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Milano. L’Ambrogino con le ruspe

Sgomberato il campo rom di via Rubattino. Affossata l’esperienza d’integrazione dei bambini rom a scuola.

di Adriano Todaro - mercoledì 25 novembre 2009 - 2636 letture

Ancora Milano, ancora uno sgombero di rom. Ancora Milano, ancora i suoi ottusi amministratori pubblici. Ancora Milano che non ha più “il cuore in mano”, ancora la sindaca Moratti e il suo sodale vice De Corato.

E così alle 6,30 di una mattina nebbiosa, grigia e fredda sono arrivati i blindati e centinaia di agenti e carabinieri in tenuta antisommossa in via Rubattino, periferia est di Milano dove sorge la fabbrica-simbolo della Innse. Qua, davanti all’ex stabilimento Enel c’era, da mesi, un campo rom, 61 famiglie e un centinaio di bambini che avevano trovato rifugio in baracche e tende. Si erano integrati bene nel quartiere. La mattina gli uomini andavano a lavorare, i bambini a scuola. Domenica scorsa c’era stata una manifestazione nel campo proprio perché si cominciava a temere uno sgombero forzato. Molte le maestre presenti. Una spiegava che i bambini del campo, a scuola sono attenti, puliti e interessati e “non si può mandare tutto all’aria proprio adesso”. E un’altra, Fabiana Robbiati, presente allo sgombero, anche lei insegnante dell’elementare “Elsa Morante” di via Pini, non riesce a capacitarsi. “Non posso pensare – afferma – che questi bimbi resteranno lontani da scuola per un periodo di tempo indeterminato. Sono ragazzini molto educati, frequentavano le lezioni con passione e serietà. Si sono fatti volere bene. In breve tempo hanno conquistato tutti, anche chi aveva qualche pregiudizio sui nomadi. Questa mattina alcuni bimbi italiani hanno pianto quando hanno saputo quello che era accaduto ai loro coetanei rom”.

E invece le ruspe hanno mandato “tutto all’aria” con la copertura di agenti e carabinieri ed anche con i vigili del Nucleo problemi del territorio, anche loro rambo in tenuta di combattimento, con manganelli, caschi e mascherine antivirus che nelle riprese Tv vengono sempre bene.

Uno spreco di muscoli inutile. I rom sono abituati ad essere sgombrati. Non hanno fatto resistenza. Qualche italiano, presente allo sgombero, ha gridato “Vergogna!” in direzione dei carabinieri. Loro, i rom, neppure quello. Hanno preso le loro povere cose e si sono spostati solo un po’, vicino ai giardinetti. Sono stati già spostati dal ponte Bacula, dalla Bovisasca, da Pioltello. Saranno spostati anche dai giardinetti e troveranno un altro ponte dove rifugiarsi, per un po’di tempo. Poi ancora sgomberi, paura, freddo, fame. Un gruppo si è rifugiato, momentaneamente, in una vicina chiesa.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi, ancora una volta, si è fatto sentire: “La miseria non sia zittita, ma piuttosto ascoltata per essere superata. A vincere deve essere sempre l’infinita dignità dell’essere umano. Chi ha alte responsabilità deve ascoltare l’invocazione che viene da tante forme di miseria, di ingiustizia e di solitudine”. Gli amministratori pubblici, però, sono sordi e di quello che dice il cardinale se ne fottono. Tutti cattolici, tutti timorati di Dio, tutti in chiesa nelle feste comandate. Poi impugnano il manganello e picchiano duro su chi non ha potere, su chi non ha voce, su chi non vota.

Si dice che a casa della signora Moratti, da un po’ di tempo, scopiazzando i “lunedì di Arcore”, si riunisce un’allegra brigata, profondi pensatori, intellettuali macerati dal dubbio. C’è suor Letizia, il plumbeo De Corato, lo spiritato ministro La Russa, l’enfant prodige – si fa per dire – Maurizio Lupi, cattolico d’ordinanza. Mangiano i pasticcini, bevono il caffè, si fanno i complimenti a vicenda ma, soprattutto, parlano. Già, di cosa? Parlano di aree fabbricabili, di Expo, di affari, di sgomberi. E così il vicesindaco De Corato, tronfio e pasciuto può dichiarare bellamente che lo sgombero di via Rubattino è “il 166°”. Con questo sgombero – ha esclamato giulivo il vicesindaco – "restituiamo alla città un’altra fetta di territorio degradato, l’ultima grande baraccopoli, in condizioni igieniche spaventose con tonnellate di rifiuti. Ora non rimangono che piccoli insediamenti”.

Bene. Ma dove andranno quei rom? E i bambini? I funzionari del Comune hanno offerto ospitalità solo a 5 donne con bambini sotto ai sette anni. Quelli che hanno più di sette anni – precisavano i funzionari – possono essere ospitati in appositi centri, ma senza i genitori. Quindi altri distacchi, altre separazioni. La burocrazia e le ruspe hanno calpestato, ancora una volta, un’esperienza d’integrazione che funzionava e stava dando i primi frutti. Poi si parla di “sicurezza”, di “integrazione”. Termini vuoti, senza senso pronunciati da omuncoli e donnette che in una società seria sarebbero stati scacciati a furor di popolo.

A Milano si respira una brutta, pessima aria. Fatta non solo di polveri sottili. Un’aria malefica, puzzolente, violenta, egoista. Ora i rom vagano per le vie di Milano. Mamme con bambini di 15 giorni allattano in strada, al freddo, senza un riparo. E’ la Milano che ha votato questi personaggi, la Milano che si prepara a festeggiare il Natale consumistico, la Milano di S. Ambrogio, il patrono di Milano che, si racconta, teneva la sua porta sempre aperta per i cittadini bisognosi e che per impedire che durante la preghiera i fedeli si addormentassero, introdusse il canto liturgico. Ecco. I milanesi avrebbero proprio bisogno di non addormentarsi ulteriormente, di ascoltare le parole del loro cardinale e non quelle delle sirene leghiste-fasciste-berlusconiane.

Lo sgombero avviene proprio quando si festeggia la giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e a pochi giorni dalla consegna del premio milanese più importante: l’Ambrogino d’oro. Fra i probabili premiati la figlia di Silvio Berlusconi, il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, due calciatori, uno dell’Inter e uno del Milan (per par condicio), un paio di stilisti di moda e la squadra della polizia locale che va a “caccia” di stranieri irregolari sui mezzi pubblici ed effettua sgomberi.

Sì i milanesi dovrebbero proprio svegliarsi. Dubitiamo, però, che basti un canto liturgico per farlo. Ci vuole ben altro. Ci vorrebbe uno scatto di orgoglio e di dignità che tanti anni di berlusconismo hanno ormai sopito.


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