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Morte all’ILVA di Taranto

Luigi Di Leo, venticinquenne operaio di Mottola, aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino quando una trave lo ha colpito in pieno. L’ennesimo incidente...

di Vincenzo Raimondo Greco - martedì 20 settembre 2005 - 9895 letture

È arrivato il momento di dire basta”, tuona Cesare Damiano, responsabile Lavoro e Professioni della Segreteria nazionale Ds che aggiunge: “la mancanza di sicurezza sul lavoro negli impianti siderurgici è ormai arrivata ad un punto critico. L’incidente di Taranto, nel quale ha trovato la morte Luigi Di Leo, è l’ennesimo e ravvicinato episodio che segnala l’urgenza di un’azione energica e tempestiva” .

Quello della scorsa settimana è il terzo nel giro di cinque giorni; il primo mortale. Luigi Di Leo, venticinquenne operaio di Mottola, aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino quando una trave lo ha colpito in pieno. L’ennesimo incidente, il più grave nello stabilimento che occupa 12 mila persone, molti dei quali giovani assunti con contratti di inserimento.

Anche l’Osservatore Romano prende posizione: “Un altro nome nella strage silenziosa sui luoghi di lavoro attraversati da una inesorabile scia di sangue. Un’altra famiglia che piange il suo caro”. La situazione all’ILVA di Taranto è veramente critica. E, come tanti altri infortuni, poteva essere evitato. Per Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, “le responsabilità delle direzioni aziendali” sono gravissime. “E’ bene ricordare - aggiunge il leader sindacale - che all’Ilva di Taranto per tutta l’estate si sono succeduti incidenti gravi e gravissimi che solo per casi fortuiti non hanno aumentato il numero dei morti. Si entra in fabbrica e non si è sicuri di uscirne vivi o integri. Questa è la realtà. Il momento delle parole, degli impegni generici, delle assicurazioni è concluso”.

E’ questa l’opinione di tutte le forze politiche e sindacali. Bisogna aprire“ immediatamente una vertenza sulla sicurezza”, annuncia Giorgio Caprioli, segretario nazionale della Fim-Cisl, per il quale vanno evidenziate “le responsabilità dell’azienda operando una rivisitazione completa delle misure che essa dice di attuare”. Per i dirigenti dell’ILVA si tratta di un caso fortuito; mentre lavoratori, sindacati e politici pongono sotto i riflettori i sistemi di sicurezza.

Si respira un “clima ricattatorio- si legge in una nota dello Slai Cobas - e siamo in presenza di imposizioni da parte di capi reparto che attuano una organizzazione selvaggia”.

Per Antonio Gaglione,senatore della Margherita, “i contratti di formazione lavoro nell’Ilva di Taranto spesso si trasformano in armi puntate contro i giovani che hanno bisogno di lavorare; essi sono intimiditi dai preposti aziendali fino ad accettare condizioni di lavoro che in un rapporto di lavoro più equilibrato non accetterebbero”. “I risparmi sulle manutenzioni degli impianti - conclude - e l’abbassamento delle tutele in termini di sicurezza sono una realtà che arricchiscono le partite positive del bilancio aziendale, ma la contropartita è dolorosa per coloro che per un misero salario prestano la propria attività lavorativa”.

Il risultato è un incremento esponenziale degli incidenti: 4 mila solo nel corso del 2004. Ecco perché diventa fondamentale sviluppare “da subito - afferma Damiano - un’iniziativa efficace affinché le norme in materia di sicurezza sul lavoro”. Un lavoro che, per il diessino, devono svolgere insieme “le istituzioni, gli enti preposti, con il coinvolgimento delle aziende e del sindacato” per fermare “l’ormai quasi quotidiano elenco di eventi dolorosi e mortali a carico dei lavoratori. Va ridato senso e valore alla salvaguardia della vita e della salute nei luoghi di lavoro - conclude Damiano - e ognuno deve fare la propria parte e assumersi le proprie responsabilità”. Nel frattempo la Fiomchiede alla Magistratura di accertare le negligenze e tutte le responsabilità aziendali, fino ai più alti livelli, colpendole con tutto il rigore della legge. Occorre che la pubblica autorità intervenga in modo da costringere le strutture aziendali a rispettare la sicurezza del lavoro oppure a pagarne penalmente le conseguenze”.

Un incidente sul qual nessun intende chiudere un occhio; fare sconti; tergiversare. E un primo segnale concreto arriva dalla decisione di Fiom, Fim e Uilm di varare una “piattaforma rivendicativa a livello nazionale sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per avviare un confronto a tutto campo con la controparte” e fermare quella che appare, ogni giorno di più, una vera e propria “strage”. Ma mentre la macchina burocratica inizia il suo cammino, nella fabbrica di patron Riva si continua a lavorare con la paura in gola.


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Ilva: oltre 4300 infortuni nel 2004
20 settembre 2005, di : onnivora |||||| Sito Web: Associazione Taranto Viva

Circa 360 infortuni al mese. E’ questa la poco invidiabile media registrata nello stabilimento siderurgico di Taranto nel 2004. In totale 4.315 incidenti sul lavoro, cui vanno aggiunti due casi mortali. Nello specifico, 2.470 si riferiscono a infortuni compresi tra 1 e 3 giorni di assenza; 1.845 riguardano episodi con più di tre giorni di guarigione. Un numero elevato, seppure riferito ad uno stabilimento che conta 13.500 unità.
    Ilva: oltre 4300 infortuni nel 2004
    26 maggio 2006, di : consigliere

    + giorni di ferie all’ anno = meno infortuni!
    Ilva: oltre 4300 infortuni nel 2004
    29 agosto 2006, di : Michelangelo

    spesso si parla di matriri del lavoro, martire è colui che muore per un ideale. Questi non sono altro che sacrificati per l’unico ideale dei padroni"IL PORTAFOLIO"