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Modigliani al Vittoriano

Fino al 20 giugno il Complesso del Vittoriano a Roma propone l’intero percorso creativo di Amedeo Modigliani, in una retrospettiva di circa 100 opere tra oli, acquerelli, sculture e disegni...

di Sergej - mercoledì 3 maggio 2006 - 11217 letture

Vi è una creazione divina, e una creazione (per tradizione occidentale, data romanticisticamente dall’artista) umana. Entrambi usano il linguaggio. Anzi, è il linguaggio stesso a costituire il fulcro della creazione. Dio alita sulla materia e “crea” l’uomo. Nella traduzione aramaica della Torah usata nel rito della Sinagoga, il Targum Onqelos rende il passo del Genesi “L’uomo diventò un’anima vivente” (2,7) con “L’uomo diventò uno spirito parlante”. Scrive Scholem: “Il linguaggio è proprio ciò che costituisce l’essenza vivente dell’uomo. Di qui la domanda, che gli spiriti portati alla speculazione si posero presto, se questo elemento linguistico non debba già essere contenuto nello stesso soffio divino” (p. 28-29). La facoltà umana di parlare diventa non solo ciò che contraddistingue la specie ma anche ciò che unisce l’uomo al divino. In un quadro di Rembrandt, sul tema del sacrificio di Isacco, il padre che è sul punto di uccidere il figlio, nasconde con una mano la bocca (e il volto) del figlio. Tutta la pittura occidentale scava, nella sua storia, la mimesi della parola. Attraverso la raffigurazione mossa dell’immagine, il cercare di rendere un significato che passa attraverso la parola.

Ebbene, niente di tutto questo nei ritratti di Modigliani. Qui ciò che apparentemente domina è la fissità dello specchio. I ritratti di Modigliani sono immagini fisse, volti con le bocche chiuse, tappate, le labbra strette. La testimonianza che i ritratti di Modigliani fanno, è muta. Nello stesso tempo, scompare il paesaggio. Ciò che la tradizione pittorica aveva per secoli perseguito - l’ambizione architettonica, l’utopia della ri/creazione dell’universo -, in Modigliani è terra bruciata. Dietro le figure ritratte non c’è sfondo. Le figure sono rielaborazioni geometriche - piani, incavi, coni e semisfere - in cui anche i colori della pelle di smaterializza (disumanizza) ricomponendosi nella direzione della pietra. Per alcuni ritratti Modigliani usa il colore del mattone per dare un incarnato alle sue figure. La sua è una umanità fatta di pedine del gioco degli scacchi. I suoi ritratti-monoliti scendono nella materia, nella pietra, per ritrovare un senso geometrico.

La realtà umana viene non solo scarnificata, in Modigliani, ma pietrificata. I suoi manichini - siano essi nudi distesi su improbabili letti, o in piedi a farsi ritrarre - sono i testimoni della distruzione che la realtà della macchina, della guerra, la convulsione della modernità, lasciano quando tutto è passato. Testimoni muti non solo di un’epoca - quella vissuta da Modigliani - ma di tutte le epoche, tutto il Novecento che è rimasto impietrito dietro di noi.

Fino al 20 giugno il Complesso del Vittoriano a Roma propone l’intero percorso creativo di Amedeo Modigliani, in una retrospettiva di circa 100 opere tra oli, acquerelli, sculture e disegni, realizzati dagli anni della formazione al 1919. L’esposizione, curata da Rudy Chiappini, direttore del Museo d’Arte Moderna di Lugano, è un grande omaggio all’artista livornese soprannominato Modì (curiosa l’omofonia con "maudit", artista maledetto), morto nel 1920 a soli 35 anni. La mostra "Modigliani" nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ promossa dal Comune di Roma assieme alla Provincia di Roma e alla Regione Lazio. Contribuiscono alla rassegna musei pubblici e collezioni private di tutto il mondo. Bohémien, dandy, eccentrico, irrequieto, a tratti esibizionista, Modigliani ha da sempre l’aura dell’artista maledetto, con la vita che s’intreccia fortemente alla produzione. In due decenni di attività, ritrae e scolpisce le donne amate e un’ampia galleria di personaggi: pittori, mercanti, poeti, intellettuali e l’intero mondo che anima la capitale francese al principio dello scorso secolo.

Chiappini sottolinea che "è tempo di affrontare Modigliani senza lo spettro dello scandalo". Ed ecco comparire al Vittoriano gli amici devoti e i bambini, ma soprattutto le sue donne, amiche, amanti, muse, committenti, collezioniste, dalla poetessa russa Anna Akhmatova a Lunia Czechowska ad Hanka Zborowska, fino alle due più importanti donne della sua vita: la giornalista inglese Béatrice Hastings e la giovane Jeanne Hébuterne che conobbe durante i festeggiamenti del capodanno 1917, all’Académie Colarossi dove lei stava preparando il concorso per l’ammissione. I colleghi d’atelier l’avevano soprannominata "noix de coco (noce di cocco) a causa delle sue lunghe trecce castane che contrastavano col candore della pelle. Non altissima, magra, grandi occhi a mandorla, Jeanne era una ragazza timida, riservata, malinconica, di costituzione debole, romantica e dolce, ed entrò nella sua vita come "un raggio di sole". E, ancora, una galleria di volti illustri, dove spiccano anche i tre mecenati che hanno accompagnato Modigliani, il medico Paul Alexandre, conosciuto nel 1907, il mercante d’arte Paul Guillaume, incontrato nel 1914 e il letterato polacco Léopold Zborowski, che con la moglie Anna sostenne l’artista dal ’17 fino alla morte, nel ’20.

In una sala, la documentazione fotografica del centro archivi legali di piazza Campitelli. Un repertorio di foto originali dell’epoca delle modelle che Modigliani frequentava, come la greca Kiki e Aïcha di colore, insieme a quelle dei luoghi di incontro, tra Montmartre e Montparnasse, dei protagonisti dell’arte delle avanguardie europee dell’inizio del secolo scorso, la Cloiserie de Lilas, le Lapin Agile, il Moulin rouge, la Ruche, oltre ai suoi amici-nemici colleghi, in cui l’artista ricorre con con Picasso e Max Jacob, Soutine, Apollinaire, e Constantin Brancusi.

Monumentale il volume biografico che affianca la mostra, fortemente voluta da Laure Nechtschein Modigliani per continuare l’intensa attività della mamma Jeanne-Giovanna, che fino al 1984, anno della sua scomparsa, si è battuta per ricondurre l’immagine del padre ad una dimensione "senza leggenda", come ha voluto intitolare il suo primo libro apparso in Italia e negli Stati Uniti nel 1958 e l’anno successivo in Francia. "Accompagnata dalle cure di Christian Parisot, all’epoca suo archivista - racconta Massimo Riposati direttore artistico delle edizioni Carte Segrete e curatore della manifestazione - Jeanne ha lavorato per sistemare una catalogazione dei materiali che volta per volta scopriva, a Livorno ed in Francia. Un lavoro immenso, commovente, continuato poi dallo stesso Parisot che si è visto confermare nel suo ruolo di responsabile degli Archives Legales dalla figlia di Jeanne, Laure appunto ".

"Il lavoro di Parisot segue il solco tracciato da mia madre, da coloro che si interessano a Modigliani senza leggenda - dichiara Laure Nechtschein Modigliani, nata dall’unione di Jeanne con Valdemar Nechtschein, trotzkista francese - Mamma raccolse testimonianze e documenti che comparò, analizzò e criticò metodicamente. Questo rigore era indispensabile alla ricerca di una verità demistificata sulla vita e l’opera di suo padre. Il suo studio è stata la chiave di un incontro autentico con l’uomo, il pittore e la sua opera. Ma di quanto coraggio ha avuto bisogno mia madre per affrontare questo lavoro. Ha pagato cara, a volte, la sua libertà di espressione e l’originalità della sua posizione. Spesso, l’ho vista insorgere, andare in collera contro alcune dichiarazioni o manifestazioni. Perché presto è venuta a scontrarsi con resistenze, ostacoli e si è attirata molte inimicizie. Come se trasgredisse dei divieti decostruendo uno dopo l’altro i miti su suo padre. Questi erano diventati parte integrante della memoria collettiva dell’epoca in accordo con i cliché romantici di alcuni e con gli interessi commerciali di altri".

Il Comitato Scientifico è composto da Mason Klein, Curatore del The Jewish Museum di New York; Griselda Pollock, Direttore dell’ AHRB, Centre for Cultural Analysis, Theory and History, University of Leeds; Werner Schmalenbach, Direttore fino al 1991 del Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf; Jeffrey Weiss, Curatore del Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea della National Gallery of Art di Washington; Maria Teresa Benedetti, Storico dell’Arte; Claudio Strinati, Soprintendente per il Polo Museale Romano. Corrado Augias, che alla vita di Modigliani ha dedicato anni di studio e diverse pubblicazioni, è protagonista del filmato introduttivo, che apre l’esposizione. La rassegna è coordinata e organizzata da Alessandro Nicosia (Presidente di Comunicare Organizzando).

Affianca la grande esposizione un laboratorio didattico per i bambini, curato dall’Assessorato capitolino alle Scuole. Costo del biglietto: 9 euro intero, 7 ridotto. Orario: dal lunedì al giovedì 9,30 - 19.30; venerdì e sabato 9,30 - 23,30; domenica 9,30 - 20,30. Per informazioni, 06-6780664.


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