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Pena sbagliata? Per Equitalia devi pagare lo stesso

La surreale vicenda di un muratore condannato all’ergastolo per omicidio e dopo otto anni riconosciuto innocente. Ma Equitalia vuole da lui 22.605 euro per spese di giustizia

di Adriano Todaro - martedì 4 dicembre 2012 - 3225 letture

Casal di Principe, sera del 18 febbraio 2002. Un commando di camorra uccide Antonio Amato e, la stessa sera, un altro commando uccide il sindacalista Federico Del Prete. Indagini a tutto campo in terra di camorra. Poi la conclusione delle indagini. Ad uccidere Amato, secondo gli inquirenti, è stato Alberto Ogaristi, di professione muratore. Ogaristi viene condannato all’ergastolo malgrado lui si professi innocente.

Una vicenda come tante altre ma questa ha una coda di natura burocratica. La vicenda è raccontata dalla brava Rosaria Capacchione, la giornalista del Mattino costretta a vivere con la scorta a causa dei suoi numerosi articoli contro la camorra. E’ una storia, questa, di ordinaria ingiustizia, "di un errore ‒ scrive la giornalista ‒ al quale la stessa Procura antimafia, quattro anni fa, aveva posto rimedio, ma che da allora s’incrocia e si scontra con le sabbie mobili della burocrazia".

Un errore, certo, un errore che ha sconvolto la vita di questo muratore, oggi di 40 anni, della sua famiglia della sua piccola bimba. Sì perché nel 2008, Massimo Iovine da Villa Literno, pentito, dichiara ai magistrati: "Vivo con la morte nel cuore perché in carcere c’è un giovane che sta pagando per un omicidio commesso da me. Fui io a uccidere Antonio Amato, quell’Ogaristi non c’entra nulla".

I veri assassini, quel commando che uccise Antonio Amato, tutti collaboratori di giustizia, rei confessi, sono stati tutti condannati. E così da due anni e mezzo il muratore Alberto Orgaristi aspetta la revisione del processo, che tarda ad arrivare perché si sa le cose che riguardano la giustizia, nel nostro Paese, sono sempre molto lunghe soprattutto se riguardano persone comuni. Alberto Ogaristi attende ma intanto deve mangiare e mantenere la propria famiglia. Lui è muratore specializzato, il lavoro ci sarebbe. Ma chi dà un lavoro ad uno che è stato condannato all’ergastolo, anche se è fuori? E così fa mille mestieri, elemosinando un giorno di lavoro. Una vita grama, di stenti e di rabbia per non essere stato tutelato da questo Stato che lo ha considerato libero a metà.

Se la sentenza di condanna è sospesa da due anni e mezzo, lo stesso non si può dire della procedura burocratica avviata nel 2007 dalla Corte di Appello di Napoli. Per bloccarla era necessario impugnare il decreto e questo non l’ha fatto nessuno. Non l’ha fatto il muratore pressato da problemi contingenti, non l’ha fatto la sua giovane moglie mamma di una bambina di pochi mesi, non i genitori del muratore che avevano problemi grossi di salute. E, probabilmente, non l’ha fatto neppure il suo avvocato.

E così, lenta ma inesorabile, la macchina della giustizia ha proseguito il suo iter. E il 23 ottobre scorso si è fatta sentire anche l’agenzia di Equitalia di Caserta. Beffa della beffa: l’esattoria chiede ad Alberto Ogaristi, "mezzo ergastolano e mezzo libero", come scrive Capacchione, di pagare le spese di giustizia che si devono allo Stato in caso di condanna. Esattamente 22.605 euro! Ogaristi non può pagare? Equitalia intende incassare quella somma con il ricorso al pignoramento.

Per dimostrare la sua innocenza, Alberto Ogaristi, ha fatto mille battaglie sino a quando il 22 giugno 2010 la stessa Procura di Napoli che l’aveva fatto arrestare e condannare e che voleva riparare all’errore commesso, ha accolto la sua istanza di libertà condizionata. Ora attende la revisione del processo che tarda ad arrivare, attende di essere risarcito per gli anni di carcere fatti ingiustamente e, probabilmente, alla fine gli daranno anche una somma di risarcimento. Intanto, però, Equitalia i soldi li vuole subito, non aspetta certo la revisione del processo.

Casi come questi sono numerosi, più di quelli che uno crede. Finire nel gorgo del carcere, dei processi infiniti, degli avvocati, dei giudici è più facile di quanto sembra. Quando qualcuno pensa che a lui non succederà mai di finire in galera ingiustamente, dovrebbe proprio tener conto, invece, che è molto facile. Come è successo ad Alberto Ogaristi, muratore incensurato, accusato di omicidio, "mezzo ergastolano e mezzo libero".


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