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La pelliccia della sindaca e la coperta della barbona

Morta per il freddo una cittadina ucraina nell’indifferenza della sindaca che si rifiuta di aprire i mezzanini della metropolitana e regala, per una notte, a due evasori fiscali, Palazzo Marino. E mentre la città muore, Forza Nuova riconferma l’inaugurazione della sua sede.

di Adriano Todaro - mercoledì 22 dicembre 2010 - 2584 letture

Dramma della povertà a Milano. Dramma dell’insipienza degli amministratori comunali. Dramma annunciato. Un’ucraina di 48 anni, Ulyana Shmalyuk, è stata trovata morta, in pieno centro, a ridosso di un distributore di benzina nella notte fra il 13 e il 14 dicembre scorso.

Una notte, quella nella quale è morta la cittadina ucraina, molto fredda. Un freddo che ha visto la colonnina del mercurio scendere abbondantemente sotto lo zero. Quando è morta Ulyana Shmalyuk, c’erano dai 4 ai 5 gradi sotto zero.

E’ morta di freddo che tentava di combattere bevendo cattivo vino come del resto fanno tutti coloro che passano le notti all’addiaccio, quelli senza casa, senza soldi, senza una famiglia. Una morte nella solitudine più completa, avvenuta in questa città dalle luci del centro sfavillanti e dalla tristezza altrettanto evidente delle periferie. Una morte a pochi passi da quello che viene chiamato il “quadrilatero della moda”, a pochissimi passi dalle varie case Krizia, da via Montenapoleone con le commesse dei rilucenti negozi che sembrano mannequin. Un mondo di cartapesta dove non c’è spazio per la solidarietà, la comprensione, la condivisione del drammatico vivere di tanti cittadini che hanno perso il lavoro, che non possono più pagare l’affitto, che non hanno il permesso di soggiorno.

E’ il risultato di decenni di malgoverno anche cittadino. Ulyana Shmalyuk faceva la badante, aveva perso il lavoro, poi anche l’abitazione che condivideva con alcune connazionali. Non aveva, dunque, più nulla. Non le rimaneva che la strada, il vino per affogare i pensieri, l’illusione di staccarsi dal terribile squallore di una pompa di benzina e una siepe. Quando il personale del 118, l’ha trovata, chiamati da un altro senza casa, un polacco di 37 anni, aveva addosso un maglione di lana, un paio di pantaloni pesanti e una coperta. Poco distante, qualche sacchetto di plastica con le sue povere cose, tutto quello che gli rimaneva della sua avventura in Italia dove era arrivata per un futuro migliore ed invece aveva trovato la morte addossata ad una pompa di benzina per ripararsi dai gelidi notturni milanesi.

Nel 2009 sono morti, a Milano, nove persone senza casa. Le associazioni di volontariato avevano chiesto all’Amministrazione comunale, all’inizio dell’inverno, un piano di intervento per i senza casa. Era così nato il “Piano antifreddo”, un piano timido, inconcludente, inefficace. Due tende riscaldate a ridosso della Stazione centrale, sei unità mobili notturne e due diurne. Si era chiesto anche di aprire i mezzanini della metropolitana, ma l’Amministrazione comunale ha rimandato la decisione alla prossima settimana, a Natale. In quella occasione l’ufficio stampa del Comune avviserà i giornali dove andrà la sindaca a portare conforto, indossando una calda pelliccia. Il pre tour elettorale di suor Letizia è iniziato.

Si consuma così la pochezza degli amministratori comunali e di questa incapace sindaca che non vuole aprire i mezzanini della metropolitana ai senza casa, ma apre e regala per una notte a due inquisiti per evasione fiscale come Dolce e Gabbana, Palazzo Marino. Una sindaca che non va mai in Consiglio comunale e non si scandalizza se un suo consigliere viene beccato con una tangente di 5 mila euro nascosti in un pacchetto di sigarette, che afferma che la mafia a Milano non esiste e poco dopo afferma, con altrettanta sicurezza, che non ha mai detto ciò, che sull’Expo litiga con tutti ma non sa cosa fare se non cercare di regalare terreni ai soliti noti, che sgombera gli accampati rom, assegna loro 25 alloggi Aler e poi li nega, che costringe, di fatto, i bambini rom a non andare più a scuola e poi parla (lei e la sua Giunta) che essi non vogliono “integrarsi” alla nostra cultura.

Qualcuno ha notato che quando ride, Letizia Moratti assomiglia a Stanlio. Il guaio è che Stanlio faceva ridere. Letizia, no. E’ solo una donnetta stizzosa e inconcludente, tutta tesa a non perdere la poltrona di sindaca. Inconcludente e incoerente. Ed anche un po’ pasticciona. Spinge il padre sulla carrozzella alla manifestazione del 25 Aprile e poi la sua Giunta consegna 290 metri quadri nella centralissima Buenos Aires ai nazisti di Forza Nuova. Poi ci ripensa e toglie la concessione. Ma alcuni consiglieri del suo gruppo dichiarano che andranno all’inaugurazione di sabato 18, nel pomeriggio. Addirittura un consigliere Pdl, ex assessore, legato a Comunione e Liberazione, Aldo Brandirali, asserisce che Forza Nuova ha diritto ad avere quella sede e che lui sarà presente all’inaugurazione. Brandirali è quel ridicolo personaggio che negli anni Settanta guidava l’Unione dei marxisti-leninisti, quelli di Servire il Popolo. Quello che faceva sfilare per le vie di Milano decine e decine di ragazzini con il foulard rosso al collo che innalzavano il libretto rosso di Mao, quello che sposava i militanti e consigliava loro di vendere l’argenteria di famiglia e portare i soldi all’Unione dei marxisti-leninisti mentre i militanti, in giacca e cravatta, cantavano “La nostra guida è Aldo Brandirali”.

Incurante del ridicolo ma molto addentro nel potere locale di Milano. E mentre lui andrà all’inaugurazione, la questura ha fatto sapere ad Arci, Anpi, Cgil e Associazione dei deportati che il loro presidio alle 14,30 in piazza Oberdan non è autorizzato. Poi se si scenderà in piazza ugualmente e succederanno disordini, la colpa sarà dei manifestanti che hanno contravvenuto all’ordine e non certo dei nazi-fascisti. Intanto Letizia Moratti svolazza da una parte all’altra della città. Sta scaldando i motori per le prossime elezioni. Nelle passate elezioni i suoi curatori dell’immagine gli avevano, con Photoshop, stirato le occhiaie per i manifesti e gli avevano consigliato di portare magliette corte così da scoprire la pancia perché così si usava e lei doveva essere trendy. Speriamo che in questa campagna elettorale non la obblighino a scoprire altro.

Pochi giorni fa, monsignor Dionigi Tettamanzi, in occasione della festa di Sant’Ambrogio, ha richiamato, nella sua omelia, i politici affinché Milano torni ad essere la città della solidarietà per combattere il degrado umano. Ha richiamato i politici a sentirsi responsabili di tutti, stranieri e milanesi, quelli che non ce la fanno. Ma Tettamanzi è un gigante come lo era Carlo Maria Martini. Purtroppo, lo dico da non credente, Tettamanzi, a marzo, proprio quando i milanesi si recheranno alle urne, andrà in pensione e Martini, sfortunatamente, è vecchio e malato. Ai milanesi rimane la sindaca, il vice De Corato, Brandirali e un ambizioso consigliere come Matteo Salvini, quello che voleva vagoni della metropolitana riservati ai milanesi e che, nel 2009, aveva attaccato Tettamanzi perché si era permesso di difendere i rom. Nanerottoli.

Milano è una città che sta morendo. Anzi è già morta e i becchini non se ne sono accorti.


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