sviluppo sostenibile, i diritti di cittadinanza. La mia è una candidatura al servizio di una mobilitazione più ampia, che va oltre gli iscritti a Margherita e Ds, i due partiti fondatori. Sono a disposizione di tutti per valorizzare le energie migliori, e motivare all’impegno politico quanti già si sentono democratici e vogliono essere protagonisti a pieno titolo di questa nuova fase. Credo, poi, che sia arrivato finalmente il momento di far assumere alle donne un ruolo di primo piano nella gestione delle risposte alla crisi della democrazia.

QUALI LE SUE PRECEDENTI ESPERIENZE POLITICHE?

Ho cominciato come parlamentare europeo della Democrazia Cristiana, nel 1989. Negli anni travagliati di Tangentopoli mi sono battuta per il rinnovamento della democrazia e dei partiti, contribuendo alla nascita del nuovo Partito popolare italiano, della quale sono stata segretario regionale del Veneto. Ho partecipato alla nascita dell’Ulivo, e dopo la vittoria elettorale del 1996 ho fatto il ministro della Sanità nei governi Prodi e D’Alema, varando, tra l’altro, la riforma del Servizio sanitario nazionale. Ho promosso la nascita della Margherita e ho fatto parte del suo esecutivo nazionale, dirigendo il dipartimento Salute e politiche sociali. Fin dalle elezioni europee del 2004 mi sono schierata per la Lista unitaria dell’Ulivo, e anche nei momenti più difficili ho lavorato per l’unità del centrosinistra. Dopo essere stata eletta alla Camera nelle elezioni dell’anno scorso, sono entrata nel governo Prodi come ministro delle Politiche per la Famiglia.

CI PUO’ RIASSUMERE IL SUO PROGRAMMA?

Costruire un partito nuovo, davvero democratico, restituire dignità e autorevolezza alla politica. Solo così potremo dare una risposta credibile a questo clima di sfiducia e fastidio. Il programma di un partito si distingue da quello del governo perché vuole indicare una visione del paese, una prospettiva di lungo periodo come linfa vitale, ma non unica, dell’azione di governo. Il nostro obiettivo immediato è un sostegno forte e convinto al governo Prodi, senza ambiguità e tatticismi, nel rispetto del patto sottoscritto da tutti i partiti dell’Unione di fronte agli elettori per un governo di legislatura. Detto questo, la prospettiva per il futuro del partito va costruita su alcune coordinate di fondo: il Pd deve essere capace di diventare la casa e la scuola di una nuova laicità, il luogo in cui tutti i cittadini possano sentirsi rappresentati, a qualunque fede, etica e cultura appartengano. Il pluralismo etico, religioso e culturale che caratterizza la società italiana impone non solo un civile confronto tra i credenti di diverse appartenenze religiose, e un dialogo tra credenti e non credenti, ma ci spinge alla ricerca di una sintesi più avanzata di dialogo e collaborazione, nel quadro delle linee tracciate dalla nostra Costituzione. Il Partito Democratico deve avere anche la funzione di portare a compimento una lunga transizione politica, realizzando una matura democrazia dell’alternanza, in grado di assicurare governabilità e stabilità. E tra i suoi obiettivi principali devono esserci la riduzione delle disuguaglianze e l’affermazione delle libertà personali. Chiamato ad essere, e con estremo rigore, il partito della legalità, quella legalità che rende possibile la sicurezza per tutti, soprattutto quella dei più deboli.

PUO’ IL PD RAPPRESENTARE QUEL VOLANO NECESSARIO A RIFORMARE L’ITALIA?

Non solo può, deve. L’Italia potrà essere più libera, più ricca e più giusta solo se il Pd assumerà il riformismo come una costante propensione al cambiamento, riconoscendo i meriti e promuovendo l’innovazione. Allo stesso tempo, però, non può accontentarsi delle pari opportunità di partenza tra le persone, ma deve invece coltivare l’ambizione di non lasciare indietro nessuno, valorizzando le qualità di ciascuno. Bisogna rimuovere i vincoli strutturali allo sviluppo, a cominciare da quelli di finanza pubblica, far crescere la dotazione infrastrutturale e la rete dei servizi per le imprese, agevolare l’accesso al credito, riqualificare il sistema di istruzione e formazione, combattere le posizioni di rendita e monopolio. Questi sono gli assi portanti di una politica economica in grado di far recuperare all’Italia il divario rispetto ai partner europei. In tutto questo c’è un nodo di fondo che il Pd è chiamato a sciogliere: riuscire a comporre le istanze, che a volte hanno portato all’immobilismo, provenienti dal mondo dell’industria, con quelle ambientali fatte proprie dai cittadini. Il conflitto si può ridurre se affianchiamo a un grande sforzo di investimenti in tecnologia, un forte impegno nelle politiche che incentivano la qualità ambientale. Qualità e sostenibilità, insomma, sono le caratteristiche dello sviluppo che il Pd deve impegnarsi a promuovere per il bene del paese.

COME RENDERE PIU’ EFFICIENTE LO STATO?

E’ importante fare tutto il possibile perché chi lavora nella pubblica amministrazione, a qualsiasi livello, dai dirigenti al resto del personale, sia responsabilizzato, abbia chiari gli obiettivi da raggiungere, e sia premiato se li raggiunge. Credo che sia fondamentale far capire che lavorare per lo Stato significa lavorare per tutta la comunità. Occorre recuperare l’orgoglio delle proprie funzioni pubbliche che, oggettivamente, negli ultimi anni è stato svilito e umiliato da una retorica a senso unico favorevole sempre e comunque al settore privato, spesso a prescindere dal merito delle questioni. La qualità dei servizi e l’efficienza della gestione sono il pilastro dell’azione politica e uno dei principali nodi da sciogliere per rilanciare lo sviluppo del paese. Una migliore efficienza e la capacità di innovare della pubblica amministrazione costituiscono anche il presupposto per chiedere ai cittadini di adempiere il loro dovere fiscale. Affrontare il problema di una gestione ottimale delle risorse pubbliche è l’unica opportunità per rinsaldare il patto sociale tra chi chiede, giustamente, una pressione fiscale meno soffocante e chi auspica, altrettanto giustamente, il potenziamento degli standard delle prestazioni. Innovare la pubblica amministrazione significa anche liberare le imprese dal fardello della burocrazia, che nel contesto della competizione economica globale rappresenta un freno che il sistema-paese non può più permettersi.

QUALE IL SUO IMPEGNO PER I GIOVANI?

Parto da questa premessa: siamo la prima generazione, dal secondo dopoguerra, che non riesce a trasmettere ai propri figli non dico la certezza, ma neppure la sensazione di poter ambire a un futuro migliore di quello dei propri genitori. La precarietà del lavoro e l’immobilismo sociale del paese sono i due grandi problemi che condizionano il futuro delle giovani generazioni. Dobbiamo intervenire con una politica che favorisca la buona occupazione e crei mobilità e competizione vere, che rompa i troppi privilegi e le troppe rendite di posizione acquisite. Rapporti contrattuali brevi e saltuari non consentono di raggiungere redditi adeguati, mentre i prezzi di affitto e di acquisto delle case sono proibitivi e il costo della vita cresce. Tutto ciò determina quella condizione di insicurezza che non consente di fare progressi verso una piena autonomia di vita. Con il recente protocollo di riforma del welfare abbiamo fatto dei passi avanti in questa direzione, e già la Finanziaria 2007 aveva introdotto alcune misure significative per la stabilizzazione del lavoro precario. Ma non basta. Contiamo di fare ancora di più e meglio nei prossimi mesi.

COSA PENSA DEI PROBLEMI DEL MERIDIONE?

Nessun progetto di sviluppo serio è pensabile nel nostro Mezzogiorno se non si recupera il controllo del territorio e, di pari passo, un diffuso senso di legalità. Sono convinta che in Campania come in Calabria, in Basilicata o in Puglia e Sicilia, ci sono esempi di formidabile innovazione e di qualità nel lavoro, nell’arte, nella comunicazione, nella scienza. Nel Mezzogiorno c’è chi costruisce, e non è affatto una pattuglia isolata. Ma occorre dare corpo e consistenza a queste energie, inserirle in un tessuto di ordinaria amministrazione che faccia emergere le eccellenze non come perle straordinarie ma isolate, quanto piuttosto come il frutto normale di un contesto finalmente sano, capace di progettare sui tempi lunghi puntando sui suoi talenti. Per riuscirci bisogna riqualificare la pubblica amministrazione, investire in infrastrutture, nella formazione professionale, e incentivare gli investimenti, soprattutto per le aziende che decidono di puntare sui giovani e sulle donne. Con la Finanziaria 2007, alcuni passi importanti sono stati compiuti anche in questa direzione. Aggiungo che la questione meridionale e quella settentrionale sono legate tra loro a doppio filo: non si può pensare di poter risolvere l’una senza fare altrettanto con l’altra.

QUALI LE SUE LINEE GUIDA PER LA POLITICA INTERNAZIONALE?

Gli assi portanti della politica internazionale sui cui il Partito Democratico deve lavorare sono due: la pace e il consolidamento della democrazia. Il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, sancito dalla nostra Costituzione, è per noi un’opzione ideale irrinunciabile. Opzione possibile, però, solo nell’ambito di un governo internazionale dei conflitti, e dunque attraverso organismi internazionali e sovranazionali con l’attiva condivisione delle responsabilità per la difesa della stabilità e della sicurezza. Europa e Onu sono le forme concrete che è andata assumendo nel secolo scorso questa opzione di politica internazionale, pur fra difficoltà, contraddizioni e ritardi, caratterizzando la politica internazionale della nostra Repubblica e le sue alleanze. Questa politica va sviluppata nel contesto nuovo della fine della guerra fredda, dei nuovi problemi posti dalla globalizzazione, dalla criminalità internazionale, dal terrorismo, dalle questioni ambientali, che il Partito Democratico è chiamato a far diventare parte della coscienza comune della società italiana. Sono convinta, però, che non ci può essere una pace vera e duratura se insieme non diamo forza, gambe e anima alla democrazia nei paesi come il nostro, dove già esiste da tempo ma nei quali mostra evidenti segni di crisi, e in quelli in cui stenta ad affermarsi. La democrazia, però, non può essere esportata a colpi di cannone, ma soltanto lavorando in una prospettiva di sviluppo equo e sostenibile per tutti, rinunciando a sostenere regimi dittatoriali, imponendo maggiori controlli al commercio delle armi, e puntando sulla cooperazione e il multilateralismo. La globalizzazione, infatti, è un fenomeno positivo solo se sottoposta a un governo aperto alla partecipazione di tutte le nazioni e accompagnata da un rafforzamento dell’autonomia e della democrazia dei territori.

CREDE NELL’EUROPA UNITA?

Sì, senza alcun dubbio. E sono d’accordo con quanto ha detto di recente in proposito il presidente della Repubblica: non possiamo appassionarci all’idea di un’Europa unita se questa idea rimane circoscritta nello schema di un accordo, anche se di portata storica, tra governi o tra sistemi economico-politici. L’Europa ha bisogno di darsi un’anima fondata sull’intreccio di popoli, di culture, sul rispetto di valori comuni, e sulla promozione dei diritti fondamentali dell’individuo e delle comunità. L’Europa unita in cui credo deve essere ancora costruita e c’è bisogno di un impegno enorme da parte di tutti per fare dei passi avanti consistenti. E’ un obiettivo al quale non possiamo rinunciare, anche in un’ottica allargata al contesto globale. Come si è visto in occasione di crisi internazionali, infatti, quando la voce dell’Europa sa essere compatta e unita può rivelarsi determinante per la loro soluzione.

CHI E’ IL CANDIDATO ROSY BINDI NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI?

Come tutti, ho anch’io le mie passioni: la montagna e i viaggi. I miei piaceri sono la buona tavola e il buon vino, specie se gustati in compagnia di amici. Leggo soprattutto testi di spiritualità, poesia e saggi sulla società e la politica. Amo il cinema, ma evito accuratamente gli horror. Viaggiare in macchina è un altro grande divertimento e quando guido ascolto tanta musica: Francesco De Gregori, i Beatles, Bob Dylan, Simon & Garfunkel, Franco Battiato e Lucio Battisti. Sono molto legata alla mia famiglia, semplice e unita, e adoro fare la zia, ho due nipoti e due piccoli pronipoti e quando siamo tutti insieme è davvero una festa.

UNA FRASE CHE AMA RICORDARE SEMPRE CON PIACERE...

Più che una frase sono i pensieri del vescovo Pierre Claverie, ucciso in un attentato degli integralisti islamici nel 1996 ad Algeri: “Esiste solo un’umanità plurale e quando pretendiamo di possedere la verità o di parlare in nome della verità, cadiamo nel totalitarismo e nell’esclusione. Nessuno possiede la verità, ognuno la cerca. Esistono certamente verità oggettive, ma esse ci superano tutti e noi possiamo accedervi solo attraverso un lungo cammino e ricomponendo a poco a poco quella verità. Spigolando nelle altre culture, negli altri tipi d’umanità, ciò che anche gli altri hanno compreso, hanno cercato nel loro cammino, verso la verità. Sono credente, credo che c’è un Dio, ma non pretendo di possedere quel Dio né attraverso Gesù Cristo che me lo rivela, né attraverso i dogmi della fede. Non si possiede Dio. Non si possiede la verità e io ho bisogno della verità degli altri”.

Sito Candidato On.le Rosy Bindi


- Ci sono 3 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Per un’Italia più libera, più ricca e più giusta
17 settembre 2007, di : Luigi Iovino |||||| Sito Web: NEGAZIONE DI GIUSTIZIA

Potremo avere anche la giustizia???

http://it.youtube.com/watch?v=eQ3EKcbY8x8

Video su You Tube

Per un’Italia più libera, più ricca e più giusta
26 settembre 2007

An vedi sta Rosy Bindi....che belle parole: "Per un’Italia più libera,più ricca e più giusta..." Tanti di noi più liberi e più giusti sono rimasti solo più poveri,ma pur sempre.... ricchi di idee.Dato che non si sono asserviti a nessun partito politico,hanno visto passare un treno velocissimo che non sono riusciti a prendere, perchè troppo pieno di portaborse,di lecchini,di ciarlatani,di faccendieri,di ignorantoni inciucioni...E siccome, in nome di questa famosa libertà e giustizia, non avevano lo stomaco per stare in mezzo a cotanta flora e fauna anzi,mi correggo più fauna che flora,sono stati bellamente giubilati ed hanno riposto la loro laurea in scienze politiche od altro nel cassetto,sperando in un futuro migliore.Ma,aspettando ed aspettando aspetta che aspetta, dicevamo,fiduciosi,a noi stessi "vedrai, che qualche cosa cambierà,questo è uno stato di diritto in cui è giusto e sacrosanto che trionfino i valori di libertà e di giustizia".Intanto, come si dice a Roma si è fatta notte,ma sono pur sempre contenta che con la sua laurea in Scienze politiche almeno Rosy Bindi ce l’abbia fatta a diventare ministro.Coraggio, non tutto è perduto!! ENZA
Per un’Italia più libera, più ricca e più giusta
28 settembre 2007, di : dario

rosy bindi & walter veltroni!che tristezza!!povere Gramsci ti starai rivoltando nella tomba!