Ministra Dadone, #PagaceloTu

Il 29 gennaio presidio USB al Ministero della Funzione Pubblica
Connessione, Computer, Postazione, Locali, Energia, Riscaldamento, Buono Pasto: i costi dello smart working non possono pagarlo le lavoratrici e i lavoratori
Il 29 gennaio alle ore 10.30, presidio al Ministero della Funzione Pubblica
Continuano le proteste e le iniziative del Sindacato Usb contro i provvedimenti e le lacune dimostrate dal governo nei confronti dei lavoratori del Pubblico Impiego, da quasi un anno sottoposti per necessità ed emergenza al lavoro agile (smart working) e a sostenere tutte le spese che questa tipologia di lavoro comporta.
Sistema di lavoro adottato a marzo del 2020, quando la pandemia è diventata di dominio pubblico e le attività di lavoro che, nel Pubblico Impiego necessariamente hanno da sempre previsto un contatto diretto con la cittadinanza tramite i servizi offerti sull’informazione relativi allo stato delle pratiche, dopo un iniziale tentennamento delle amministrazioni centrali che hanno progressivamente adottato il lavoro agile, impropriamente inglesizzato con "smart working", è diventato sistematico.
Il perdurare dell’emergenza ha fatto si che la percentuale dei dipendenti pubblici riversati nel lavoro agile ha superato il 90%, lasciando un numero esiguo di lavoratori con la facoltà di accedere in ufficio per quelli che i vari Dpcm hanno definito "lavori indifferibili" e necessariamente da svolgere in presenza.
Nel frattempo i servizi ai cittadini, garantiti da sempre anche prima della pandemia, sono ultieriormente incrementati dai provvedimenti di sostegno a tutte le altre categorie di lavoratori che, dal blocco generale delle attività, hanno tamponato l’emergenza economica con tutta una serie di armotizzatori sociali diventati di uso comune nell’ultimo anno, quali Bonus Covid, Rem, Cig Covid e quelli che presumibilmente verranno coniati nel prossimo futuro.
Il mantenimento di uno status d’eccellenza, seppur con i prevedibili disagi iniziali dovuti ad una riorganizzazione del lavoro abituale, ha garantito un servizio utilissimo in questo periodo storico, così altamente qualificato e quantificato da far ipotizzare al governo il ricorso al lavoro agile in questo settore anche in quella che ci auguriamo tutti sarà la fase del post-pandemia. Più volte, tra comunicati sindacali e dichiarazioni esplicite dei parlamentari, è emersa la volontà di emanare leggi ad hoc che possano regolarizzare questa forma di lavoro, evidentemente applicata con improvvisazione dettata dall’emergenza e senza particolari regole applicative che tenessero in considerazione le esigenze e le problematiche affrontate dai lavoratori del P.I. in questi mesi.
I nodi, anche nella pubblica amministrazione, vengono al pettine. Quanto discusso sulla Scuola rappresenta più di una conferma. Per capire meglio il concetto occorre precisare qualche punto. Innanzitutto nessun dirigente nazionale o locale delle varie amministrazioni si è sognato di precisare la durata minima, ma anche massima, da rispettare del tempo di connessione nell’arco della giornata lavorativa. Abbiamo appreso di situazioni davvero grottesche di dirigenti che hanno contattato i dipendenti in orari assurdi, a volte anche notturni e nei fine settimana, come se lavorare in lavoro agile intendesse dire che contemporaneamente venivano a cadere tutti i diritti sull’orario previsto dai contratti nazionali.
Ad aggravare questa gestione approssimativa della nuova forma di lavoro, è stata la scarsa considerazione dei costi sostenuti dai lavoratori sui quali sono ricadute le spese di elettricità, quelle delle connessioni private e dell’usura dei computer personali utilizzati da casa. Evidentemente questo non è bastato a sensibilizzare i nostri politici, nonostante a livello locale i dirigenti delle varie amministrazioni si sono prodigati a elogiare il buon lavoro svolto in emergenza, la professionalità dimostrata e il grande senso del dovere in un periodo così delicato. Per gratificare questo settore lavorativo, il Ministro Dadone, nonostante i vari solleciti e le motivazioni avanzate dai sindacati, ha ritenuto giusto che venisse bloccato il riconoscimento del buono pasto, garantito per legge oltre le sei ore di lavoro giornaliero.
La motivazione di questo ulteriore "sopruso" è stata ricollegata ad una pseudo volontarietà del lavoratore all’accesso al lavoro facile. Per spiegarci meglio: i vari Dpcm vietano ed incoraggiano il ricorso a questa tipologia di lavoro al fine di contenere al massimo gli eventuali contagi che ne deriverebbero, però i lavoratori stessi lo farebbero per puro spirito di sacrificio e volontarietà. Questo basterebbe a negare loro il diritto al buono pasto.
La reazione del sindacato non si è fatta attendere e, la scorsa settimana il Sindacato Usb ha lanciato un’iniziativa presso le strutture nazionali dell’Inps. "Con l’iniziativa Tutti in presenza all’INPS la USB voleva dimostrare che lo smart working emergenziale in atto è necessario a contenere il pericolo di diffusione del virus Sars-Cov-2, mentre non è vero che rappresenti una decisione volontaria dei lavoratori, diversamente da quanto sostiene l’amministrazione" - come hanno dichiarato gli organizzatori della protesta. I dettagli si possono leggere nell’articolo "Tutti in presenza all’Inps" del 21 gennaio scorso.
Il periodo politico recente, dove la garanzia di stabilità - come a molti piace definirla - è diventata l’alibi per i politici e per la ministra Dadone per glissare il problema e il rischio di un nuovo esecutivo potrebbe metterci di fronte a un nuovo nome. Come si sa in un’eventualità del genere, la nuova arrivata (o nuovo arrivato) sarebbe costretto a riprendere l’argomento dall’inizio con l’inevitabile atteggiamento di chi, pur vivendo in politica e di politica, al momento dell’eventuale nomina arrivasse direttamente da un soggiorno prolungato su Marte.
La Usb per non restare indietro e non farsi cogliere di sorpresa lancia questa nuova iniziativa, prevista per il prossimo venerdì 29 gennaio, che seguirà di un giorno lo sciopero già confermato del 28, che prevede il presidio presso il ministero della Funzione Pubblica sotto lo slogan provocatorio "Ministra Dadone, #Pagacelo tu", evidenziando ancora una volta le perpetuanti spese sostenute dai lavoratori del P.I. per svolgere il loro lavoro e proseguire a garantire un servizio puntuale ed efficiente alla cittadinanza.
Per comodità, vi rimandiamo alla lettura della legge che regolamenta il lavoro agile e all’applicazione che ne è stata adottata e che tanta confusione ha creato nell’interpretarla: Smart working
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