Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Attualità e società |

Mobbing e malasanità a Milano: il caso di Giovanna Nigris

In Giovanna Nigris si può condensare tutto ciò che in Italia non funziona: malasanità, mobbing, lentezza delle giustizia, cinismo umano nei confronti di chi è più debole. Oggi, la signora Nigris, ha deciso di affidare il suo caso ad una petizione popolare da inviare al Capo dello Stato

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 8 febbraio 2006 - 10167 letture

In Giovanna Nigris si può condensare tutto ciò che in Italia non funziona: malasanità, mobbing, lentezza delle giustizia, cinismo umano nei confronti di chi è più debole. Oggi, la signora Nigris, ha deciso di affidare il suo caso ad una petizione popolare da inviare al Capo dello Stato. A distanza di oltre dieci anni, Giovanna Nigris continua la sua personale battaglia contro il Fatebenefratelli. Sola, contro l’indifferenza generale; sola contro il silenzio dei mass-media. Il suo caso potrebbe, a buon diritto, essere raccontato in uno dei tanti talk show televisivi che riempiono le serate degli italiani. Invece i grandi network e i quotidiani nazionali hanno deciso di spegnere i riflettori sul caso “ Nigris” (Girodivite, numero 175 - edizione del 27.04.2005 ) A nulla, finora, sono servite le denunce presentate in Procura, le istanze inoltrate a rappresentanti politici e istituzionali.

La storia

Il suo calvario inizia nel 1992 quando, pur essendo una assistente amministrativa, riceve un ordine di servizio per lavorare all’accettazione dei materiali organici (urine, escreati etc.) del Reparto di Anatomia e Istologia Patologica dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. “Ho lavorato per tre anni - scrive Giovanna -in ambiente contaminato e senza i mezzi di protezione individuali” previsti dalla legge. “In quel posto - aggiunge - mi è stata contagiata la tubercolosi, che ho dovuto curare per 14 mesi con la complicanza di una diagnosi di pericardite e di reumatismo tubercolare”. Giovanna avvia, quindi, le pratiche per il riconoscimento della causa di servizio alle quali l’amministrazione ospedaliera risponde con una opposizione ‘senza quartiere’ ma, anche, piena di contraddizioni: nel giugno del 1997 dichiara che solo “saltuariamente la signora Nigris riceveva dall’utenza campioni di sostanze organiche da esaminare”; successivamente , dietro richiesta dell’Ospedale militare, il Servizio di Medicina preventiva e occupazionale del Fatebenefratelli scrive che nell’anno 1998 :“gli operatori di quel servizio erano protetti, nei confronti dell’utenza, da schermo di vetro”; una “distorsione della realtà” dichiara Giovannaperché - aggiunge -sono stata contagiata di tubercolosi nell’anno 1994, quando gli schermi di vetro non erano stati ancora installati”. Inizia, così, una guerra fatta di carte bollate e avvocati. Il Tar Lombardia le dà ragione (Sentenze del 14 ottobre 1999 e del 27 novembre 2001), poi si passa al Consiglio di Stato e al processo penale che si chiude con un nulla di fatto per sopraggiunta prescrizione dei reati. Nell’anno 2002 “violenti stress emotivi e il ripresentarsi della pericardite” contribuiscono ad abbassare le difese immunitarie di Giovanna che si sottopone a nuove massicce cure con farmaci chemioterapici (con relative conseguenze) per altri nove mesi.

Le richieste di aiuto

Oggi, Giovanna Nigris, è costretta a deambulare con l’ausilio della stampella ricordo indelebile di una caduta in servizio che gli procurò la lesione dei menischi; e a convivere con i postumi della tubercolosi e con una neuropatia agli arti inferiori che la costringono a continui cicli di fisoterapie. Ma questo non è sufficiente a spegnere in lei la voglia di lottare. Dal suo sito www.mobbing-sisu.it informa i lettori sugli sviluppi della vicenda che la vedono protagonista, e a tenere alta la speranza in quanti vivono situazioni simili. Ha trovato la forza di sopravvivere “nonostante la violenza sofferta” e le difficili “ condizioni di vita”. Dalle parole di Giovanna traspare, anche, molta tristezza. “Negli ultimi undici anni non ho mai potuto contare su un adeguato supporto familiare e sociale” scrive Giovanna che aggiunge: “ per troppe persone, anche consanguinee, chi è malato e bisognoso di aiuto è soltanto un peso da evitare ed abbandonare”. Ed è così che “per chiedere i miei diritti mi sono imbattuta - aggiunge Giovanna - in una catena interminabile di ingiustizie e falsità”. Le porte continuano ad essere chiuse e nessuno risponde alle richieste di aiuto. “Sono anni -dice- che cerco un aiuto anche dai partiti politici per denunciare la mia situazione” subita sul “posto di lavoro”. “Finora - aggiunge sconsolata - la maggior parte di coloro ai quali mi sono rivolta” hanno girato “la testa dall’altra parte”.

Le condizioni di salute

I risultati di questo accanimento sono visibili sul corpo di Giovanna: difese immunitarie ridotte al lumicino; problemi cardio-circolatori che richiedono la somministrazione di ossigenoterapia e diuretici; continui scompensi cardiaci; stress legato alle vessazioni e alle violenze morali tipiche di chi è mobizzato. “Ho sempre più vivo - scrive Giovanna - il sospetto che si vuole causare la mia morte”. “Se ciò accadrà -conclude con un filo di rassegnazione - chi mi leggerà non potrà non capire che la mia vita si è fatta spegnere a forza di torture” fisiche e pscicologiche. Nella ennesima denuncia presentata in Procura, nel dicembre dello scorso anno, Giovanna parla “di minacce di morte” in quanto sospettata di essere stata “informatrice della polizia relativamente a certe illegalità” oggetto anche di indagini del “Pool di Mani Pulite”. “C’è chi lavora dietro le quinte, per tentare di stravolgere le sentenze con attestazioni truccate”, dichiara sconsolata Giovanna che decide di lanciare, dalla sua pagina web, una petizione popolare da presentare al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e al Procuratore Generale della Repubblica del Tribunale di Milano. “Prima o poi qualcuno- aggiunge - vorrà sentire la mia storia”.

Vincenzo Greco


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Mobbing e malasanità a Milano: il caso di Giovanna Nigris
9 febbraio 2007, di : Paola

Cara Giovanna, ho letto la tua storia e ne sono rimasta profondamente colpita, sopratutto in questi giorni in cui anch’io sono vittima di un mobbing. La mia situazione è molto piu’ sfumata e meno drammatica, io non ho subito danni fisici, per ora, tuttavia danni psicologici si; quando qualcuno vuol farti passare per matta il danno psicologico è certo. Il primo approccio con realtà antimobbing, comunque, è stato comico direi, figurati che questo centro fa parte della mia stessa ASL la RM/E di Roma, mi hanno detto che prima devo sottopormi a sedute di psicanalisi per due anni, poi se decidono che non sono malata allora mi attestano che ho sono stata vittima di mobbing! Figurati se la stessa ASL che ti mobbizza può certificarti il suo reato! Forse hanno visto troppe puntate di Star Trek! Comunque io mi sono rivolta ad un avvocato, in quanto alla pazzia, se dovessero dirmi che sono matta posso sempre sfruttare la situazione: ai matti molte cose si perdonano! Un caro abbraccio Paola
    Mobbing e malasanità a Milano: il caso di Giovanna Nigris
    6 marzo 2007, di : Sisu |||||| Sito Web: http://www.mobbing-sisu.com

    Cara Paola, ti ringrazio e apprezzo la tua considerazione. Mi scuso se soltanto ora mi sono accorta della tua riflessione e comunicazione, ma oltre alle molte risposte e consigli che mi vengono richiesti da persone martoriate sul lavoro, devo purtroppo convivere con le mie limitate possibilità organizzative a causa della malattia. Mi spiace se ciò inizialmente può fare pensare che non rispondo a qualcuno, cosa che ti assicuro non è mai successo, magari rispondo in ritardo, lo so, ma rispondo a tutti. Comprendo benissimo le tue osservazioni ed è giusto che tu te ne debba preoccupare, ma se fossi in te e se lo ritieni davvero necessario, mi farei valutare il mobbing, come danno alla persona e pertanto dal punto di vista clinico al di fuori dell’ambiente di lavoro. La valutazione dei certificati e dell’aspetto clinico so che dura tre giorni in day Hospital. Da quanto mi dici, nel tuo caso, chi ti dovrebbe esaminare e documentare le visite mediche è anche il tuo Ente datore di lavoro, di conseguenza, potresti trovarti di fronte ad un conflitto di interesse-clinico che potrebbe fare indurre chi ti visita a sottovalutare o minimizzare un eventuale danno alla persona, che potresti avere subito in quello stesso ambiente. Per il resto, il mobbing non cambierà mai, se non ci sarà un intervento di uomini coraggiosi che impiegano il proprio tempo anche per degli ideali. Sarebbe necessario fare avere al cittadino una politica che finalmente si interessi del bene pubblico e lavori per una nazione nella quale la gente di qualunque fede, politica, colore o razza, ritorni ad essere unita da sentimenti umani di solidarietà e rispetto reciproco. Un cordiale saluto. Giovanna Nigris
    Mobbing e malasanità a Milano: il caso di Giovanna Nigris
    12 marzo 2007, di : Roberto Santi |||||| Sito Web: Malasanità, mobbing, errore medico

    Sono un medico e da tempo dico che gli errori medici sono per gran parte frutto della (dis)organizzazione. Anni di potere moncratico dei Direttori Generali delle ASL e degli Ospedali hanno generato questo mostro che chiamiamo "malasanità".Si tratta di un potere che scende a cascata in tutta l’organizzazione, crenado un dispotismo diffuso e omertoso. L’organizzazione sanitaria è gestita in modo che i Politici abbiano il controllo su tutto. Il mobbing è uno degli strumenti con il quale la Direzione esercita il proprio potere Questa è la ragione dei morti evitabili, questa è la ragione dei tanti casi di mobbing. Non voglio usare questo blog per farmi pubblicità. Ma ho già scritto due libri su questi temi. Io insisto in questa battaglia di civiltà. Spero di non restare ancora solo come sono stato finora.