Nulla rimane della scolara di Hiroshima (Primo Levi)
Dati i tempi che viviamo, spero che vogliate pubblicare questa bellissima poesia di Primo Levi.
Poichè l’angoscia di ciascuno è la nostra/ ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna/ che ti sei stretta convulsamente a tua madre/ quasi volessi ripenetrare in lei/ quando al meriggio il cielo si è fatto nero/.
Invano, perché l’aria volta in veleno/ é filtrata a cercarti per le finestre serrate/ della tua casa tranquilla dalle robuste pareti/ lieta già del tuo canto e del tuo timido riso./
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata/ a incarcerare per sempre codeste membra gentili./
Così tu rimani fra noi, contorto calco di gesso,/ agonia senza fine, terribile testimonianza/ di quanto importi agli dei l’orgoglioso nostro seme./
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,/ della fanciulla d’Olanda murata fra quattro mura/ che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:/ la sua cenere muta é stata dispersa dal vento,/ la sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito./
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,/ ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli./
Vittima sacrificata sull’altare della paura./
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,/ tristi custodi segreti del tuono definitivo,/ ci bastano d’assai le afflizioni donate dal cielo./
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate./
Primo Levi, 20 novembre 1978
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