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Parlare Catalano

Ci ha lasciato a 77 anni il trombettista jazz, cultore della banalità della vita quotidiana.

di Piero Buscemi - venerdì 3 maggio 2013 - 3304 letture

"Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida". Si potrebbe iniziare da questa catalanata per ricordare Massimo Catalano, l’ovvietà fatta spettacolo, che ha fatto della sua banalità il mezzo per ridere della vita, provando ad affrontarla senza prenderla troppo sul serio.

Molti lo abbiamo conosciuto nelle serate senza fine di primavera inoltrata, quando ci facevamo catturare da quella comicità demenziale, ironica ma non troppo, satirica ma non eccessivamente politica, davanti a quel salotto televisivo improvvisato da Renzo Arbore e passato ai posteri con il nome di "Quelli della notte".

Massimo Catalano era il filosofo di quel salotto, interpellato a sorpresa e quasi a trabocchetto, almeno per il telespettatore, da Arbore che lo coinvolgeva sul tema della serata, mai particolarmente gravoso, dopo gli interventi surreali degli altri ospiti fissi della trasmissione, opinionisti sberlettati e sberlettanti dei talk-show che ne sarebbero seguiti negli anni successivi.

Questo suo ruolo quasi innaturale, che spesso era il momento più atteso della serata, con noi telespettatori a provare ad emularlo o, addirittura, a intuire la catalanata della puntata, ha monopolizzato la figura di un artista che i cultori della musica jazz hanno apprezzato negli anni per le sue doti artistiche manifestate dalle note della sua tromba. Doti che negli anni ’60 portò in giro con il gruppo dei Flippers, che ospitava il pianoforte di Franco Bracardi e un giovanissimo Lucio Dalla.

Catalano ha fatto parte di una televisione che, sicuramente più dei giorni nostri, proponeva talenti e capacità artistiche prese a prestito dalla comicità demenziale, quasi a voler volontariamente sminuire un’eccessiva prosopopea da personaggio famoso che, nei programmi proposti dal nuovo etere digitale, è diventata il filo conduttore e il motivo principale per il raggiungimento di un certo share.

Vogliamo ricordarlo coniando una nostra personale "catalanata", auspicando che sia davvero una banalità sulla quale limitarsi soltanto a fare una battuta ironica e scontata: "E’ meglio avere una classe politica onesta, sostenitrice del diritto al lavoro e battagliera contro le mafie, che avere una classe politica corrotta, propensa agli ammortizzatori sociali e collusa con la mafia".


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