Pace? Prima eliminiamo la guerra dal nostro DNA

"Quanti, PRIMA di scendere in piazza, hanno fatto pace con il vicino di casa o di ufficio con cui erano in lite, o con l’amico con cui erano in crisi, o in famiglia ..."

di titty - giovedì 13 ottobre 2005 - 2948 letture

Vi ricordate le grandi manifestazioni popolari del marzo 2003 contro lo scoppio della guerra in Iraq? Che spettacolo fantastico: fiumi iridati che inondavano le capitali di mezzo mondo. Bandiere della pace ovunque. Tutti pronti ad esporle dalla finestra. Tutti pronti a scendere in piazza per riversare la propria goccia di solidarietà in quell’oceano di pacifismo.

Una testimonianza importante, straordinaria ... magari fosse sempre così!

Purtroppo però, dopo più di due anni, il tarlo di un dubbio continua a trapanarmi il cervello: questa mobilitazione di massa è esplosa solo per difendere la pace come elemento inderogabile e vitale per la nostra esistenza? O soprattutto per attaccare, con il primo pretesto utile, le mire imperialistiche USA?

Sbaglio? Ma allora perché non si assiste mai a simili movimentazioni di massa per risolvere le decine di atroci guerre, di cui a volte neanche siamo a conoscenza, e che da anni continuano ‘indisturbate’ a funestare interi popoli in giro per il mondo, senza che l’Occidente abbia mai fornito l’aiuto decisivo per instaurare la pace? Ecco la differenza: per le altre guerre ci vorrebbe un impegno personale ben più intenso e prolungato di una semplice mattinata di manifestazione contro l’imperialismo USA.

Ed ora veniamo ad un secondo dubbio: quanti dei manifestanti, PRIMA di scendere in piazza, hanno promosso e realizzato con vigore la ‘micro-pace’ nel proprio quotidiano? Questo modus agendi costituirebbe il mattoncino fondamentale su cui edificare l’imperituro tempio della pace globale. Detto in termini pratici: quanti, PRIMA di scendere in piazza, hanno fatto pace con il vicino di casa o di ufficio con cui erano in lite, o con l’amico con cui erano in crisi, o in famiglia dove dominava l’incomprensione e l’astio? E quanti, DOPO la manifestazione, hanno continuato a perseguire (e applicare!) l’ideale della pace impegnandosi in prima persona, anziché aspettare passivamente che un fantomatico ‘qualcun altro’ riesca a far cessare le guerre con la bacchetta magica? Troppo facile contrabbandare uno dei nostri hobby preferiti (scaricare sugli altri le colpe dei nostri problemi e la relativa responsabilità delle soluzioni) con un serio impegno di piazza; così facendo lo si svuota e svilisce fino a ridurlo ad un effimero ... ’momento catartico’!

Mi si passi il sarcasmo: chissà quanti hanno semplicemente partecipato alle manifestazioni, senza fare altro, e, tornandosene poi a casa, si sono pure sentiti soddisfatti di aver fornito un ’corposo’ contributo alla pace! Eh sì! Proprio questo è il punto: troppo facile pensare che per far terminare le guerre basti SOLO una bandiera iridata sul balcone o una gridata in piazza, quando poi, rincasando, si torna a dissotterrare l’ascia delle proprie guerre quotidiane.

La pace non è un evento esterno a noi! La pace non dipende solo dalle decisioni dei ’grandi’! La vera pace può nascere SOLO dall’insieme dei singoli atteggiamenti ‘pacifisti’ di ognuno di noi, da materializzare personalmente in ogni episodio del nostro quotidiano, fornendo un esempio per tutti.

La vera pace può nascere SOLO dall’insieme di questi apparentemente insignificanti contributi personali, non dalla speranza che un angelo del Paradiso impedisca che qualcuno nella ’Stanza dei Bottoni’ prema il ’pulsante rosso’.


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Pace? Prima eliminiamo la guerra dal nostro DNA
17 maggio 2006, di : mdm

Da almeno 22 anni, quando ho detto no alla guerra segliendo di servire il mio paese con la scelta dell’obiezione di coscienza e del servizio civile, quella della pace tra i popoli è stata una questione centrale della mia vita. In quanto cristiano impegnato, condivido quanto tu dici sulle origini della pace in generale. Sento però la necessità fare un distinguo. Tante volte ho partecipato a manifestazioni per la pace e, "tornandomene poi a casa, mi sono pure sentito soddisfatto di aver fornito un ’corposo’ contributo alla pace!" Ormai però gli anni mi hanno fatto acquistare consapevolezza che non basta "una bandiera iridata sul balcone o una gridata in piazza" per risovere le guerre tra i popoli (o nei popoli, come la fame e l’oppressione), tuttavia sono certo che non possiamo aspettare di risolvere le nostre guerre personali per interessarci di quelle dei popoli, sia perchè quelle le avremo sempre e sia perchè se ci disinteresseremo delle prime (come vorrebbero i potenti) non ci sarà più speranza per l’umanità. Credimi, a volte io temo comportamenti opposti a quelli che giustamente denunci tu, ad esempio di chi prega solo per la pace dei propri cari e si disinteressa di tutto il resto, non apre la porta agli immigrati e magari va a fare "missioni di pace" all’estero.